di Rocco Boccadamo
Il 25 è ormai vicino, nella liturgia cattolica ha già avuto inizio la novena di preparazione, la Nascita si compirà puntualmente anche quest’anno, nonostante la crisi.
In giro, ma anche in seno alle singole sfere dello spirito, si avverte e si respira la particolare aria che, da sempre, contraddistingue la ricorrenza. Non è solamente questione di vetrine addobbate e illuminate, delle montagne di acquisti e di regali, degli interminabili rosari di auguri e d’altri riti del genere, sono coinvolti i ricordi, i tempi andati, le età e le abitudini trascorse.
Una volta, il presepe domestico consisteva in un minuscolo allestimento alla buona, di solito opera della manualità delle mamme e, per limitati particolari, della collaborazione dei figli scolari.
Il ragazzo di ieri che scrive rammenta le missioni, insieme con i compagni, attraverso campi e marine, alla ricerca di qualche frammento di muschio, che era collocato accanto alla rudimentale grotta o fra le casupole e capanne dei pastori, dando luogo a un bell’effetto. In dialetto, a tale prodotto o raccolto si attribuiva l’appellativo di “velluto”, il suo verde, in un habitat dove prevalevano, e ancora oggi prevalgono, le sfumature dell’aridità e del secco, secondo la suggestione infantile, conteneva una sorta di alto e raro pregio.
Con l’anzidetta lontana esperienza nella mente, tempo ingrigito ma aria tersa e visibilità a tutto spiano sino ai rilievi dell’Albania e all’isoletta di Fano verso l’altra sponda del Canale d’Otranto, ieri pomeriggio mi sono recato in un fondicello a gradoni, dove ho messo a dimora e stanno crescendo una serie di filari d’alberi d’ulivo. Orbene, grazie alle piogge dei giorni precedenti, le ancora tenere piante mi si sono parate di fronte e in rassegna tutte splendide, dando quasi l’impressione di sorridere, una vera e propria sequenza di meraviglie.
Invece, sulla strada del ritorno verso casa, uno spettacolo di carattere del tutto diverso, ma non meno emozionante. All’altezza di un campo, dove, da tempo sono lasciati a pascolare allo stato brado alcuni esemplari di cavalli e asini, un automobilista di passaggio, sceso dall’autovettura, se ne stava lì, a contatto del basso muro di recinzione, intento a regalare prolungate carezze a un giovane asinello.
E, così, via all’immancabile suggestione, stavolta da adulto, che, con moto di naturalezza, ha accostato la sequenza al prossimo arrivo del Natale: del resto, nella grotta, accanto a Lui, non v’è giusto un asinello?
Nella mattinata della domenica, ho assistito alla Messa nella ex cattedrale di Castro, un autentico gioiello, rimanendo testimone di due momenti particolari: la cerimonia dell’ammissione di trentaquattro nuovi ragazzi e ragazze alla locale Confraternita del SS. Sacramento e la visione in anteprima di un bellissimo, pregevole presepio in polistirolo, ricalcante fedelmente la struttura della medesima ex cattedrale, sottoposta di recente a importanti lavori di restauro.