di Floriano Cartanì
Non c’è nel mondo cristiano un paese, una città, un villaggio, che non abbia un tempio o una cappella dedicata a Maria, nelle sue innumerevoli denominazioni. E Carosino non è da meno, forte della memoria e della fede dei carosinesi per la Madonna, a cui è intitolata persino la Chiesa Madre. Ma la stessa fede si intride di forte religiosità quando il sentire del popolo oltrepassa la stessa devozione per farsi testimonianza dell’accaduto. Ed è così che la vox populi ci ha tramandato a modo suo certo, ma in maniere molto forte ed assai intellegibile, una sorta di vicinanza miracolosa di Maria al suo popolo ed a quello carosinese in particolare.
Correva l’anno 1864 esattamente il 26 novembre quando l’allora piccolo centro di Carosino, composto per lo più da contadini, fu attraversato da una terribile tempesta di vento e pioggia che distrusse gran parte dell’abitato. Il credo popolare aveva pensato ad una vera e propria ecatombe di morti, quando si riebbe dalla furia della natura. Ma, come si legge nel libro del compianto Tonino Cinque “Carosino – Sopravvivenze storiche di una comunità“, Mandese editore, l’uragano benché molto violento, provocò solamente un paio di vittime, risparmiando gli altri abitanti dopo aver distrutto i due terzi del centro abitato, lasciato gran parte della popolazione senza tetto ed in uno stato di comprensibile sconforto (deliberazione del Consiglio Comunale del 27 novembre 1864, urgentemente convocato per l’occasione).
Il “miracolo” di così tante vite risparmiate alla furia della tempesta, fu subito attribuito all’intervento taumaturgico della Madonna che da allora, in questa ricorrenza, prese anche il nome di “Matonna ti lu ‘Racano” (Madonna dell’Uragano). Il prodigio fu ricordato persino con un particolare testo tramandato prima oralmente e poi trascritto, forse anche per comodità di chi doveva recitarlo nel corso dell’apposita funzione religiosa. A questo proposito appare veramente stupenda ed intrisa di fede l’immagine della pietà popolare ricordata in un testo nel quale la figura della Madonna appare stendente il suo mantello sulla cittadina (“Spanni lu mantu sobbra alla genti”), per salvaguardarla dalla forza irruente della natura. Una sottigliezza testuale dalla quale tuttavia si intravede tutto l’attaccamento dei carosinesi per la Madonna, e che porta dritti dritti alla prima cosa che gli abitanti di Carosino fanno nelle occasioni di passato pericolo: vanno in Chiesa per ringraziare la Madonna a cui sono particolarmente devoti.
Ora, quanto possa esserci di veramente “miracoloso” in una avvenimento del genere, non spetta a noi dirlo. Certo è che ancora oggi Carosino ricorda quei momenti sicuramente terribili e disastrosi in maniera assai devota e recitando, alla fine della S. Messa vespertina di ogni 26 di novembre, parte del testo de “L’urracanu a Carusino”.