di Floriano Cartanì
Da sempre l’inizio dell’Avvento viene vissuto a Carosino, in provincia di Taranto, come un preciso segnale che annunzia l’imminente nascita del Signore e, nel contempo, dà il via ai preparativi per i festeggiamenti natalizi.
La festa dell’Immacolata Concezione per esempio, che rappresenta appunto una sorta di giornata d’apertura delle memorie di questo periodo, qui a Carosino vanta una consuetudine addirittura secolare, come ricorda l’ultra centenario monumento eretto in suo onore in Piazza Dante, nei pressi della Chiesa Madre.
Una devozione mariana che ha precisi riscontri storici, se è vero com’è vero che mons. Capecelatro già nella sua relazione del 1790, evidenziava la presenza di una cappella dedicata alla Vergine nel borgo carosinese.
Questa venerazione religiosa di tutto rispetto appare legata agli antichi nobili locali del tempo, i cui discendenti provvidero ad ufficializzarla attraverso un vero e proprio atto formale datato 8 ottobre 1829. In quel documento, l’allora Principessa di Sant’Angelo e Faggiano, nonché Duchessa di Carosino, proprietaria della suddetta cappella, cedette il manufatto alla Municipalità di Carosino, proprio per il culto della Vergine Immacolata.
In segno di gratitudine per questo gesto, la cittadinanza decise allora di istituire un’apposita festa in ricordo di quella ricorrenza, da solennizzarsi al pari dei festeggiamenti più importanti, come quelli dei Santi protettori per intenderci.
Che i Carosinesi fossero molto attaccati a questo ricordo, lo si può facilmente intuire allorquando nel giugno del 1856 si decise di aggiungere altri tre incaricati alla deputazione già esistente, in modo che la festa fosse celebrata nel migliore dei modi possibile.
Fino a tutta la seconda metà dell’800 i festeggiamenti furono eseguiti nell’ultima domenica di luglio. Solo verso la fine del secolo scorso si decise di spostare la solennità al 7 e 8 dicembre, mantenendo tuttavia una peculiarità nello svolgimento della processione.
Tutto aveva inizio il pomeriggio del 7 dicembre quando la maggior parte della popolazione carosinese, col parroco in testa, si recava in processione alle porte del cimitero, a prelevare il simulacro della Madonna Immacolata dall’antica cappella. Dopo alcune preghiere di rito, la statua era trasferita nella Chiesa Madre, ove rimaneva esposta alla venerazione dei fedeli fino al pomeriggio dell’8 dicembre. Da qui, dopo una breve sosta presso la chiesa di San Francesco, veniva riportata nell’antica cappella, il luogo dove aveva avuto origine la tradizione.
Dell’antica usanza processionale, gloriosamente trascinatasi fino all’inizio del secolo scorso, oggigiorno esiste purtroppo solamente la fiaccolata cerimoniale che si tiene la sera dell’8 dicembre dopo la messa vespertina. A questa pratica, tuttavia, viene tutt’ora affiancata l’antica consuetudine, conservatasi grazie ad un gruppo di volenterosi, che vede nella notte fra il 7 e 8 dicembre una banda musicale percorre le vie del paese suonando classici motivi natalizi.
Erano ed in alcuni casi sono ancora oggi questi, i segni che ci ripropongono, anno dopo anno, la caratteristica atmosfera di questa festa e l’immutata devozione mariana dei Carosinesi. Ci piace immaginare che ancora oggi, come allora, si dormiveglia un pò tutti in questa fatidica notte dell’Immacolata, nel tentativo di percepire dapprima in lontananza e poi sempre più vicini qui magici suoni musicali i quali, come nel più classico dei copioni di questo periodo, riscaldano oltremodo il cuore di ognuno di noi.