di Giovanna Falco
Da le vie, da le piazze glorïose, / Ove, come del maggio ilare a i dí / Boschi di querce e cespiti di rose, / La libera de’ padri arte fiorí;
Questi versi di Carducci calzano a pennello con le vicende recenti e passate della piazza di Lecce dedicatagli nel 1904[1]:
le piazze glorïose: è pregno di storia questo larghetto su cui, sin dal XIII secolo, si affacciava il Convento di San Francesco d’Assisi, spiazzo la cui toponomastica ne sintetizza la storia: largo dei Gesuiti (1832), piazzetta degli Studi (1871), piazzetta Giosuè Carducci (1904);
Boschi di querce: richiama una delle figure nello stemma civico di Lecce;
cespiti di rose: Ilias Miahm è il venditore di rose aggredito nei pressi della piazzetta;
La libera de’ padri arte fiorí: è questo un luogo d’istruzione, che, dal 1816 al1960, ha formato generazioni di giovani leccesi.
L’ignobile aggressione a Ilias Miahm, avvenuta il quattro novembre nei pressi della piazzetta, ha scatenato una ridda di reazioni contrastanti, ben evidenziate dalla stampa nell’ultimo mese: se da una parte si è potuto assistere al flash mob antirazziale in piazza Sant’Oronzo[2] e ascoltare le critiche costruttive di Gerard Depardieu[3] e di tutti coloro che sono avvezzi a proporre e non a disporre, dall’altra si è assistito alla richiesta di far chiudere lo spiazzo, azione che causerebbe la conseguente migrazione in altro spazio dei maleducati che insozzano la piazza e le sue vicinanze, con la conseguente preclusione ad accedervi delle persone che la rispettano e la amano, anche nelle ore serali. Nel frattempo si sono intensificati i controlli delle forze dell’ordine. Ben venga! Da molto tempo gli esasperati residenti della zona, segnalano i disagi causati dal non saper convivere[4], sino ad ora, però, sono state pochissime o nulle le azioni mirate a far rispettare questo slargo[5].
Chi maltratta piazza Giosuè Carducci è consapevole di offendere, non solo i residenti della zona, ma anche un’istituzione fondamentale di Lecce e provincia? Ne conoscono la storia?
Si può immaginare la piazza agli inizi dell’Ottocento: era un larghetto al cui centro si ergeva una guglia, recante la statua dell’Immacolata[6], a sinistra vi si affacciavano alcune case private, al centro il convento e a destra il prospetto della chiesa di San Francesco della Scarpa, con il suo rosone e gli antichi leoni stilofori. La tradizione vuole che qui abbia soggiornato San Francesco: vi avrebbe piantato quell’albero di arancio venerato per secoli, inspiegabilmente estirpato per far posto ai servizi igienici, quando l’ex chiesa francescana è stata trasformata in sala espositiva provinciale.
Dopo la cacciata dei frati nel 1813, l’immobile francescano fu adibito in un primo momento a Caserma e Spedale di Cavalleria[7], e dal 1816 ospitò il Real Collegio-Convitto intitolato a San Giuseppe, già in funzione in città da qualche anno. Il Collegio nel 1832 fu affidato ai PP. Gesuiti, sotto la direzione di P. Alfonso Vinzi, e lo stabile fu riadattato al nuovo uso. Grazie al progetto del gesuita Giambattista Jazzeolla «Furono costruiti ampie sale da studio, da dormitorio e da scuola, lunghi corridoi e un magnifico salone per saggi, a pian terreno, il cui ingresso si apre sotto un bel propileo sormontato dalla statua dell’Immacolata»[8], proveniente dalla guglia demolita nel 1845. Con Regio Decreto del 22 marzo 1852 il collegio fu elevato a Regio Liceo, «con l’obbligo dell’insegnamento delle lettere italiane, latine e greche e di altre materie, nonché del diritto civile, penale»[9]. Il decreto prevedeva anche l’acquisizione di palazzo Congedo (di fronte alla chiesa) e l’esproprio di altre due case, in previsione del progetto di ampliamento dell’Ing. Giuseppe Martin. Nel 1857, l’istituzione delle cattedre di medicina legale, fisiologia, anatomia e chimica, assieme a quelle già in funzione di diritto civile e penale, fecero assumere al Liceo la dignità universitaria, ciò comportò un cambiamento del progetto a cura dell’Ing. Milone, che prevedeva un ulteriore ampliamento dello stabile e sui lati un portico colonnato armonizzante con il propileo di P. Jazzeolla; nuove rettifiche furono progettate dall’Ing. Travaglini[10].
Se si tiene conto che il San Giuseppe era l’unico Liceo della provincia di Terra d’Otranto, e comprendeva sia studi classici sia scientifici, si può dedurre come tra i suoi banchi si siano formati la maggior parte di quei personaggi che, a vario titolo, hanno concorso alla storia di questi luoghi. Basti pensare che nel 1859 il collegio era frequentato da 520 alunni di cui 112 interni, e il corpo insegnante annoverava tra i suoi docenti «Mazzarella, Miglietta, Costa, Rubino e i PP. Curci e Miozzi»[11].
Il 17 giugno 1860 i PP. Gesuiti furono espulsi. Con decreto del 10 febbraio 1861 furono abolite le scuole universitarie unite ai licei nelle province napoletane: il collegio leccese fu mutato in Regio Liceo Ginnasiale e Convitto Nazionale, dedicato nel 1865 all’economista leccese Giuseppe Palmieri. I lavori dell’ala dello stabile progettata negli anni ’50, furono completati tra il 1860 e il 1870. Vi sono state allocate, nel 1867, la sede della R. Scuola Tecnica (attuale Istituto Statale di Istruzione Secondaria Superiore “L. Scarambone”) e la Biblioteca Provinciale“Nicola Bernardini”, entrambe con accesso in via Roberto Caracciolo.
La Biblioteca, in precedenza sistemata nella Sala dei Saggi del collegio, nel 1872 fu trasferita nella vasta sala – fornita da locali accessori al piano terra e al primo piano -, prima adibita a Oratorio degli alunni esterni del San Giuseppe. Nel 1874 si procedette all’abbattimento di gran parte della chiesa di San Francesco della Scarpa, fu realizzato il colonnato anche sul lato destro e si uniformò il prospetto che si affaccia su via Benedetto Cairoli. Con delibera del 1904 lo slargo è stato dedicato a Giosuè Carducci e il 19 giugno 1908 fu inaugurato il busto del poeta commissionato allo scultore leccese Luigi Guacci, ubicato al centro della piazza.
Nel frattempo, il R. Liceo-Ginnasiale e Convitto Nazionale “Giuseppe Palmieri” continuo a registrare un costante numero d’iscritti, nonostante la fondazione del Collegio “Argento” (1896) e di tanti altri istituti scolastici a Lecce e in provincia. Nel 1923 il Convitto fu affidato a un rettore distinto dal preside del Liceo. Il 6 ottobre 1960 fu inaugurata la nuova sede del Liceo Classico in viale degli Studenti, nel 2000 il Convitto è stato ufficialmente chiuso per mancanza di convittori. Recentemente anche l’Istituto Scarambone ha traslocato altrove.
Il monumentale corpo di fabbrica (occupa una superficie di circa 11mila metri quadrati tra spazi interni, chiostri e giardino), che si svolge tra le vie Roberto Caracciolo e Benedetto Cairoli, sino all’accesso secondario della fu chiesa di San Francesco della Scarpa e dell’adiacente campanile, inclusa la piazzetta Carducci, dunque, è il risultato di un susseguirsi d’interventi.
Pian piano i 15mila metri quadrati di superficie coperta del “complesso del Convitto Palmieri” stanno tornando ad accogliere la cultura: dopo l’inaugurazione del San Francesco della Scarpa, dove sono allestite esposizioni d’arte, il 4 aprile 2009 è stata riaperta al pubblico al Biblioteca Provinciale. Contemporaneamente la Provincia ha dato in comodato d’uso il primo piano Convitto all’Università del Salento, per l’insediamento del Centro di Studi “Australiani nel Mediterraneo” e della Biblioteca “Bernard Hikey” e per lo svolgimento di master e dottorati di ricerca internazionali. La Provincia, inoltre, ha stanziato i fondi per il restauro del piano terra dell’ex Istituto Scarambone, del cortile interno e degli spazi esterni della piazzetta Carducci. Procedono anche i restauri di altri spazi, tra cui quello della palestra all’aperto, che diventerà un giardino – piazza verde aperto per una fruizione spontanea e allargata.
A causa di un manipolo di balordi si rischia di assistere all’apertura di una piazza e alla chiusura di un’altra…
[1] La quartina è parte de Il canto dell’amore, la poesia che chiude la raccolta Giambi ed Epodi, opera poetica composta da Giosuè Carducci tra il 1867 e il 1879.
[3] Cfr. http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/lecce/notizie/cronaca/2011/7-novembre-2011/peccato-vedere-angolo-questacitta-cosi-bella-deturpato-ogni-giorno-1902071507338.shtml?fr=correlati.
[4] Cfr. http://www.lecceprima.it/cronaca/all-ombra-del-bivacco-la-citta-come-un-bagno-pubblico.html
[6] Cfr. http://spigolaturesalentine.wordpress.com/2010/12/07/storia-di-una-statua-dellimmacolata-a-lecce/.
[7] Cfr. A. Foscarini, Guida storico-artistica di Lecce, Lecce 1929, pp. 33-40.
[8] Ivi, p. 36.
[9] Ivi, pp. 36-37.
[10] Cfr. M. Fagiolo, V. Cazzato, Le città nella storia d’Italia. Lecce, Roma-Bari 1984-88, pp. 148-149.
[11] A. Rocco, L’Istruzione nel Salento sotto il Regno dei Borboni, in “La Zagaglia” 1959, p. 75.
Complimenti Giovanna, bel colpaccio. A proposito, nessuno dica agli assessori che ho visto due clochard in Piazza Sant’Oronzo, va a finire che mettono i cancelli anche lì.
Ho appena letto che Gerard Depardieu ha firmato la petizione per il cancello, a quanto pare non è avvezzo a proporre!
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/lecce/notizie/cronaca/2011/1-dicembre-2011/anche-depardieu-firma-il-cancello-1902374776948.shtml
Quando vengo a Lecce in vacanza mi reco sempre nella Biblioteca Provinciale di Piazza G. Carducci per utilizzare Internet e cercare piacevoli letture. La Piazza è teatrino di vandalismo e incuria dovuta a presenze di gente più o meno frequentatrice assidua che lascia in giro sporcizia.
Mi è capitato pure di trovare qualche giovane che dorme beato sotto i colonnati, diventati anche angoli “pisciatoi” e diciamola pure tutta, anche luogo ideale per bisognini con fazzoletti utilizzati per l’occasione (tutto da me fotografato l’estate scorsa). Certo, non posso credere stavolta che siano bisognini di cani perchè “loro” non sono dotati di fazzolettini! Mi duole dire tutto questo, ma ritengo che si debbano “sputtanare” gli incivili. A Firenze hanno pubblicato la foto di un turista che fa i suoi bisogni a ridosso di un monumento!. Mi è anche capitato di scambiare qualche commento con un’impiegata dello spazio per le mostre d’arte ed è emerso che “il Comune è responsabile della pulizia della piazzetta e la Provincia è proprietaria dello spazio restante (colonnato e palazzo). Ora mi chiedo io: come mai la Provincia permette presenze così disturbanti e deturpanti le nostre opere d’arte e i luoghi della nostra cultura dopo avere speso tanti quattrini? Se spendiamo grandi ricchezze per ristrutturare il nostro patrimonio artistico, se creiamo servizi culturali per i cittadini perchè trascuriamo la vigilanza e la tutela degli spazi esterni? I vandali e i senzatetto avevano persino a disposizione i bagni della biblioteca! Meno male, meglio un bagno che la la “cacca” davanti al portone! Ma non si può nemmeno tollerare che si entri nella biblioteca solo per fare i bisognini e magari la doccia. In conclusione, lungi dal pensare alla recinzione della piazzetta che suona proprio come l’ultima spiaggia dove far morire la libertà di tutti noi, cosa ci vuole a costruire nelle vicinanze i bagni pubblici, cosa ci vuole a mettere le telecamere e far pagare sanzioni salate a chi imbratta i muri, a chi non ha un minimo di “buona creanza”? Non mi direte che tutto questo costa perchè lo spreco di luci che c’è nelle sale vuote della biblioteca costa molto di più e non ci facciamo certo gran bella figura nei confronti degli utenti di un servizio e dei turisti che vengono a visitare la città. A proposito dei bagni, due mesi fa ho dovuto chiedere la chiave del bagno! Passeremo alla cancellata fuori? Avremo davvero risolto poi il problema vandalismo? Oppure non facciamo che spostarlo da qualche altra parte?
Grande Depardieu. Sarebbe ancora più grande se si informasse prima di aprire la grassa bocca. A proposito, hanno raccolto 200 firme per chiudere la piazzetta. Proviamo a raccoglierne 500 noi?
http://www.petizionepubblica.it/PeticaoVer.aspx?pi=P2011N17440
Quanto é triste leggere nel titolo due parole che non hanno nessun motivo per stare insieme, cultura e vandalismo!
Basta di buonismi e di sopportare abusi e principalmente basta di soluzioni ingenue e equivocate, é ora di tolleranza zero con chi non ha carattere e non rispetta il vivere civile, non solo nella piazza ne soltanto a Lecce ma in tutto il Mondo.
É ora della cultura oscurare colla sua forza e per sempre, il vandalismo dalla storia dell’Umanitá!
Stupendo Articolo Sra Giovanna Falco!
Concordo con la tolleranza zero. Basta con sindaci che lasciano alla deriva i monumenti. Basta con amministratori che ghettizzano, non creano servizi igienici pubblici. Siamo intolleranti verso l’incultura di chi governa in questo modo le città. Cambiamo amministratori, creiamo servizi per tutti (turisti, studenti e residenti), poi possiamo anche pensare di multare comportamenti inurbani.