Cerimonia nel 70° della deportazione in ricordo degli Italiani, per lo più Pugliesi, di Crimea – Milano, Sala Affreschi della Provincia, il 21 gennaio 2012
di Paolo Rausa
L’Associazione Regionale Pugliesi di Milano riprende ancora una volta l’iniziativa a favore degli Italiani, per lo più Pugliesi, di Crimea, a un anno circa da quella precedente organizzata a Milano, da 3 al 5 dicembre 2010, “Lo sterminio degli Italiani di Crimea: una tragedia attuale” che prevedeva l’allestimento di una mostra fotografica sulla nascita, sviluppo e deportazione della nostra comunità, una cerimonia civile con apposizione di corona floreale al cippo eretto al Parco della Memoria per ricordare le vittime dei gulag e un convegno di studio e testimonianza allo Spazio Oberdan. Infatti con il patrocinio della Vice Presidenza e Assessorato alla Cultura promuove alla Sala Affreschi della Provincia, il 21 gennaio 2012 alle ore 16,00 una cerimonia in memoria di questi nostri connazionali, dimenticati dalle Autorità sovietiche, ucraine e anche italiane, deportati il 29 gennaio 1942 nonché in solidarietà con i sopravvissuti e i discendenti, privati anche del riconoscimento dello status di deportati, al contrario di quanto ottenuto dalle altre popolazioni (la tedesca, la tatara, la greca, l’armena e la bulgara).
E’ necessario richiamare brevemente qui ora le vicende che hanno coinvolto e stravolto le vite di questi italiani, per lo più pugliesi, emigrati fin dall’800 nella penisola di Crimea, situata a sud dell’Ucraina sull’istmo fra il Mar Nero e il Mar d’Azov, e deportati per ordine di Stalin nel gennaio del 1942 inKazakhstan. Con la sola colpa di essere italiani, per quanto ormai naturalizzati russi. Per il solo fatto di essere di nazionalità italiana, provenienti cioè non loro ma i padri e i nonni da una nazione in guerra allora contro l’Unione Sovietica. Deportati, torturati e massacrati nei lager di stato e nei campi di lavoro.
Nonostante questa immane tragedia vissuta e la drammatica odissea subita, essi e i loro discendenti soprav/vivono come se per le Autorità non fosse successo nulla. Finora difatti né quelle sovietiche prima e russe ora, né quelle ucraine e neppure quelle italiane, invitate alla cerimonia, si sono com/mosse così da assumere gli atti necessari per il riconoscimento del loro status di deportati, perseguitati dal regime e vittime di guerra, un riconoscimento dovuto che comporterebbe l’accesso a diritti e benefici, come è avvenuto per le altre etnie.
Sradicati dalle loro case, dai loro affetti e deportati in massa, su vagoni piombati, in un viaggio durato alcuni mesi per migliaia di chilometri percorsi fra angherie, soprusi, violenze di ogni genere, stenti, subendo fame e freddo, tanto freddo, nelle innumerevoli colonie penali e di lavoro disseminate lungo il territorio asiatico dell’Unione Sovietica.
E’ proprio per alzare il velo su questo colpevole silenzio e per spronare le Autorità italiane ad intervenire presso quelle Ucraine e sanare una ferita che ancora sanguina e grida giustizia, che l’Associazione dei Pugliesi di Milano, tra le cui fila vi sono tanti cittadini emigrati dalle stesse terre di Bari, Bisceglie, Trani, Molfetta, ecc. da cui erano partiti nell’800 pieni di speranze gli emigranti pugliesi diretti in Crimea, nelle città di Odessa, Kerč, Feodosia, Sinferopoli, Nikolajev, ecc., una comunità che arrivava a contare 3.000 persone e aveva la sua scuola elementare e la sua chiesa, organizza questa cerimonia che si propone anche di realizzare un monumento/stele alla memoria dei deportati (vedi foto) da installare sulla banchina del porto di Kerč o in altro luogo significativo della città, da cui prese avvio nel gennaio del 1942 la deportazione, e di partecipare in delegazione alla cerimonia che si svolgerà in Kerč, Crimea, il 29 gennaio con i sopravvissuti alla deportazione e con i loro discendenti.
Per l’adesione e la partecipazione, info: Associazione Pugliesi, via P. Calvi 29 Milano, tel. e fax 02/7000581, cell. 347/4024651, www.arpugliesi.com, arpugliesi@tiscali.it.
Quando la Storia potrá raccontare tutti i crimini, anche quelli del comunismo si potrá forse arrivare a una Societá piú giusta!
In Crimea i meridionali ci sono andati x volontà loro o perchè costretti dal nuovo Regno d’Italia? Sarebbe giusto sapere anche questo!
I nostri avi sono venuti in Crimea dall’Italia più di cent’anni fa per lavorare, ma non perdevono mai i legami con la Madrepatria. Alcune famiglie sono tornate, le altre andarono regolarmente in Italia e tornarono in Crimea per il lavoro. Poi la situazione è cambiata e sono rimasti in trappola senza la possbilità di scelta libera. Ringraziamo dottor Paolo Rausa e tutti per la memoria e compassione!