Il mare Adriatico deve essere difeso e tutelato dall’attività estrattiva del petrolio ed il progetto delle ispezioni sismiche è da ritenersi in forte e totale contrasto con l’ambiente, l’economia, la storia, le tradizioni che si svolgono lungo la costa adriatica da Rimini sino a Santa Maria di Leuca, peraltro un territorio ampiamente antropizzato che promuove e valorizza in ogni occasione il turismo di qualità, i prodotti ittici, i sempre più numerosi prodotti agricoli “slow food”, la consolidata immagine di territorio sano che si avvia verso uno sviluppo sempre più sostenibile.
Di seguito la lettera inviata alle Autorità dal Comitato per la tutela del mare del Gargano.
COMITATO PER LA TUTELA DEL MARE DEL GARGANO
Piazzale Aldo Moro, 24
71019 VIESTE (FG)
Al Ministero dell’Ambiente
Direzione per la Salvaguardia Ambientale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Divisione III
Attenzione: Concessioni D1 BP SP e D1 FP SP Spectrum Geo
Via Cristoforo Colombo, 44
00147 – Roma
p.c. Al Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Direzione Generale per la Qualità e la Tutela del Paesaggio e l’Arte Contemporanea
Via San Michele, 22
00153 – Roma
Oggetto: Osservazioni alle Concessioni D1 BP SP e D1 FP SP Spectrum Geo del Comitato per la tutela del mare del Gargano
Egregio Ministro dell’Ambiente,
Distintissimo Ministro dei Beni e delle Attività Culturali,
con la presente lettera il Comitato per la tutela del mare del Gargano esprime le proprie osservazioni in senso negativo alle ispezioni sismiche D1 BP SP e D1 FP SP proposte dalla Spectrum Geo di Londra ai fini della ricerca di idrocarburi lungo 700 chilometri della riviera adriatica da Rimini fino a Santa Maria di Leuca, come reso noto dal sito del Ministero dell’Ambiente. I progetti in esame riguardano le ispezioni sismiche mediante la tecnica invasiva denominata “air gun”, a soli 25 chilometri dalla costa, finalizzate all’eventuale installazione di pozzi per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi.
Il Comitato per la tutela del mare del Gargano ritiene che il documento di VIA presentato dalla Spectrum sia da non considerare perché non prende in considerazione elementi fondamentali quali la posizione geografica, la bellezza della costa adriatica, le conseguenze sociali ed economiche a lungo termine, la qualità scarsa del petrolio presente. Nel documento di VIA non viene in alcun modo considerata la possibilità dei possibili e probabili forti impatti ambientali quali subsidenza, scoppi di pozzi, dispersione nel mare di rifiuti speciali, anche tossivi, ad esempio fanghi e fluidi perforanti o acque di risulta.
Come già ampiamente documentato da autorevoli studi scientifici il petrolio dell’Adriatico è di pessima qualità contenendo gas sulfurei e avendo una catena chimica del carbonio molto lunga, tanto che dalla raffinazione non è possibile ottenere idrocarburi leggeri quali le benzine.
La ricerca del petrolio avviene in tre stadi successivi: l’ispezione geologica; i rilevamenti geosismici con l’ausilio di dispositivi “airgun”; a volte, l’utilizzo di pozzi esplorativi che da temporanei possono essere utilizzati permanentemente.
I rilevamenti geosismici con ausilio di dispositivi air gun si basano su fenomeni di riflessione e di rifrazione delle onde elastiche generate da una sorgente artificiale, la cui velocità di propagazione dipende dal tipo di roccia. Per questo tipo di rilevamenti sono necessari tre elementi principali: una nave, dotata di tutte le apparecchiature necessarie per il rilevamento e l’analisi dei dati raccolti; gli idrofoni per la ricezione delle onde sonore propagate nell’acqua da una sorgente che spesso è l’airgun, una tecnologia che utilizza l’aria compressa con produzione di esplosioni mediante micidiali bolle d’aria che si propagano nell’acqua secondo precise leggi fisiche.
L’onda prodotta, propagata e riflessa dall’acqua, è monitorata dagli idrofoni, trasmessa, misurata e registrata da particolari dispositivi a bordo della nave. In particolare, un misuratore registra accuratamente le caratteristiche dell’onda e il tempo impiegato dall’onda per attraversare i diversi strati della crosta terrestre e tornare in superficie, informando sulla costituzione e sulla natura degli strati rocciosi.
Gli effetti devastanti sulla vita della fauna acquatica si manifestano con mortalità elevate nelle immediate adiacenze degli spari e, comunque, con danni permanenti a vari apparati degli animali colpiti con conseguenze facilmente immaginabili sulla vita di relazione e sulla capacità di sopravvivenza in un sistema ampiamente competitivo come quello acquatico. Le specie interessate non sono solo i mammiferi marini, soggetti maggiormente sensibili, ma anche pesci, tartarughe e invertebrati. In particolare, si riscontrano cambiamenti nel comportamento, elevato livello di stress, indebolimento del sistema immunitario, allontanamento dall’habitat, perdita dell’udito temporanea o permanente, morte o danneggiamento delle larve di pesci ed invertebrati.
Vasta la letteratura scientifica che addebita ai dispositivi “airgun” lo spiaggiamento in tutto il mondo di tartarughe, balene, delfini, rendendo chiara l’idea di un mondo aggredito da scelte, progetti, comportamenti non ulteriormente sostenibili. Gli spiaggiamenti avvengono continuamente anche sulle coste del mare Adriatico. Lo spiaggiamento di sette capodogli sulla costa del Gargano nord nel dicembre 2009 non può essere ritenuto, secondo autorevoli pareri scientifici, del tutto indipendente dalla possibilità che gli animali siano stati colpiti da queste onde sonore.
I danni all’ecosistema, durante lo scavo del pozzo esplorativo, sono accertati da una vasta letteratura scientifica. L’Enviromental Protection Agency (EPA) ha rilevato nei fluidi perforanti a base di acqua anche la presenza di metalli quali mercurio, arsenico, vanadio, piombo, zinco, alluminio, cromo, oltre a arsenico, benzene, toluene, xylene. Peraltro, la trivellazione del sottosuolo comporta spesso quale sostanza di risulta acqua miscelata a sostanze oleose con concentrazioni rilevanti di rame, cadmio,cromo, rame, nickel, piombo, zinco, berillio, ferro, bario, nonché isotopi 226 e 228 del radon, gas comunemente riconosciuto come radioattivo.
La Prof.ssa Maria Rita D’Orsogna (docente di Matematica Applicata e ricercatrice presso l’Istituto per la Sostenibilità della California State University at Northridge di Los Angeles), a Peschici per un convegno il 24 maggio 2011, ha segnalato che nelle acque abruzzesi antistanti Ortona, durante l’estate del 2008, dopo solo due mesi di permanenza di un pozzo esplorativo la qualità dell’acqua marina prossima ad esso è diventata torbida, densa e melmosa, inquinata da sostanze non compatibili con le attività economiche, sociali, culturali di aree costiere fortemente antropizzate e in un mare chiuso come quello Adriatico.
Oltre agli aspetti etici, ambientali e naturalistici, intesi come necessità e responsabilità di conservare le migliori condizioni per favorire la biodiversità, non sono considerate dalla Spectrum Geo le esigenze economiche dell’attività di pesca che si svolge lungo tutto l’Adriatico e che per vari altri fattori, legati a problemi di inquinamento del mare e a eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche, soffre già di una crisi forte e prolungata nel tempo che rischia di lasciare a casa migliaia di lavoratori.
Distintissimi Ministri, nella valutazione d’impatto ambientale prodotta dalla Spectrum Geo per le Concessioni D1 BP SP e D1 FP SP , il Comitato per la tutela del mare del Gargano, vi prega di rilevare e considerare, oltre quanto sopra riportato, anche la non compatibilità assoluta di attività volte all’estrazione petrolifera con i pregi e le bellezze della costa adriatica sulla quale si svolge un’attività economica turistico-culturale rilevante e fiorente, che verrebbe non solo del tutto squalificata ma addirittura distrutta.
Le aree protette e di particolare pregio ambientale, naturalistico, paesaggistico, storico, culturale che sono state istituite e riconosciute lungo la costa interessata dall’area a nord di Rimini fino a Santa Maria di Leuca sono le seguenti da nord a sud:
– Parco nazionale: Gargano;
– Parchi regionali (aree terrestri, fluviali, lacustri e da tratti di mare prospicienti la costa, che individuano gli assetti naturalistici dei luoghi, i valori paesaggistici e artistici, le tradizioni culturali delle popolazioni locali): Delta del Po, Conero, Fiume Ofanto, Dune costiere da Torre Canne a Torre S. Leonardo, Salina di Punta della Contessa, Costa Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase;
– Riserve naturali statali (aree terrestri, fluviali, lacustri o marine contenenti almeno una specie faunistica o floristica naturalisticamente rilevante, nell’ambito di ecosistemi importanti per la diversità biologica o per la conservazione delle risorse genetiche): Dune e isole della sacca di Gorino, Po di Volano, destra foce fiume Reno, duna costiera porto Corsini, pineta di Ravenna, duna costiera ravennate e foce torrente Bevano, salina di Cervia, pineta di Santa Filomena, Lago di Lesina, Isola Varano, Ischitella e Carpino, salina di Margherita di Savoia, Torre Guaceto, San Cataldo, Le Cesine;
– Riserve naturali regionali: calanchi di Atri, lecceta di Torino di Sangro, punta Aderci, salina punta della Contessa, Bosco Cerano;
– Aree marine protette (tratti di mare, costieri e non, in cui le attività umane sono parzialmente o totalmente vietate): Torre del Cerrano, Isole Tremiti, Torre Guaceto.
Sono inoltre centinaia i monumenti naturali, i parchi suburbani, i parchi provinciali, le oasi di associazioni ambientaliste (WWF, Pro Natura, LIPU) riconosciute come aree naturali protette, e innumerevoli i siti appartenenti alla Rete Natura 2000, considerati di grande valore in quanto habitat naturali dagli eccezionali esemplari di fauna e flora, istituiti nel quadro della “direttiva habitat”, al fine di preservare specie ed habitat per proteggere la biodiversità nell’ambito del territorio dell’Unione europea, tenendo in conto gli aspetti economici, sociali e culturali locali e regionali nel quadro di uno sviluppo sostenibile.
Il mare Adriatico deve essere difeso e tutelato dall’attività estrattiva del petrolio, inclusi il progetto in esame, che è da ritenersi in forte e totale contrasto con l’ambiente, l’economia, la storia, le tradizioni che si svolgono lungo la costa adriatica da Rimini sino a Santa Maria di Leuca, peraltro un territorio ampiamente antropizzato che promuove e valorizza in ogni occasione il turismo di qualità, i prodotti ittici, i sempre più numerosi prodotti agricoli “slow food”, la consolidata immagine di territorio sano che si avvia verso uno sviluppo sempre più sostenibile.
L’estrazione di scarse quantità di petrolio pesante, ricco di zolfo, con guadagni irrisori da parte dello Stato, non deve e non può giustificare l’aggressione alle attività produttive, alla salute pubblica, ai delicati equilibri di flora e fauna di gran parte del mare Adriatico, del quale chiediamo da tempo con una petizione pubblica l’inserimento fra i siti del patrimonio mondiale dell’Unesco e per il quale organizzeremo, insieme all’Associazione capofila Onlus “Habitat Lab” di Annika Patregnani, una Biennale Internazionale che vedrà protagonisti i paesi che si affacciano sull’Adriatico, al fine di promuoverlo, valorizzarlo e portarne a soluzione le criticità.
Le osservazioni di cui sopra sono presentate ai sensi dell’articolo 6, comma 9 della legge 8 luglio 1986 n.349 e ai sensi del trattato di Aarhus, recepito dall’Italia al fine di permettere ai singoli cittadini, alle associazioni, alle popolazioni di esprimersi in merito a progetti ad alto impatto sull’ambiente, sulla salute pubblica, sull’economia di un territorio.
Vieste, 25 novembre 2011
Michele Eugenio Di Carlo (Presidenza)
Valentino Piccolo (vice-Presidenza)
Francesco Alaura (segreteria organizzativa)