di Mauro Marino
Il primo Homo sapiens europeo è salentino, pardon… pugliese, no anzi, italiano. Era molto piccolo e non era ancora allenato ai distinguo “regionalisti” apparteneva alla Natura, era sua intima cosa nella bellezza di Uluzzo che chissà com’era in quel remoto tempo, 43 – 45mila anni fa.
Certo la Grotta del Cavallo davanti non c’aveva il mare. Una foresta forse, oh!, che foresta… o forse una palude?
I resti del pargolo, due dentini attorniati da conchiglie, vennero trovati negli anni Sessanta del Novecento, e in prima battuta vennero attribuiti all’estinto Neanderthal e per cui datati ancora più indietro. Oggi finalmente è tutto chiaro l’Uomo Moderno, il Sapiens più antico che “conosciamo” in Europa, viveva lì, a due passi da Nardò. È Storia, una delle tante che fanno unico questo territorio, luogo di transiti, d’arrivi e partenze…
Anche dall’altra parte, dov’è Badisco, le tracce dell’Uomo ci portano a Millenni fa, ma son cose dimenticate, invisibili e preda dell’incuria. Ma che fa, le notizie durano il tempo che durano e si è sempre pronti a strillare per poi farsi muti.
Grande pompa s’è consumata in questi giorni, locandine e paginoni che inneggiano alla primogenitura e alla pubblicazione sull’autorevole rivista britannica “Nature” della ricerca guidata da Thomas Higham dell’Università di Oxford e da Stefano Benazzi dell’Università di Vienna..
Poi, battuta la news, finito lo sturbo, tutto cadrà nel dimenticatoio e nenche un pannello avvertirà che lì, due denti da latte, hanno dato la prova che un gradino dell’evoluzione della nostra “dannata” specie è passato da lì… ma chissà da quante altre parti dimenticando di far ritrovare i dentini…
Ciò che preoccupa è la modalità ormai di “moda” nel Salento di “sparare” le notizie “salentocentriche”, con un enfasi che è roba da psichiatria.
Modo “barocco” che innalza facciate e poi immediatamente dopo dimentica di nutrire la necessaria operatività per valorizzare la “ricchezza” che il territorio ha custodito. Citavo prima Badisco e la Grotta dei Cervi, che non ha alcuna “evidenza”, ma l’elenco è lungo, interminabile se ci mettiamo a guardare. È come se il tanto osannato marketing territoriale si fermasse alle parole e alla prima scrematura di denari, poi nulla diventa cultura, educazione, pratica e semenza di crescita. Usurare soltanto questo lo stile. Consumare, tanto che poi di noi, non ritroveranno neanche i dentini!
pubblicato su Il Paesenuovo del 6/11/2011
E io che mi tuffavo da ragazzo dagli alti scogli di Torre Uluzzo gareggiando tra amici nelle splendide acque del nostro Ionio e non sapevo di progenitori doppiamente sapiens per i quali era normale vivere nel paradiso terrestre che fu.
Come fare della “notizia sensazionale” l’occasione e la vetrina per un discorso più ampio, più serio e molto più urgente anche se meno adeguato a consumatori di fatti sorprendenti. Questo è giornalismo serio, quello che rende capaci di farci sorprendere della quotidiniatà che ci è sotto gli occhi ma sfugge, di disinnescare l’assuefazione e non si compiace del sensazionale fine a se stesso macinato dall’oblio in qualche ora. Continuiamo a ballare le pizziche estive, seguiamo la moda, la tendenza momentanea di un marketing territoriale tutto concentrato sull’immediato, senza ampie vedute, e intanto lasciamo marcire le vere miniere del territorio, un giorno ci accorgeremo che il pubblico sarà stanco, che sarà stanco di consumare il solito spettacolo e ci ritroveremo a ballare…coi lupi!
scusate, ma per me già Neandertal era una notizia sensazionale…..