“Albero non domo, che vegeta spontaneamente,
terrore delle lance ostili,
che cresce soprattutto in questa terra,
pianta della verde oliva che nutre i nostri fanciulli,
che nessuno, né giovane né vecchio,
oserà distruggere di sua mano,
perché lo sorvegliano sempre lo sguardo di Giove Morio
e Atena dagli occhi cerulei”.
Sofocle, Edipo a Colono, 694
Saggezza della tradizione della nostra terra!
Ho riflettuto a lungo se esternare queste mie osservazioni in forma privata o pubblicamente, come alla fine ho deciso di fare, perché il fatto supera i limiti della contingenza e coinvolge un fenomeno ben più complesso del semplice errore grammaticale. Questa notte sono andato a letto molto tardi e quando questa mattina, verso le dieci, ho assolto al solito rito da spigolatore-dipendente, in un primo momento ho sobbalzato di fronte al “se” che campeggia nella traduzione dei versi sofoclei. Una svista può capitare a chiunque e, per riferirmi a me, Marcello e tutta la redazione lo sanno a loro spese, sommersi spesso dalla caterva di correzioni (alcune anche ortografiche e grammaticali…) che ho loro freneticamente inviato nella speranza, fino ad ora, tutto sommato, realizzata, di impedire qualche ironica risata del lettore più attento. A parte il “se”, però, c’era dell’altro. Anzitutto è impossibile che ad un solo verso originale ne corrispondano parecchi nella traduzione (a meno che non si tratti, più che di traduzione, di commento). Siccome ho troppa stima della redazione per attribuirle questa responsabilità, è bastato digitare in rete alcune parole della traduzione per trovarne una caterva di ricorrenze, in cui fedelmente si ripete lo svarione grammaticale e la inverosimile citazione dell’unico verso. La rete, come si sa, è uno strumento formidabile, ma pericolosissimo, nel senso che basta abbassare per un istante il livello dell’attenzione e rinunziare ad un sia pur sommario controllo, per contribuire, involontariamente, col formidabile strumento del copia-incolla, al di ffondersi e perpetuarsi dell’errore. Del copia-incolla anche io mi servo abbondantemente e, anche se lo faccio provvisoriamente per comodità di ricerca, mi è capitato tante volte di veder diabolicamente ricomparire un collegamento ipertestuale che credevo di aver eliminato per sempre…
Per concludere riporto la mia traduzione, letterale, dei versi 698-703, anche perché la parte finale contiene un riferimento ben preciso al rispetto che un tempo si aveva, almeno per gli dei e per le piante…
Albero non domo, che vegeta spontaneamente,/terrore delle lance ostili,/che cresce soprattutto in questa terra,/pianta della verde oliva che nutre i nostri fanciulli,/ che nessuno, nè giovane nè vecchio,/ oserà distruggere di sua mano,/perché lo sorvegliano sempre lo sguardo di Giove Morio/e Atena dagli occhi cerulei.
Tanto ho sentito di fare per rispetto della verità che ha finito per prevalere, forse, su quello della redazione e, soprattutto, per evitare che Massimo Cassano si prendesse la sua parziale, per quanto improbabile, rivincita…
difatti il copia-incolla ha portato a scrivere le tante brutture che mi hai fatto osservare. Ed io, a testa china, vergognandomi della fretta e del desiderio di non perdere di vista lo scopo per cui è stato inserito il post odierno, provvedo subito a correggere. Grazie Armando, ben lieto delle tue “dritte”
Dovendo recuperare la traduzione per un altro lavoro sono stato costretto a ritornare su questo post e mi sono accorto di non aver fatto in tempo, questa volta, ad ovviare all’errore di aver battuto due volte “nè” invece di “né” avvisando tempestivamente Marcello, alla cui gentilezza ora sono ancora una volta costretto a ricorrere, con preghiera di porvi rimedio. Un’altra occasione, comunque, persa da Massimo Cassano…