di fra Angelo de Padova
Giuseppe Maria del SS.mo Sacramento da Guagnano. Morto il 9 gennaio del 1819. Si distinse per il silenzio e l’umiltà. Frate minore.
Fra Angelo da Laterza, il 21 aprile del 1606. Cappuccino.
Fra Benedetto da Laterza, il 23 ottobre del 1575. Dopo circa cinque anni dalla sua morte il suo corpo fu trovato incorrotto. Cappuccino.
Fra Luca da Laterza, morto ad Avignone (Francia) il 24 novembre 1598. Notevole in lui lo spirito di mortificazione per cui fu elevato all’estasi della preghiera e insignito del dono della profezia e delle scrutazione dei cuori. Visitatore Generale a Parigi e a Marsiglia. Cappuccino.
Suor Orsula Bastante da Laterza, monastero di Castellaneta; morta il 21 ottobre 1666. Morta con l’odore soave della santità.
Fra Andrea Mansi da Latiano, Arcivescovo. Resse l’Arcidiocesi di Otranto per 15 anni con amore e rara bontà. Morto il 1 marzo 1832. Frate minore.
Fra Bonaventura del SS.mo Sacramento da Lecce, chiaro per santità di vita e miracoli. Morto a Lecce il 10 gennaio 1765. Frate minore.
Fra Roberto Caracciolo da Lecce, dottissimo teologo, scrittore, oratore sacro fra i più eccellenti del suo secolo, proveniente dagli Osservanti. Vescovo di Aquino, passò alla diocesi di Lecce dove morì il 6 maggio del 1495. Frate minore conventuale.
Fra Dionisio da Lecce, morto il 31 ottobre 1641. Specializzato nello scrivere salmi a caratteri gotici; preparava messali, breviari. Grande amore alla preghiera. Frate minore.
Fra Ignazio da Lecce, morto il 2 novembre 1623. Una vita di costante unione con Dio. Frate minore.
Fra Geremia da Lecce. Decapitato nel1266 a Safed, città della Bassa Galilea assediata da Bibay sultano d’Egitto, insieme a seicento cristiani che rifiutarono d’abbracciare l’islamismo. Frate minore.
Padre Francesco Viva nato a Lecce nel 1654 da Giacinto barone di Cocumula e Francesca Bozzolo. Missionario nel Maranon. Muore a Cuenca il 12 maggio del 1704. Gesuita.
Fra Antonio da Lecce, il 22 ottobre del 1573. Da secolare perdonò generosamente all’uccisore di suo fratello; fattosi cappuccino si distinse per l’amore verso i poverelli. Cappuccino.
Fra Bonaventura da Lecce, il 30 novembre del 1603. Il Signore lo insignì del dono dei miracoli e gli rivelò il giorno della morte. Molti malati guarivano toccando le sue reliquie. Cappuccino.
Fra Dionigi da Lecce, il 26 marzo del 1589. Cappuccino.
Fra Francesco Verardi da Lecce, il 29 dicembre 1579. Cappuccino.
Fra Giacomo Lacci da Lecce, il 4 marzo 1580. Cappuccino.
Fra Luigi da Lecce, il 21 marzo 1584. Cappuccino.
Fra Luigi da Lecce, il 25 maggio 1660. Cappuccino.
Fra Matteo Burgese da Lecce, il 13 novembre 1639, si distinse per la virtù dell’umiltà. Cappuccino.
Fra Pietro Marcello Prato da Lecce, il 25 aprile 1623. Provinciale, Visitatore Generale; ebbe compatimenti e carità con tutti; amò la concordia, fu umile, puro, raggiunse un alto grado di santità. Cappuccino.
Fra Rufino da Lecce, il 29 aprile del 1636. Cappuccino.
Padre Onofrio Paradiso, nato a Contursi, visse santamente 23 anni a Lecce. Morì il 14 aprile 1761. Gesuita.
Padre Gioacchino Lisgara (1667-1708) da Lecce, della congregazione dei Padri Salesiani o Preti della Missione. Nella sua vita vediamo fenomeni straordinari di ordine conoscitivo, locuzioni, discernimento degli spiriti, estasi.
Serva di Dio
Colomba Scaglione,
domenicana
Nacque a Lecce il 31 ottobre 1698, Antonia Teresa figlia di Oronzo e Lucrezia Martina appartenente alla nobile famiglia degli Scaglione. Entrò nel monastero domenicano della Natività della Vergine detto “della Nova” prendendo il nome di Maria Colomba. La sua vita si svolse all’interno del monastero in una osservanza rigorosa della Regola in una esistenza totalmente offerta a Dio per la salvezza delle anime, moltiplicò i digiuni e le astinenze, preferì i lavori umili ed i servizi più disprezzati.
La preghiera era il suo tratto d’unione con Dio che non si arrestò mai neanche di fronte alla prove più difficili, come gravi e inabilitanti malattie; fu gratificata da esperienze mistiche e ascetiche, elevando nel contempo alle vette più alte il suo voto di ubbidienza, che lei considerò “il segno del suo amore e la sorgente di tutta la sua quiete”, perché per lei l’ubbidienza, privandola di volontà propria le dona anticipatamente il possesso di Dio. L’ascesi e la mistica di suor Colomba è conosciuta soprattutto perché in ubbidienza al suo padre spirituale, ella scrisse le sue esperienze in la “Vita interiore”, pubblicate dal suo padre spirituale Domenico Fontanella. Morì il 21 agosto 1753 . Morta con l’odore soave della santità.