di Paolo Vincenti
El camino de Santiago con un sasso in mano Un salentino a Compostela è l’ultima opera dello scrittore ed editore carmianese Mario Calcagnile (Calcangeli 2008).
Questo romanzo, che viene pubblicato nella collana editoriale “Quirmizi”, ripercorre l’esperienza, umana, culturale e fisica, compiuta dal suo autore, il quale, prima nella primavera del 2006, ed una seconda volta nel2007, ha percorso a piedi il famoso cammino di Santiago de Compostela, nel nord della Spagna, per un totale di 1600 kilometri di pellegrinaggio.
Il volume, che Calcagnile dedica alla figlia Angelica, riporta in copertina un’opera di Tommaso Sardi, “Anima pellegrina” del 1512.
La collana editoriale “Quirmizi”, come si spiega sulla aletta interna della copertina, deriva il suo nome da una “parola araba che significa scarlatto, cremisi carminio, riferendosi alla probabile origine del nome latino di Carmiano e dal colore della sua terra” e “vuole raccogliere opere che, approfondendo temi strettamente legati al territorio, dimostrano attenzione verso letture ed opere orientate a visioni globali”. Nel libro, in esergo, sulla prima pagina, compare una frase dell’attrice Charlotte Rampling (scelta singolare), che afferma “Solo grazie ai rischi che si prendono, la vita diventa vivibile”, e poi troviamo una pagina tratta da “Il Cammino di Santiago” di Paulo Coello.
Si tratta di un romanzo, in cui Marco, il protagonista, scultore e tagliapietre salentino ( dietro al quale si cela lo stesso autore), entra nel tunnel di una crisi depressiva per essere stato abbandonato dalla sua compagna Barbara, della quale continua ad essere innamorato. Da qui, la decisione di intraprendere il cammino per Santiago, in coincidenza del periodo di Pasqua. Un viaggio, questo, sull’antica via dei pellegrini, fisico ma anche e soprattutto spirituale, un percorso dell’anima che vuole ritrovarsi, un viaggio, certo faticoso ma interessante, alla ricerca di quello che di sé si era perduto; e Marco, durante il cammino, fa una serie di incontri, a volte reali, a volte immaginari o del tutto metafisici, predisposti dalla fervida e tormentata fantasia del protagonista. Un romanzo di formazione, potremmo definirlo, certamente in parte autobiografico, e nato da un periodo molto travagliato vissuto dal suo autore il quale, viaggiatore instancabile e intellettuale curioso e brillante, alla continua ricerca di nuove esperienze, ha voluto sfidare se stesso per ben due volte, cercando quel filo sottile, invisibile, che si dipana nel corso della nostra esistenza e che noi a volte smarriamo, salvo poi cercare di ritrovarlo quand’esso si rivela fondamentale, vitale, per proseguire il viaggio su questa terra.
Calcagnile ha intrapreso questo viaggio nella consapevolezza che sarebbe stato lungo e difficoltoso e che, al ritorno, egli certamente non sarebbe stato più la stessa persona, ma lo ha intrapreso, zaino in spalla, con coraggio, con forza e grande motivazione. Ogni uomo dalle forti emozioni ha una motivazione, o cerca di trovarla, in ogni azione che compie, sia nelle azioni ordinarie, ripetute magari meccanicamente nella vita di tutti i giorni, sia, a maggior ragione, nelle azioni straordinarie, in quelle avventure che possono capitare anche solo una volta nella vita e che quindi non si può lasciarsi sfuggire. Attraverso il cammino che Marco percorre per colmare un vuoto profondo che lo aveva assalito, il viaggiatore fa una serie di riflessioni sui significati profondi della vita e della morte, della gioia e del dolore, riesce a capire molto della propria parabola umana, e alla fine, grazie all’incontro con Caterina, riesce anche a rivedere la luce, un barlume di speranza, che lo alimenta di nuovo entusiasmo e di nuovo coraggio per continuare ad affrontare quella magnifica avventura che è la vita, il più grande dei misteri, il più tenace degli amori.
Questo viaggio può considerarsi la “metafora di una catarsi”, come spiega nell’Introduzione, Maddalena Torelli , la quale scrive: “Udito, tatto, gusto, olfatto, vista: ci si ritrova ad essere coinvolti con tutti e cinque i sensi (fino a sgranare gli occhi davanti ai tramonti sulle colline dei Pirenei o a sentire il dolore delle piaghe ai piedi!)in questo pellegrinare di chi pellegrino non è. Non è la fede che porta al viaggio, ma un qualcosa di profondamente intimo, quasi viscerale, […], una spinta laica, ma sempre nel più profondo rispetto della fede e della sacralità dei luoghi, per trovare delle risposte ad un bisogno esistenziale”. Il volume è arricchito da 38 foto originali in bianco e nero, ed ha avuto un discreto successo di pubblico ed una buona accoglienza da parte della critica.
Mario Calagnile, autore anche di pregevoli opere liriche, ci consegna questo testo, in quattordici densi capitoli, per un totale di 216 pagine, che riassume una parte, breve ma intensa, della sua vita di uomo, scrittore, operatore culturale e viaggiatore nei luoghi e nel tempo. Ed il viaggio di Mario Calcagnile continua.
Scusa ma la foto della chiesa qui sopra è La cattedrale dei Santi Medici Cosma e Damiano situata ad Alberobello (Bari)! o.O -.-”
hai ragione. E’ stato un errore di inserimento foto. Si tratta proprio della chiesa di Alberobello. Rimuoverla significa che i lettori non comprenderebbero il tuo commento. Grazie per la rettifica