di Daniela Lucaselli
La questione è tuttora discutibile. Fra gli scrittori locali c’è chi sostiene l’esistenza, in antico, di un ponte ad ovest della Città, nei pressi di quello attualmente denominato di Porta Napoli; c’è chi lo nega supportato da proprie argomentazioni o da quanto presente nel Platone in Italia. Gli antichi scrittori, come Strabone, Polibio e Livio, e i più recenti come Filippo Cluverio, Viola, Dal Lago, Wuilleumier lo ammettono.
Il noto Lenormant sostiene che l’imperatore Niceforo Foca per la prima volta fece costruire il ponte a sette archi sul canale di Mar Piccolo, “come si può rilevare dai pilastri che presentano tutti i caratteri della costruzione bizantina”. Tale tesi risulta molto discutibile in quanto l’archeologo e storico, che per la parte topografica ha attinto dagli scrittori locali, doveva dimostrare che prima della costruzione bizantina il ponte non ci fosse. Pertanto, per supportare tale affermazione risulta insufficiente sostenere semplicemente che sui pilastri sono presenti i segni della costruzione bizantina.
Dato certo è comunque quello che ai tempi di Niceforo Foca, quando fu “terrapienata” l’Acropoli, si costruì “quel” ponte (distrutto nel 1883) e che i pilastri presentavano le tracce della costruzione bizantina.
La questione ora da chiarire è un’altra: il ponte che i Bizantini edificarono dopo la distruzione da parte dei saraceni, verificatasi quarant’anni prima, fu ubicato nello stesso luogo in cui si trovava precedentemente o, per effetto del “terrapienamento” della Acropoli, fu eretto in altra zona? La risposta, qualunque essa sia, deve essere sostenuta da una dimostrazione.
La tesi del Lenormant che sostiene che il ponte sia stato edificato “per la prima volta” dai Bizantini, se fosse stata completata con la frase “in quel sito”, non avrebbe dato adito ad alcun dubbio.
L’Acropoli, durante l’invasione bizantina del X secolo, fu ampliata e “terrapienata” verso ponente e lungo la Marina, assumendo così una nuova veste.
Gli storici locali, quali Morone e Giovine, parlano di questa struttura nei loro scritti; ne danno notizia a Strabone (VIII, 3, 268) e Appiano (Hann, 34), che avalla l’esistenza del ponte già ai tempi di Annibale.
Ed è da questo luogo che i Romani approvvigionavano la cittadella; e di là Fabio, proveniente da Metaponto, per rafforzare la guarnigione romana, chiusa nella rocca, riuscì a comunicare con M. Livio, accampato sulla riva opposta. Il Lenormant, comunque, viene ulteriormente smentito dall’archeologo e storico francese Wuilleumier, che, a sostegno della sua asserzione, adduce citazioni di studiosi classici e moderni, come Viola e Dal Lago.
Un altro studioso, Arcangelo Valente, nel suo opuscolo pubblicato nel 1884 asserisce che dagli scrittori antichi non si può dedurre ed affermare l’esistenza del ponte dov’è quello attuale di Porta Napoli ed insieme con il Lenormant sostiene che le rovine del ponte, distrutto nel 1883, rievocano il barocco dell’arte bizantina; che l’antica Acropoli era collocata su uno scoglio “unito al lato che guardava la Città ed era tagliata a picco dalla parte della pianura (verso Porta Napoli)”, e che non sarebbe stato strategico unirla alla penisola con un ponte, indebolendo in tal modo l’azione di difesa. A conferma di quanto sostenuto fa riferimento a Strabone, Appiano, Polibio e Tito Livio.
Il Valente però successivamente esprime un’altra considerazione e cioè quella che il Ponte di Porta Napoli fosse un’impresa dei Romani, esattamente come l’acquedotto del “Triglio”, attuata nel momento in cui, nel 123 a. C., una colonia, denominata Neptunia, in questo luogo ripopolò la Città. Ma la sua posizione cambia nuovamente e lui ritorna sui suoi primi passi; respinge l’esistenza, in antico, del ponte; stabilisce la data della sua prima costruzione intorno 987, e con il Merodio e con il l Carducci condivide l’idea che “Nicefora Foca, fabbricando il ponte, lo fece per la maggior sicurezza della Città, volendo così impedire che nell’antico porto capitassero legni nemici”.
Quali conclusioni possiamo tracciare dopo questa dissertazione?
Sulla testimonianza delle fonti classiche, in antico, ci sarebbe stato un ponte in legno, probabilmente in parte levatoio, attiguo all’attuale, detto di Porta Napoli, in epoca antecedente alla dominazione bizantina oppure gotica.
Il ponte è certo che sia esistito in epoca romana, anzi potrebbe essere stato di epoca precedente.
Distrutto dai Saraceni nel 927, insieme a parte dell’acquedotto del Triglio, il ponte fu ricostruito da Niceforo Foca nel 968-69, certamente in altro luogo, ma sempre nelle vicinanze di quello antico, dopo che l’Acropoli fu “terrapienata”.
Lo stesso ponte, distrutto dall’alluvione del 14 settembre 1883, fu ancora una volta ricostruito in direzione del viale che porta alla Stazione ferroviaria. Per esigenze di viabilità fu successivamente allargato.
Con la sua immane struttura, ora è ancora lì per essere ammirato e sfidare i secoli.