Secondo la tradizione popolare salentina l’orzaiolo, volgarmente detto “rasciulu”, si manifesta dopo aver assistito a scene particolarmente piacevoli (tra gli esempi: una bella donna, una tavola imbandita, oggetti preziosi).
La fastidiosissima infezione batterica delle ghiandole palpebrali procura arrossamento del margine della palpebra, bruciore, fastidio alla luce, con la sensazione di corpo estraneo nell’occhio.
Il disturbo può durare anche dei giorni, finchè non compare al centro dell’orzaiolo un puntino giallognolo, che poi si rompe spontaneamente con riduzione o scomparsa del dolore.
Per curarlo oggi si ricorre alle pomate antibiotiche, ma un tempo, quando queste ultime non erano ancora disponibili, le nostre nonne applicavano sull’occhio dolente un impacco tiepido contenente semi di lino preventivamente bolliti in poca acqua lasciata poi raffreddare.
Era questo uno dei rimedi validamente consigliati dal medico curante o dal farmacista di fiducia, cui non sempre ci si rivolgeva per una così apparentemente banale infezione.
Il popolo più sprovveduto, come mi raccontava mia nonna, ricorreva allora ad una tecnica di cui non si conosce l’epoca di adozione e che consisteva nello strofinare per 3-5 volte sul bordo della palpebra il dorso della fede nuziale, d’oro.
Il ricordo do questo metodo empirico, da me stesso ritenuto del tutto inutile e senza logica, mi è sovvenuto oggi, scorrendo le agenzie di stampa medica che riportano testualmente:
Letteratura Scientifica
Cerotti con nano-filamenti d’oro riparano il cuore infartuato
Creati dei ‘cerotti’ capaci di riparare il cuore colpito da infarto grazie a dei piccolissimi filamenti d’oro, che migliorano la trasmissione dell’impulso elettrico e fanno contrarre le cellule cardiache in modo ordinato e sincrono. Questi dispositivi, messi a punto dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) insieme ai medici del Children’s Hospital di Boston, sono descritti su Nature Nanotechnology e saranno presto testati sugli animali…
4 Commenti a Aurei rimedi popolari per far passare l’orzaiolo
Mia mamma mi apriva la bottiglia d’olio d’oliva, solitamente quelle con l’imboccatura più larga, e mi diceva di guardarci dentro. Senza strofinare nè altro. Passava. Con tutta calma e con i suoi tempi passava. Come sarebbe passato senza guardare nella bottiglia, ma la magia era molta. Alla bottiglia d’olio, preziosissima, a noi bimbi era impedito avvicinarci sempre. Quella della fede strofinata è arrivata solo dopo, ma aveva una controindicazione: e se uno non è sposato e non ha fede, si tiene l’orzaiolo? Oppure, vuoi vedere che la fede è intesa in senso etico piuttosto che pratico? Abbi fede, passerà. Comunque non so perchè ma ritengo che qualche fondamento, sia pure psicologico o superstizioso ci sia.
Trovo, fra certi appunti di casa, sia la cura attraverso l’impacco dei semi di lino, sia la pratica dello strofinio della fede nuziale d’oro. Quest’ultima però è corredata da un particolare “etico” che mi porta a far marciare insieme sia la versione scientifica di Marcello sia quella di carattere “psicologico o superstizioso” di Gianni.
Trovo scritto, infatti, e la pratica mi è stata appena confermata telefonicamente dalla signora Maria Annina Nestola (che da bambina ha avuto in tal modo e più volte curato l’orzaiolo da sua nonna) che lo strofinio sulla palpebra con la fede d’oro deve essere fatto per tre volte ed ogni volta segnandosi di croce dicendo a voce alta “Patre, Fìgghiu e Spiritu santu”. Mi ha assicurato che la guarigione era certa.
Anche io uso da sempre la fede o un qualsiasi altro anello d’oro e l’orzarolo passa o quantomeno non peggiora x poi passate.
la spiegazione che ho trovato è che nella lega d’oro giallo 750 ci sono tracce di zinco,e lo zinco è presente nelle creme oftalmiche, ergo non è proprio magia,superstizione,fede o effetto placebo.
Se pensiamo a tutte le proprietà dell’olio d’oliva, nel fitocomplesso, tra cui i vapori antibatterici, che vanno a purificare l’interno dell’occhio (in questo caso), aiutando a risanare quello che di fatto è un attacco batterico alle ghiandole poste lungo la palpebra, allora le nonne non avevano torto. Peccato che si prendano sempre in giro i vecchi rimedi, per poi, dopo attente e lunghe analisi, ammettere che fin dall’antichità si sono sempre usati i rimedi naturali nel modo giusto…
La Fondazione Terra d'Otranto, senza fini di lucro, si è costituita il 4 aprile 2011, ottenendo il riconoscimento ufficiale da parte della Regione Puglia - con relativa iscrizione
al Registro delle Persone Giuridiche, al n° 330 - in data 15 marzo 2012 ai sensi dell'art. 4 del DPR 10 febbraio 2000, n° 361.
C.F. 91024610759 Conto corrente postale 1003008339 IBAN: IT30G0760116000001003008339
www.fondazioneterradotranto.it è un sito web con aggiornamenti periodici, non a scopo di lucro, non rientrante nella categoria di Prodotto Editoriale secondo la Legge n.62 del 7 marzo 2001. Tutti i contenuti appartengono ai relativi proprietari. Qualora voleste richiedere la rimozione di un contenuto a voi appartenente siete pregati di contattarci: fondazionetdo@gmail.com.
Dati personali raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi: Gestione contatti e invio di messaggi MailChimp Dati Personali: cognome, email e nome Interazione con social network e piattaforme esterne Pulsante Mi Piace e widget sociali di Facebook Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo Servizi di piattaforma e hosting WordPress.com Dati Personali: varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio Statistica Wordpress Stat Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo Informazioni di contatto Titolare del Trattamento dei Dati Marcello Gaballo Indirizzo email del Titolare: marcellogaballo@gmail.com
Mia mamma mi apriva la bottiglia d’olio d’oliva, solitamente quelle con l’imboccatura più larga, e mi diceva di guardarci dentro. Senza strofinare nè altro. Passava. Con tutta calma e con i suoi tempi passava. Come sarebbe passato senza guardare nella bottiglia, ma la magia era molta. Alla bottiglia d’olio, preziosissima, a noi bimbi era impedito avvicinarci sempre. Quella della fede strofinata è arrivata solo dopo, ma aveva una controindicazione: e se uno non è sposato e non ha fede, si tiene l’orzaiolo? Oppure, vuoi vedere che la fede è intesa in senso etico piuttosto che pratico? Abbi fede, passerà. Comunque non so perchè ma ritengo che qualche fondamento, sia pure psicologico o superstizioso ci sia.
Trovo, fra certi appunti di casa, sia la cura attraverso l’impacco dei semi di lino, sia la pratica dello strofinio della fede nuziale d’oro. Quest’ultima però è corredata da un particolare “etico” che mi porta a far marciare insieme sia la versione scientifica di Marcello sia quella di carattere “psicologico o superstizioso” di Gianni.
Trovo scritto, infatti, e la pratica mi è stata appena confermata telefonicamente dalla signora Maria Annina Nestola (che da bambina ha avuto in tal modo e più volte curato l’orzaiolo da sua nonna) che lo strofinio sulla palpebra con la fede d’oro deve essere fatto per tre volte ed ogni volta segnandosi di croce dicendo a voce alta “Patre, Fìgghiu e Spiritu santu”. Mi ha assicurato che la guarigione era certa.
Anche io uso da sempre la fede o un qualsiasi altro anello d’oro e l’orzarolo passa o quantomeno non peggiora x poi passate.
la spiegazione che ho trovato è che nella lega d’oro giallo 750 ci sono tracce di zinco,e lo zinco è presente nelle creme oftalmiche, ergo non è proprio magia,superstizione,fede o effetto placebo.
Se pensiamo a tutte le proprietà dell’olio d’oliva, nel fitocomplesso, tra cui i vapori antibatterici, che vanno a purificare l’interno dell’occhio (in questo caso), aiutando a risanare quello che di fatto è un attacco batterico alle ghiandole poste lungo la palpebra, allora le nonne non avevano torto. Peccato che si prendano sempre in giro i vecchi rimedi, per poi, dopo attente e lunghe analisi, ammettere che fin dall’antichità si sono sempre usati i rimedi naturali nel modo giusto…