di Elio Ria
La chiesa di San Mauro, austera, solitaria e guardinga. Un monoblocco di cristiane speranze, scarno, allocato sulla “rupe dritta”, fra sassi secolari e sterpi spinosi. Il Sud ha tanto da raccontare di chiese e di santi. Sciocchi noi a non sapere ascoltare. Stupidi a non apprezzare la bontà di una chiesa così singolare e umile. L’attrazione del mare è più forte e la chiesa vive il tempo dell’eternità, sconquassato nei mesi estivi dai rumori della discoteca sita a valle, sulla strada Sannicola-Lido Conchiglie.
Questa chiesa che per secoli ha vissuto nell’anonimato di un luogo, fra tante difficoltà, ha saputo resistere all’incuria degli uomini. Oggi però è alla ribalta della cronaca per un atto vandalico perpetrato da ignoti disonesti.
Quando ho letto sul sito Spigolature salentine la notizia che il tetto della chiesa era stato imbrattato da vernice rosa, istintivamente ho sorriso. Ciò non sia inteso però come atto d’irriverenza. Ho invero ritenuto il gesto inusuale e inaspettato e sotto certi aspetti simpatico, perché colorare di rosa il tetto di una chiesa è in sé un fatto originale. Ovviamente questa mia riflessione è da condurre alle concezioni e forme proprie della mia poetica e non vuole in nessun modo giustificare l’atto. Quanto è stato fatto alla piccola chiesa è deplorevole e inqualificabile. Forse l’autore del gesto voleva lasciare una traccia di sé, un segno che potesse soddisfare la sua voglia di testimoniare qualcosa, come a volere dire “io ci sono”, “sto qui”. Forse ha voluto emulare qualcuno che solo pochi giorni fa si è distinto a Roma per un altro gesto simile. È necessario capire e intervenire per aggiustare meccanismi perversi di rappresentazioni di follie individuali e collettive.
Ora la chiesa di San Mauro è in sofferenza, e solo Dio nella sua infinita bontà può perdonare l’uomo che ha sfigurato il monumento e il paesaggio rupestre. Gli uomini facciano il proprio dovere, attivandosi immediatamente per riportare le cose come erano prima, affinché la chiesa possa continuare a perpetuare il sentimento religioso di quei monaci basiliani che intesero tanti secoli fa erigere con la pietra dura e forte della terra del sud.
“La Chiesa di San Mauro e’ in sofferenza” scrive sconfortato il signor Elio Ria ed io ne sono addolorato quanto lui.
Sappiate tutti pero’ che la Chiesa di San Salvatore, Prezioso Monumento dell’Arte e della Civilta’ Bizantina in Terra d’Otranto al pari di San Mauro, e’ In rovina!
Non solo la chiesa di San Salvatore, ma dieci, cento, mille altri monumenti sono in attesa di restauro e di attenzione da parte degli organi competenti. Sappiamo ormai tutti che il nostro governo non è in grado né di promuovere cultura né di finanziare progetti di qualsivoglia natura inerenti il patrimonio artistico italiano. Assistiamo inerti alle scelleratezze umane. Non sappiamo – o magari – non vogliamo indignarci. Passivamente accettiamo tutto. La classe politica e dirigente di questo paese è allo sbando, incapace di amministrare, capace soltanto di aumentare le tasse per sanare il debito, frutto di una politica allegra e spensierata. Le parole non bastano più. Abbiamo già scritto molto. Adoperiamoci a capire cosa sta succedendo, prendiamo atto dello sfacelo e poi al lavoro se vogliamo veramente che qualcosa cambi.
Il popolo italiano sa ben poco di educazione civica e di educazione in genere. E’ abituato a fare quello che meglio gli aggrada, tralasciando il rispetto per le regole. Non meravigliamoci troppo delle cose che succedono, certamente ne accadranno di peggiori. Tutto è lecito, tutto è possibile: passare con il rosso, non dare la precedenza, picchiare il pensionato, stuprare la giovinetta, non pagare le tasse, imbrogliare, chiedere le tangenti, ammazzare la moglie e l’amante. Io sono disgustato. Mi rendo conto che non siamo stati capaci di educare le giovani leve. D’altronde ci indigniamo dei giovani – e facciamo bene – ma degli adulti che non riescono a dare il buon esempio e impartire le più elementari norme civiche, mi chiedo che cosa proviamo. Basta con le chiacchiere, rischiamo di perderci nei labirinti della demagogia.
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Avrei partecipato volentieri, purtroppo non posso. Ma starò lì con voi…