di Elio Ria
Non sopporto le ombre fragili del salice piangente che seppure delicate e innocue appaiono superbe per ingannare il sole di settembre in crogiuoli cromatici di arcobaleni e m’annoio di illusioni di autunno che sempre tra l’estate se ne sta e morire mi fa l’attesa di un guizzo d’inverno.
Ora me ne starò buono a comporre l’epilogo del sole che nell’ assopirsi consente alla notte di governare i destini e assoggettare a sé lune disperate.
Scirocco con le labbra di miele ad est del mare dello Ionio accudisci onde ribelli e nelle ore del desio accomodi lune infeconde. In disubbidienza alle stelle ti inventi notti dal passo lento per ritardare avvenire di giorno.
Rivelerò i miei versi nell’ora dell’addio alla musa che sopportò e tacque e immaginò per me giardini di serenità strappati ai demoni dell’inquietudine che mal sopportarono l’idea di un altro demone a dominare su di loro e nelle ore del pianto comprenderanno d’essere stati stolti.