di Pino de Luca
Copertino, comune dalle probabili origini bizantine, adiacente alla più antica ed estesa città di Nardò, presenta numerose caratteristiche interessanti. Ha una storia singolare e intrigante come moltissimi centri della penisola circondata dal mare.
Cultore delle storie ispirate a Bacco, il luogo mi ha colpito perché è quello della nascita della prima Cantina Cooperativa del Salento. 1935: trentasei persone decidono di fondare una Cantina Sociale che, in qualche modo, proteggesse i contadini dal rasoio che i compratori di uve, noti per lo spessore del pelo sullo stomaco, usavano mettere alla gola di chi coltivava. Il rischio di svendere il prodotto o lasciarlo marcire sulla pianta era scongiurato. Ma quanta fatica per tenere insieme una comunità di soci in una terra nella quale la cooperazione non aveva alcuna esperienza.
E invece, negli anni, la Cupertinum s’è rafforzata, ha acquisito un ruolo produttivo e una rilevanza nazionale e internazionale valorizzando le uve prodotte delle terre di Carmiano, Arnesano, Monteroni, Galatina e Lequile oltre che di Copertino. Ora viaggia sotto la guida di Mario Petito, socio dal 1966 e Presidente dal 1985 e la supervisione tecnica dell’enologo Giuseppe Pizzolante Leuzzi, chiamato a sostituire un mostro sacro dell’Enologia, l’irpino di nascita e salentino d’adozione Severino Garofano, ormai in meritata pensione.
La Cupertinum ha storia salda e radici d’antica tradizione, ma come tutto ciò che è forte di una identità consolidata, non teme sperimentazione e innovazione. Prodotti ex-novo ma anche contaminazioni di produzioni classiche e di rocciosa definizione. Del Negroamaro IGT della Cupertinum vorrei dire (http://www.cupertinum.it/scheda.asp?id=39). Un Negroamaro non in purezza, prodotto di cantina, lavorato come si deve lavorare un negroamaro ma aggiungendo delle piccole dosi di merlot, le famose dosi qb che dipendono dal lotto, dal tempo e dalla fantasia del momento. Contaminazione dichiarata e positiva che permette di ottenere un vino che alla vista si presenta di un rosso rubino (RAL 3003) intenso e luminoso, al primo naso prevalgono ribes e lampone, poi anche il “moccaccino” e, nel finale, un leggero speziato. Armonico in bocca, rotondo, evidente il nerbo del negroamaro ammorbidito dalla sinuosità aromatica del Merlot. Vino che va lasciato in bocca per qualche secondo prima d’esser deglutito, una leggera masticazione ne amplia la persistenza e le sensazioni retrolfattive. Cercatene una bottiglia vendemmia 2007, apritela e, mentre prende un po’ d’ossigeno, cercate l’assolo che Android ha regalato ad un San Siro stracolmo un giorno di maggio del 2008 (http://youtu.be/RpA5vrUHwcw). Conservate l’ultimo sorso per il finale possente e l’ahhhhhhh liberatorio. Quanta energia e quanta voglia di vivere ci si ritrova …
Chi è Android? È come il Negroamaro della Cupertinum. Andrea Mariano, copertinese dalla nascita, che quasi dal primo vagito si esprime in armonie sonore, edifica una solida cultura musicale al Conservatorio, poi preferisce sperimentarsi sul campo piuttosto che incorniciare il diploma e comincia a contaminare il suono del pianoforte con altre tastiere: musica elettronica. Emergono sonorità straordinarie che guarniscono le performance dei Negramaro e la voce fenomenale di Giuliano Sangiorgi (un vino per lui ci sarà in una prossima tappa).
La musica elettronica fu una contaminazione sperimentale, ormai un classico visto che son passati quarant’anni dalla edizione di Kraftwerk dell’omonimo, perseidico, gruppo fondato da Ralf Hütter e Florian Schneider nei primi anni del 1970.
Anche il Negroamaro che ha arricchito tanti vini, può, io credo, farsi contaminare e magari, fra quarant’anni, parleremo di queste sperimentazioni come di veri e propri classici.
Per ora sappiamo che in un fazzoletto della terra del Salento, mondi distanti si son fusi in uno solo … che sia il Negroamaro o i Negramaro non è dirimente, a me basta godermeli insieme: lo trovo splendidamente esaltante.
Da copertinese, plaudo entusiasta alla conoscenza che dai vini spazia alla musica e ai ben confezionati tributi verso chi ha dato quel po’ di frizzantino alla ricerca di qualità. Note aromatiche di storia e commenti fruttati di ironia. L’eccellenze si gustano anche in pochi righi, caro Pino!