di Elio Ria
C’è il mare e il sole e il vento. C’è la taranta e la pizzica. C’è la gente di un luogo che prima apparteneva agli dei, ora è nelle mani degli incoscienti. Il Salento – questa terra di semplicità che chiedeva soltanto di essere amata – è stata invece stuprata, violentata e sconfitta. Le identità di un tempo sono state frantumate: il Salento non sa riconoscersi in nulla, preso com’è dalla bramosia di spettacolarizzare tradizioni che non appartengono a tutti e a organizzare festival di tarante e concorsi di ogni tipo. La gente seppure in movimento e in fermento è in uno stato di narcosi. Eppure si fa a gara a propagandare il Salento come luogo di elezione per le caratteristiche del territorio, tralasciando di evidenziare gli scempi ambientali prodotti in tanti anni di scelleratezza collettiva, chiudendo magari gli occhi e far finta di nulla per le tonnellate di immondizie sparse dappertutto sulle strade e sulle spiagge.
Non va bene!
È giunto il momento di riflettere e cambiare rotta con attenzione, senza eccessi ma con convinzione e intenti condivisi da tutti, evitando di omologare ogni cosa. Il Salento è un luogo, anzi una terra che presenta infinite diversità e differenziazioni sia culturali che sociali che vanno valorizzate senza sconvolgere e adattare usi e costumi già esistenti a pericolose modernizzazioni e innovazioni contraddistinte da interessi meramente commerciali e pseudo-culturali.
Un ritorno all’origine per continuare a vivere nel luogo che ci fu consegnato da Dio, con l’unica raccomandazione di preservarlo dal male. È insostenibile l’idea di molti che vogliono fare del Salento il luogo ideale per il divertimento folle e sfrenato, per un turismo di massa che invade e lascia tracce discutibili di una cattiva permanenza. È sostenibile invece l’idea di un turismo che mira a fare conoscere le bellezze del territorio intrise di semplici semplicità senza condimenti artefatti e insipidi.
Si eviti il disfacimento delle tradizioni, si difenda la memoria contadina, si alimenti la spinta propulsiva delle tradizioni, si diversifichino le iniziative culturali.
L’incantesimo di una volta non c’è più e il Salento attende di essere amato veramente.
http://www.elioria.com/la-lente-di-elio/salento-un-incantesimo-che-non-ce-piu/
Gentile Signor Elio Ria,
bello e toccante il suo intervento.
Una denuncia forte e drammatica, ma anche poetica e trasudante sentimenti di amore verso la sua terra, quel Salento magico che non esiste più, o che sta scomparendo.
Salento magico, sì.
Gli incantesimi esistono nelle fiabe e nei racconti di magia.
Il mondo in cui viviamo è tutt’altra cosa, è terribile e terrificante, altro che le atmosfere “noir” dei romanzi dell’orrore!
Anche il Salento, sopravvissuto in una dimensione incantata e magica per decenni grazie alla sua perifericità, è stato ormai raggiunto ed aggredito dalla violenza della “contemporaneità” ed è stato trasformato ed imbruttito, stravolto e violentato.
Il passato, quello non tornerà mai più.
Il presente con la sua vacuità e la sua bruttezza sta già distruggendo quel Salento magico (ed il suo incantesimo) a cui lei si riferisce con attaccamento e nostalgia.
Parlando del Salento dimentichiamo però di riferirci ad una dimensione personale, che pure ha la sua importanza: la nostra vita.
Mi chiedo: in futuro, a cosa ci toccherà assistere e -volenti o nolenti – a cosa ci toccherà partecipare?
In quale Salento vivremo?
La ringrazio per il suo contributo di riflessione, ricco di dimensioni intime e meditative, e la saluto.
Beniamino Piemontese
Gentile Signor Beniamino,
intanto grazie per l’attenzione. Io non so ipotizzare un futuro per il Salento, sento però il dovere di comunicare le mie impressioni affinché si continui a preservare la cultura che ci appartiene davvero.
Grazie ancora.
Elio Ria