di Gianni Ferraris
Ivan non lavora più nei campi di Nardò, è fuggito via. Lui ha 26 anni, è arrivato dal Camerun per studiare ingegneria al Politecnico di Torino, in estate invece scende al sud, in Salento a raccogliere angurie e pomodori per mantenersi gli studi. A Nardò sono decenni che i lavoratori neri fanno i braccianti nei campi. Da due anni, alla buon’ora, il comune, spinto dai sindacati, in primo luogo dalla CGIL, ha messo in piedi un campo di accoglienza fatto di tende blu. Non troppo vicino al paese, in realtà. Passare vicino alla masseria Boncuri mette angoscia, li vedi a decine sciamare per strada verso il supermercato lontano, sotto il sole, quando non sono nei campi oppure muoversi per andarew chissà dove. Al sindaco di Nardò, Marcello Risi non risulta quel che invece è noto ai ragazzi del campo e ai sindacati, Boncuri è sovrappopolato. Almeno 350 persone contro le 200 previste. Inoltre, per quant origuarda la mancanza di acqua calda dice: “ci stiamo lavorando, in settimana la faremo arrivare” solo che siamo in agosto, la stagione sta finendo, è da giugno che le cose stanno così. Prima di andarsene, i negretti, potranno farsi una doccia tiepida, forse. E poi c’è la sciagura più infame, il caporalato che decide chi dovrà lavorare, li porta nei campi e a fine giornata intasca 5 euro per il trasporto e altri per il lavoro procurato. Fatto sta che 12 ore sotto al sole a schiena piegata fruttano ai ragazzi non più di 20 euro. I proprietari delle terre non ne sanno nulla (?), per loro è tutto regolare. I caporali sembrano cosa altra, diversa, lontana dai loro campi pieni di immigrati portati dai caporali. E non sono bianchi i kapò, macchè, sono scelti fra loro, i neri. Criminali ce ne sono di ogni colore. Le scorse settimane però qualcosa è mutato, Ivan si è messo alla testa dei suoi amici ed è diventato leader. Per la prima volta uno sciopero dei braccianti contro i caporali. Le loro t-shirt avevano una scritta: ingaggiami contro il lavoro nero. Hanno fatto un composto casino, sono arrivati dal prefetto di Lecce, sono stati ricevuti, hanno parlato. Anche il PD, dopo lungo sonno provocato dal caldo, ha fatto, tramite la deputata Bellanova, una interrogazione parlamentare. Ivan la sera prima della manifestazione pacifica davanti alla prefettura venne minacciato di morte dai caporali. Oggi, grazie a lui e ai suoi amici, esiste anche in Italia una legge contro il caporalato. Però la notte fra l’11 e il 12 agosto Ivan ha dovuto fuggire. Dal tempo dello sciopero non trovava più lavoro e altre minacce proseguivano.