di Marcello Gaballo
Il territorio del comune di Nardò è straordinariamente ricco di strutture masserizie, tra le più variegate per tipologia ed estensione rispetto ad altri territori a vocazione contadina del Salento e della Puglia.
Il territorio del secondo comune della provincia si affaccia sul mare, nel tratto di costa ionica di circa 22 Km. compreso tra Torre del Fiume e Punta Prosciutto, estendendosi per circa 2000 ha. anche nell’ interno, arrivando ad ovest sino al confine provinciale Lecce-Taranto.
Il suolo è pianeggiante con qualche ondulazione che, nella parte Sud, si eleva in collinette che fanno parte del sistema orografico delle Serre Salentine, propaggine delle Murge, abbassandosi con varia pendenza verso il mare.
Il cuore del territorio neritino è rappresentato dall’Arneo, che fino a qualche decennio addietro ha rappresentato la zona più importante dal punto di vista economico-agricolo, caratterizzata dal latifondo e dal bracciantato, il quale, nel primo e secondo dopoguerra, ha occupato buona parte di quelle fertili terre, con scontri sociali che hanno scritto le pagine più accorate della storia contemporanea del Salento.
L’ amenità dei luoghi e la fertilità dei terreni, un tempo occupati da foresta e macchia mediterranea, ha spinto i diversi proprietari a realizzarvi, nel corso dei secoli, insediamenti produttivi come le masserie, spesso fortificate per frequenza delle incursioni piratesche dalla costa.
Molte masserie dell’Arneo si impongono per la bellezza architettonica, la varietà delle tipologie, l’imponenza delle dimensioni, l’alto livello degli elementi fortificativi, il raccordo con le vie di comunicazione e la compiutezza delle espressioni collegate all’attività produttiva agricola e pastorale.
Fra tutte ritengo che una in particolare meriti il titolo di regina, la masseria Giudice Giorgio, una delle masserie strategicamente più importanti, sulla strada statale 164, Nardò-Avetrana (da secoli denominata strada tarantina, a circa 10 km dal centro abitato di Nardò.
Caratterizzata dall’imponente torre cinquecentesca a pianta quadrata, a tre piani, dei quali l’inferiore, cui si accede attraverso un artistico portale bugnato, leggermente scarpato, fu adibito un tempo al deposito e alla lavorazione delle olive. È collegata a vista con le masserie Bovilli e Roto Galeta, che tuttavia non possono competere con essa in altezza e particolarità architettoniche.
Il pianterreno, voltato a botte ed assai più antico rispetto al resto, era collegato al primo piano da una scala a pioli che portava alla scala in muratura impostata a circa tre metri dal pavimento.
Anche il piano terminale, con due vani, è voltato a botte e collegato col sottostante da una scala ricavata nello spessore murario. Da qui si accede al terrazzo con una botola che originariamente era munita di una scala di legno.
Le bellissime quattro garitte angolari pensili e le caditoie, tutte sostenute da mensoloni, sono collegate da un camminamento di ronda con feritoie. Il coronamento è ad archetti e beccatelli. Non meno interessanti il bugnato della finestra del piano intermedio e l’ingresso alla masseria, con doppia cinta muraria con fornice d’ingresso di stile catalano-durazzesco.
Svetta maestosa tra gli ulivi secolari e le rarissime e basse abitazioni sparse nelle immediate vicinanze si annullano del tutto di fronte a tanta grandezza.
Il sapiente e garbato utilizzo, in parte finalizzato alla ricettività turistica, ma anche la cura con cui è tenuto il complesso, ne fanno un gioiello davvero prezioso che merita di essere esibito.
Effettivamente il titolo di regina delle masseria spetta a lei,seguita dall’altrettanto bella masseria Trappeto.
Se non ricordo male credo che entrambe le torri siano state progettate dal medesimo architetto di cui però non ricordo il nome.
In questi anni ho visitato e fotografato tante masserie,molte immagini le ho pubblicate su panoramio.
non mi risulta chi abbia realizzato le due masserie citate. Ti sarei grato se fornissi le indicazioni bibliografiche
Caro Marcello altre informazioni su questa masseria si possono trovare sul libro “Guida alle masserie del Salento” di C. Daquino e P. Bolognini.
LA MASSERIA TRAPPETO, NELL’ARNEO, E’ LA MIA PREFERITA
Le masserie dell’Arneo sono tutte da scoprire. Purtroppo non sono tenute nella giusta considerazione e molto spesso abbandonate a se stesse e alle ruberie di ogni cosa. Santa Chiara d’Arneo ne è la testimonianza. Bene pubblico (della regione) abbandonato.
Ricordo la mia infanzia quando questa Masseria era chiamata in gergo neritino SITICI SUERGI e le Masserie confinanti lu Caleta e li Builli. Ho letto che anche in alcuni atti antichi viene riportato il toponimo Sitici suergi