di Sonia Venuti
Fatalismo, servilismo, insolenza, malcostume, ipocrisia, si radicarono nella popolazione Taurisanese, così come in tutta la popolazione meridionale, nell’arco dei due secoli di dominazione spagnola, determinando la disgregazione della vita comunitaria e gravissimi ritardi sociali, e favorendo la formazione di una mentalità querula basata sulla remissività, sulla rinuncia, sulla rassegnazione, che sarebbero sfociate in seguito nel clientelismo e nell’assistenzialismo da una parte e nella reazione malavitosa dall’altra.
Nonostante quest’atteggiamento così radicato soprattutto nelle masse contadine, anche Taurisano recepì i primi sussulti di idee liberali, che si facevano strada in tutto il territorio italiano, dopo l’abolizione della legge sulla feudalità , portando alla condanna di un gruppo di Taurisanesi per società segrete e moti carbonari, tra cui due ecclesiastici.
Alla fine del’800 e inizio ‘900, l’aspetto sociale del paese iniziava a trasformarsi, con l’avvento di una nuova borghesia che essendo in possesso di capitali liquidi frutto del commercio di olio vino e fibre tessili, andava direttamente in conflitto con le tradizionali famiglie degli agrari nelle lotte per l’assunzione del controllo della pubblica amministrazione, ricorrendo a volte a mezzi poco leciti, come quello adottato nelle amministrative del 27 Luglio 1890.
Un folto gruppo di elettori fu rinchiuso nell’atrio del palazzo Lopez y Royo chiamati con il pretesto di tenere una riunione e facendoli uscire solo a chiusura dei seggi elettorali.
In un crescendo di episodi conflittuali tra popolo e sindaci a cavallo dei due secoli, dopo il primo sciopero generale nazionale iniziato nel Settembre del 1904, l’8 Dicembre del 1905 Taurisano assurse alla ribalta delle cronache nazionali, per la protesta sfociata nel sangue dei contadini e grandi produttori di vino, che manifestarono in piazza contro il “Modus Vivendi”, provvedimento parlamentare che consentiva l’importazione di vini spagnoli a dazio di favore.
Nel ventennio successivo, con l’incremento della disoccupazione, andava sempre crescendo la volontà popolare di riscattarsi e le elezioni politiche del 1919 mostrarono una grande volontà di cambiamento con la crescita del partito popolare dei cattolici e quello socialista di Don Sturzo, a Taurisano nacque “La lega contadina del Lavoro”, organismo attraverso il quale, i contadini riuscirono a sovvertire la loro sorte di sottomissione soprattutto nella vicenda “Lubelli”, dove il 06 Maggio 1920, il consiglio comunale fu costretto a dimettersi, e corrispondere ai contadini il loro dovuto, per le prestazioni effettuate presso la proprietà del “Lubelli “ appunto in contrada Susa
Anche a Taurisano il grado di conflittualità tra le forze sociali in campo fecero pervadere di paura i ceti borghese e medio, inducendoli ad appoggiare quel fenomeno di “Squadrismo”caratterizzante l’avvento del Fascismo, esprimendo in questo modo, il 23 Aprile 1921, la prima amministrazione comunale fascista, e successivamente dopo le lezioni politiche del 6 Aprile del ’24, a dimostrazione dello straripare del potere politico fascista, il consiglio comunale in carica concesse la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.
Nel corso del periodo fascista la condizione dei contadini peggiorava ulteriormente e anche le tabacchine iniziarono a far sentire la loro voce di protesta per le condizioni lavorative insostenibili, mentre il Duce consolidava sempre più il suo potere instaurando un vero e prorpio regime dittatoriale e bandendo ogni forma di libertà e democrazia.
Furono spazzati via tutti i Partiti d’opposizione, tutti i sindacati, le camere del lavoro e le leghe contadine, e si sprofondò, nella miseria più totale, tanto da indurre la Società Operaia di Mutuo Soccorso ad inviare una lettera al Ministro dei Lavori Pubblici per chiedere provvedimenti concreti a favore dei lavoratori.
Verso la fine del conflitto mondiale, con la caduta del fascismo, un altro episodio sfociato nel sangue, ebbe luogo a Taurisano: il 4 Gennaio del ’44, durante una manifestazione a cui stavano partecipando un numero considerevole di donne, contadine e tabacchine, che chiedevano la liberazione di alcuni lavoratori arrestati il giorno prima per aver contestato l’operato del Potestà Avv. Aurelio Pepe. Giunto il corteo in piazza Castello, i carabinieri iniziarono a sparare sulla folla e accidentalmente colpirono il bracciante agricolo Stefano Colona, provocando l’immediata reazione del popolo, che vide in prima fila le donne, impegnate nella resistenza locale, e ad organizzare scioperi all’interno dei magazzini di tabacco.
Nonostante questo clima di rinascita, delle organizzazioni sindacali e dei partiti Comunista e Socialista, nel quale i braccianti e i lavoratori si sentivano sempre più padroni del loro destino, alla viglia del Referendum Istituzionale gli ultimi colpi di coda degli allora “padroni” Lopez y Royo si fecero sentire, creando un clima di populismo demagogico e attuando una manipolazione della coscienza politica delle masse contadine con l’improvviso atto di magnanimità da parte dell’Avv. Alessandro Lopez y Royo ad aprire il castello a tutti coloro che erano disposti a schierarsi da parte della monarchia.
Il risultato referendario del 2 Giugno del 1946 diede ragione al Duca, ma nelle prime elezioni amministrative, tenutesi il mese di Ottobre dello stesso anno, vinse la lista civica della “Bilancia” di ispirazione social-comunista e primo sindaco di Taurisano dell’era repubblicana fu il contadino Rocco Stefano Cappilli.
Bibliografia:
Salvatore Rocca, “Le Lotte Contadine e le organizzazioni sindacali aTaurisano”
L’articolo pubblicato è veramente bello e soprattutto spiega il contesto sociale in cui sono succeduti i fatti.
I fatti riportati sono riassunti dal mio libro riportato in coda all’articolo. Una recensione in merito al citato volume è stata pubblicata dal professore Donato Margarito, allora assessore della Provincia di Lecce nella rivista “il corsivo”. Mi fa piacere che si sia parlato di un argomento così importante, anche in vista alle ultime normative del governo centrale.