di Stefano Tanisi
Nella calda notte di Ferragosto a Torrepaduli di Ruffano si tengono i festeggiamenti in onore di San Rocco, che conservano intatto il fascino della tradizione. Dentro il santuario i devoti di San Rocco gli chiedono grazia o lo ringraziano per il miracolo ricevuto.
Nella piccola cappella continuamente si recitano lodi e preghiere, si bacia ardentemente e si accarezza il simulacro ligneo del Santo che lo rappresenta come un giovane pellegrino, con ai suoi piedi un piccolo cane che gli lecca la piaga sulla gamba, provocata dalla peste. È questo forse l’aspetto più spontaneo e squisitamente devozionale che non si è mai perso, che continua di anno in anno come succede da secoli. Fuori dalla cappella, invece, si svolge l’aspetto più magico e spettacolare: sotto il ritmo incalzate dei tamburelli si svolge la nota “danza dei coltelli”. Si comincia alle 23, dopo che la statua del Santo è rientrata nella sua chiesa, per durare fino alle 5 del mattino seguente, quando al primo suono delle campane si annuncia la prima Messa: così l’aspetto religioso prende nuovamente risalto rispetto a quello profano.
La “danza dei coltelli” consisteva appunto in un duello di coltelli, danzato a ritmo della pizzica salentina. La sfida avveniva fra le comunità Rom per la contesa del territorio e delle mercanzie, aspetto quindi che in origine non apparteneva propriamente alla popolazione torrese e ruffanese. Ora questa tipica manifestazione è simulata come svago.
Tra i più interessanti e storici documentari sulla “danza dei coltelli” troviamo il cortometraggio “Osso Sottosso Sopraosso. Storie di Santi e di coltelli la danza scherma a Torrepaduli” girato nel 1983 e realizzato da Annabella Miscuglio (Lecce 1939 – Roma 2003) e Luigi Chiariatti, con la regia di Annabella Miscuglio e le riprese di Nicolai Ciannamea.
Nel 2004, su iniziativa dell’Associazione Ernesto de Martino – Salento e il Comune di Ruffano, questo filmato è stato pubblicato per le edizioni di Kurumuny (Numero 11 – Quaderni dell’Associazione E. de Martino – Salento), allegato insieme ad un volume, dove si ricorda la figura della compianta Miscuglio (Per informazioni: www.kurumuny.it).
Proprio in questo libro, Luigi Chiriatti, nel “Salento di Annabella”, ricorda come è nata l’iniziativa del documentario: «Saturata la curiosità sul tarantismo [Annabella Miscuglio] comincia a rivolgere l’attenzione alla danza scherma di Torrepaduli. In quel periodo, siamo negli anni ’82-’83, si fantasticava molto su questa ritualità salentina. […] Ne venne fuori, studiando la vita di san Rocco, che quello di Torrepaduli era una messa in scena di un duello rusticano fra clan della zona, soprattutto Rom, che permetteva al vincitore di gestire le attività del territorio sotto il proprio comando. Dico “messa in scena” in quanto, sul piazzale antistante al santuario di san Rocco, la notte del 15 si celebrava la “teatralità” di quanto realmente accadeva in altri luoghi, dove il duello con i coltelli avveniva realmente. Mi raccontava Gigi di Alessano che durante tutto l’anno i vari clan di Rom allenavano in posti segreti i danzatori a tirare di scherma di coltelli, allenandosi sul ritmo dei tamburi che durante la fase finale del duello assumevano la cadenza della pizzica-pizzica e conducevano i duellanti alle stoccate finali, con affondi anche mortali. Questa idea che il rituale potesse essere un codice di riconoscimento fra affiliati clan, legato anche alla figura di Rocco, che altro non era stato se non un cavaliere francese (spadaccino) morto nelle carceri pisane, dove era stato imprigionato con l’accusa di spionaggio, piacque e suscitò l’interesse di Annabella».