di Giuseppe Massari
Sfogliando e scorgendo fra le pagine di una pubblicazione curata dai domenicani di Bergamo, per festeggiare i novant’anni del loro ritorno al servizio religioso della città lombarda, “Domenicani a Bergamo”, Edioni Kolbe, dicembre 2010, abbiamo fatto una scoperta. C’è una scheda biografica sul papa gravinese con questo titolo “Venerabile Papa Benedetto XIII”. Il volume, oltre a trattare di tutti i santi e beati domenicani, raffigurati in opere d’arte conservate nel convento bergamasco e diventati oggetti di una mostra celebrativa per il novantesimo anniversario, presenta, anche una serie di immagini relative ad oggetti ed arredi sacri. Ogni opera raffigurata od oggetto sono accompagnati da schede biografiche, didascalie e note critiche, soprattutto per quanto riguarda alcuni dipinti di pregio e di valore.
Per quanto riguarda Benedetto XIII, vi è un quadro che lo raffigura, ed è quello che si conserva nel convento domenicano di Bergamo. Forse, una copia dello stesso che si conserva altrove. Ma non è questo il problema e il nocciolo del discorso. E’ ben altro e riguarda il titolo riservato al capitolo e al personaggio di cui si parla.
Tutti, più o meno, dovremmo sapere che, il 15 febbraio 2010, il Vicariato di Roma, nella persona del cardinale Agostino Vallini, ha emesso un editto con il quale veniva riaperta, ufficialmente, per la terza volta, la causa di beatificazione per papa Orsini. Il processo, se mai è iniziato, dovrebbe essere ancora nella fase diocesana, prima e se giungerà all’esame della Congregazione per le cause dei santi.
La dottrina in materia di santi, beati, ma soprattutto l’iter dei processi ci dice, che ogni candidato proposto, da subito, riceve, quasi gratuitamente, il titolo di servo di Dio. Successivamente, in base alla documentazione testimoniale, storica, di eventuali scritti dell’esaminato, sulla scorta di ricerche metodologiche effettuate dalle parti in causa, dopo aver accertato la eroicità di alcune virtù, viene avanzata, al papa, la proposta di dichiarare il candidato venerabile.
Nel caso di Benedetto XIII, potremmo dire di essere ancora nella fase embrionale o gestionale di un discorso che potrà concludersi con l’esito definitivo processuale e con la dichiarazione papale di venerabilità.
Quindi, è di tutta evidenza che i domenicani di Bergamo, nel redigere le pagine dedicate ad un loro confratello, divenuto papa col nome di Benedetto XIII, abbiano sbagliato il titolo dato al capitolo. Non è il caso di polemizzare, ma solo per ribadire un concetto fondamentale, in grado, forse di fare chiarezza.
A riprova di quanto abbiamo fin’ora scritto, ci viene incontro e ci incoraggia la dottrina in materia di venerabilità. “Il titolo di Venerabile, la Chiesa cattolica lo conferisce, post mortem, a persone che ritiene si siano distinte per “la santità di vita” o “l’eroicità delle virtù”, e per le quali ha avviato il processo di beatificazione. Dopo una prima fase, in cui si riconosce il titolo di servo di Dio alla persona in esame, da parte del vescovo della diocesi a cui apparteneva l’esaminato, in una fase successiva del processo il titolo di “venerabile” è attribuito dal Papa. Il “venerabile”, una volta tale, potrà procedere verso la beatificazione e la successiva santificazione dopo il riconoscimento e l’ufficializzazione da parte della Congregazione delle Cause dei Santi di almeno un miracolo, di qualsiasi genere, realizzato grazie alle azioni del candidato in questione. Nel periodo anteriore al Codice di Diritto Canonico del 1917, prevaleva l’uso di attribuire il titolo di “Venerabile” al servo di Dio, subito dopo il decreto d’introduzione della causa. Sul punto, però, si espresse la Congregazione dei Riti, che con un atto del 26 agosto 1913, stabilì che solo dopo il Decreto sulla eroicità delle virtù o il martirio potesse essere attribuito tale titolo”. Quindi, alla luce di queste delucidazioni tecniche, pratiche, giuridiche e procedurali, dobbiamo riconoscere, con assoluta onestà, che i domenicani di Bergamo sono incorsi in un altro falso storico pari a quello dei confratelli della Minerva di Roma, dove si conserva un quadro di papa Orsini, ma con il cartiglio esplicativo sbagliato, perché riferito ad un altro papa domenicano, Benedetto XI. Questo, quanto quello, è pur sempre un grave errore, soprattutto se si considera che potrebbe essere oggetto di documentazione processuale, anche se, ovviamente, questa discordanza di titoli e posizione del candidato non è pregiudizievole ai fini della Causa stessa. Con questo scritto non abbiamo voluto lanciare strali vessatori contro nessuno, ma semmai ribadire, purtroppo, in piena coscienza ed onestà intellettuale, che gli errori possono capitare anche agli addetti ai lavori, anche da chi meno ce li si aspetta, soprattutto quando queste, addirittura, sono persone di famiglia.
Infatti, si da il caso che ad ingenerare alcuni falsi storici siano stati e continuano ad essere proprio i padri dello stesso ordine a cui appartenne l’Orsini. Nel contempo, però, per una sorta di assoluzione, o di captatio benevolentiae, potremmo dire che l’errore di Bergamo potrebbe essere letto anche come auspicio, come speranza, come anticipatore e precursore di buone novità per Benedetto XIII, nel senso che quel titolo di venerabile potrebbe essergli riconosciuto subito ed appartenergli quanto prima.