Camminando per il Salento: il territorio dell’Arneo
di Mino Presicce
L’Arneo: vasto territorio posizionato nel cuore della penisola salentina, in passato scenario di sanguinose lotte contadine.
L’Arneo: terra di latifondi, distese immense di pascoli, uliveti, macchia mediterranea; territorio aspro, crudo, arido, rifugio di briganti.
L’Arneo: terra rossiccia, terra deserta, terra assetata.
Per chi ha la fortuna di esplorarlo, oggigiorno, l’Arneo conserva ancora le cicatrici di un indelebile e triste passato. Quella fortuna noi l’abbiamo avuta e grazie all’abilità nonchè all’esperienza di Roberto (la nostra guida) in un caldo pomeriggio di luglio, abbiamo girovagato per una quindicina di chilometri, lungo i tortuosi sentieri dell’Arneo. Abbiamo visitato masserie, ville gentilizie, dimore signorili e incontrato, lungo il cammino, ruderi di antiche abitazioni, furnieddhi [1], vecchi pozzi per la raccolta dell’acqua piovana, torri colombaie, abbeveratoi per animali, ecc.
La nostra spedizione è partita da masseria Carignano Grande, in territorio di Nardò. Lo scenario che si presenta davanti ai nostri occhi è quello di un paesaggio in via d’estinzione: un impianto masserizio cinquecentesco con masseria fortificata (ben visibili ancora oggi le numerose caditoie lungo il perimetro della costruzione), ampio giardino con cisterne, chiesetta con campanile a vela e, poco distante, la torre colombaia. Già il primo impatto è stato di bell’effetto: la nostra esplorazione meglio non poteva iniziare. Il complesso sembrava disabitato, ma avvicinandoci al giardino, abbiamo scoperto di non essere soli: un puledro bianco e una scrofa avevano già avvertito la nostra presenza. Da lì ci siamo spsostati verso la torre colombaia.
Nel raggiungere la torre ci accorgiamo che, nei pressi della masseria, è ancora visibile un impianto per abbeverare gli animali: un pozzo con cinque pile ben allineate e perfettamente conservate.
Arriviamo all’imponente torre colombaia. Qualcuno vuole vedere l’interno, ma l’ingresso è chiuso da una rete. Andiamo oltre. Siamo solo all’inizio, ma già in ritardo, secondo i tempi stabiliti dalla nostra guida. Roberto invita, soprattutto chi fotografa, ad accelerare i tempi di scatto. Lo seguiamo.
Lungo il percorso c’è chi assaggia frutti di stagione e chi, curioso, vorrebbe mangiare frutti poco commestibili: facciamo in tempo a fermarlo prima che si avveleni.
Lungo il tragitto la mia attenzione è catturata da un particolare: un’edicola votiva che sorge nei pressi di una vecchia abitazione. Sembra dedicata ad una Madonna. La osservo, la fotografo… non ho dubbi: si tratta della Madonna del Rosario. Ci capiterà ancora, lungo il tragitto, di incontrare edicole votive o cappelle, segno indelebile della profonda devozione dei residenti.
Ci rimettiamo in cammino quando, di fronte ad un campo di grano e nei pressi di un giovane vigneto, spunta un impianto fotovoltaico, sorvegliato da un vigilante solitario che vedendoci apparire così numerosi, si meraviglia di noi e ci saluta. I pannelli solari stonano con lo scenario fin qua ammirato, ma il mio sguardo va già oltre: si intravede Villa Scraceta. Attraversiamo la strada, saltiamo un muretto a secco e via di corsa verso quella che in passato è stata la residenza dei “pupi”. Spiego, ai turisti che me lo chiedono, cos’erano i “pupi”: strane creature che abbellivano il viale d’ingresso della villa. Ogni statua raffigurava un uomo a mezzo busto con in mano vari oggetti: strumenti musicali, armi, botti, uccelli, ecc. Oggi la villa si trova in uno stato di totale abbandono, ma lo splendido pozzo settecentesco, collocato nel retro, è perfettamente conservato.
Riprendiamo il cammino, attraversiamo una distesa di ulivi, percorriamo un sentiero sterrato e raggiungiamo un’altra masseria: la masseria Sciogli. Sembra abbandonata. Entriamo, saliamo la scala che porta al primo piano. L’interno sembra in ristrutturazione.
Il mio sguardo è nuovamente colpito da un’altra immagine sacra; questa volta si tratta di una santa. E’ poco chiara, ma la riconosco: è Santa Teresa in estasi. In passato, infatti, la masseria apparteneva al monastero di Santa Teresa in Nardò. Salgo fin sopra il tetto. Da qui il panorama è stupendo: da una parte s’intravede l’abitato di Nardò con i suoi alti campanili, dalla parte opposta si intravede il mare.
Lasciata questa masseria e camminando per pochi minuti, ci addentriamo in un altro complesso masserizio: li Nucci. La masseria cinquecentesca, completamente ristrutturata, oggi è una struttura ricettiva. Il cancello è chiuso, non possiamo entrare. La torre colombaia è fuori il cortile, lì possiamo entrare. I più abili sono già dentro e al loro avvicinarsi qualche colombo spaventato vola via. La torre domina lo spazio antistante l’impianto masserizio e poco più giù due aie dalle forme geometriche perfette, evocano ricordi ai più anziani.
Mi allontano dalla torre con l’intento di fotografare l’intero complesso quando il mio sguardo va oltre; scopro così minacciosi nuvoloni grigi in avvicinamento. Scatto velocemente e raggiungo il gruppo. Ancora una volta mi invitano a far presto. Davanti a noi si presenta un altro muretto a secco: ci aiutano a saltarlo uno per volta. Lo supero anch’io. Davanti a me appare un campo di angurie. I più anziani si attardano a superare il muretto, ma alla fine il gruppo si ricompatta nuovamente.
Inizia ora la tappa più lunga da percorrere prima di raggiungere la masseria Torre Noa.
Costeggiamo la masseria di Torsano, attraversiamo altri uliveti, scaliamo la collinetta che si affaccia sulla baia di Serra Cicora.
Raggiunta la cima ci troviamo di fronte ad un meraviglioso tramonto. Lo osserviamo incantati da così tanta bellezza. Poco più in là ci appaiono le rovine di un villaggio neolitico.
Quando riprendiamo è quasi buio. Da qui al rientro proseguiremo con l’ausilio di luci artificiali. Attraversiamo il bosco, facciamo una breve sosta nei pressi della masseria Torre Noa e raggiungiamo la masseria Brusca, dove veniamo accolti dai proprietari.
Ormai è buio cupo. Diamo solo un’occhiata alla facciata e alla chiesetta e riprendiamo il cammino.
Siamo dispersi nella campagna, in ritardo di oltre un’ora. Le guide ci fanno strada con l’aiuto del GPS. Davanti a noi spunta un immenso campo di pomodori. Qualcuno ne raccoglie prima di terminare il percorso. La torre colombaia della Masseria Carignano ci preavvisa che il nostro tour è finito. Ci salutiamo, dandoci appuntamento alla prossima escursione.
(Il percorso lungo le masserie dell’Arneo è un’escursione realizzata dall’Associazione Arneotrek. Per ulteriori informazioni si rimanda al sito www.arneotrek.it)
[1] Costruzioni tipiche del paesaggio salentino
Grazie Mino, sei stato bravissimo. Devo farti i miei complimenti. Alla prossima.
Roberto D’Arcangelo
ahi, ahi, le vedo male quelle pile della seconda foto! quanti giorni resisteranno ancora alle rapaci mani dei predatori?