Professore ordinario di Storia dell’Architettura dal 1976
Sempre nel ‘60 fonda, con un folto gruppo di colleghi ‘impegnati’ la SAU (Società di Architettura e Urbanistica). Realizza, nel comune di Nardò la Chiesa Parrocchiale di S. Maria al Bagno (’61-62).
Nel ’65 e nel ’66 pubblica, per la CEAC, “Personalità e strutture caratterizzanti il Barocco leccese”, scritto con Calvesi.
· Direttore per l’Università di Roma Tre del Master Internazionale di II livello ARCHITETTURA/STORIA/PROGETTO
· Membro del Consiglio Nazionale per i Beni Culturali e, in esso, del Comitato di settore per i Beni Architettonici e Ambientali dal 1981 al 1993 e dal 1998 al 2002.
· Membro della Commissione Nazionale per il restauro del Colosseo (Coordinatore dell’area storica).
· Presidente dell’ARCo (Associazione per la conoscenza, la conservazione, il consolidamento, il restauro e il Recupero del Patrimonio Costruito) dalla fondazione al 1994.
· Membro del Comitato Scientifico per il progetto Fori Imperiali.
· Consulente per i problemi del patrimonio storico-architettonico dell’Assessorato alle Politiche del Territorio del Comune di Roma (dal 1994).
· Consulente della Società Metropolis per la sistemazione urbana di Piazza dei Cinquecento e il restauro e la riqualificazione funzionale della Stazione Termini in Roma (dal 1994 al 1996).
· Presidente del CROMA (Centro Interuniversitario per lo Studio di Roma), dal 1997 al 2000.
· Consulente al PRG di Roma per il patrimonio storico-architettonico (fino al 2007).
Ha scritto numerosi libri e ha un’ampia pubblicistica sulla storia della città e dell’architettura (circa duecento titoli), sui problemi di metodo nei processi progettuali e sui problemi del restauro, del recupero e dell’archeologia urbana
Ha fondato e diretto la rivista “TOPOS E PROGETTO” dal 1998.
Architettura salentina tra innovazione e continuità, in: AA.VV; “Barocco leccese”, Electa, Milano 1989.
Il lungo saggio (pp.26-123), copiosamente illustrato, affronta, con un taglio critico ancora più agguerrito, tematiche dall’autore già frequentate, focalizzando il discorso sul linguaggio architettonico come significazione storica. E ciò, prendendo le mosse dal singolare duello semantico che insorge tra due coeve opere leccesi: la chiesa gesuitica del Gesù e la fronteggiante Santa Croce, capolavoro dei monaci Celestini. Un dualismo denotativo e connotativo che informerà fino alle soglie dell’Ottocento e al consolidarsi della società borghese l’espressione radicalmente divaricata delle diverse anime di un popolo sul quale, come in pochi altri contesti antropologici, sopravvivono, significativamente incrociati, profondi lasciti orientali in aperta reazione con la cultura dell’Occidente e i prodromi del Moderno.