di Marcello Gaballo
Non è il caso di soffermarsi ulteriormente sulla pietas del popolo salentino nei confronti del divino, rimandando all’altro post di Daniela Lucaselli su questa particolare forma espressiva del sentimento religioso e della devozione.
Ci si limita dunque a descrivere succintamente alcune statue che raffigurano la Madonna del Carmine, esposte in occasione dell’unica mostra di tal genere che si tenne nel 1998 a Nardò, essendo vescovo Mons. Vittorio Fusco, parroco don Angelo Corvo, nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù (con catalogo di 88 pagine stampato a Nardò da Biesse).
La statua, alta 65 cm., poggia su un basamento in legno dorato, di forma quadrangolare, sostenuto da quatto piedini. Composta da un manichino di fil di ferro e canapa, ha i volti e le mani della Madonna e del Bambino in terracotta policroma decorata a mano; entrambi i volti sono rotondeggianti e con coloritura rosea delle guance.
La Vergine indossa un vestito di raso color tanè (come quello dei frati carmelitani), con decorazioni ricamate con filo dorato, evidenti su tutto il bordo inferiore, ed un semplice ed ampio mantello, sempre in raso color panna e con orlatura a frangia dorata. Con la mano destra tiene lo scapolare di raso, anche questo color tanè e con frangia dorata.
Più scura è la tunica del Bambino, che la Vergine sorregge con il braccio sinistro, arricchita da merletto e frangia dorata nella parte inferiore e sui bordi delle maniche.
Caratterizzanti sono la corona regale in stagno sbalzato e terminante in una croce, posta sul capo della Vergine, e la folta chioma di fili di canapa a riccioli. Sembrano posticce la collana di perline artificiali e quella con medaglia.
Graziosa e per certi aspetti fuori dagli schemi usuali è l’altra statua della Madonna del Carmine, alta circa 75 cm., poggiante su un basamento in legno di forma quadrangolare su cui si alzano quattro nembi, che servono da supporto per i tre angeli, di terracota policroma lavorata a stampo, e per la Vergine con il Bambino.
Quest’ultima, aureolata, tiene in grembo il Figlio, anch’esso in terracotta e, come gli angeli, coperto all’inguine da una fascia di tulle rosso.
Anche qui Maria veste l’abito carmelitano (tunica tanè e mantello panna), con velum anch’esso chiaro e orlato in tutto il suo perimetro con pizzo, utilizzato anche per decorare gli scapolari tenuti da Madre e Figlio.
Caratterizzano il manufatto i decori dorati, a motivi fogliari e arabescati, che sono dipinti sulle parti frontali dei vestiti. Originale la cornice di fiori d’arancio, ottenuti, secondo le dichiarazioni dei proprietari, da teneri rametti di fico.
E’ sprovvista di scapolari, ma si tratta pur sempre della Madonna del Carmelo la terza delle statue. La conferma la forniscono i colori degli abiti e il velum, anch’esso color panna e orlato in tutto il suo perimetro con pizzo.
Maria, con aureola raggiata di metallo dorato, è alta 61 cm e poggia su un basamento in cartapesta su cui posano due angeli in terracotta policroma, come le mani e i volti di Maria e del Figlio, coperto all’inguine da una fascia di bisso bianco.
La composizione è decorata co due mazzetti di fiori d’arancio di cera e stoffa, di cui uno tenuto dalla mano destra della Vergine, l’altro posto all’altezza dei fianchi, mentre il terzo, meglio rifinito e con fiori di stoffa e cera, è adagiato sulla base, tra i due angeli.
La discreta fattura del manufatto acquista maggior pregio grazie alle due composizioni floreali, anch’esse sotto campana di vetro soffiato, realizzate per essere collocate ai lati dell’elemento centrale.
In un vaso di porcellana nera, trovano posto margherite, gelsomini, garofani, dalie, rose e fiori di pisello odoroso, realizzati in stoffa, cera, organza e carta.