di Sonia Venuti
Sembra ancora ieri, quando i nostri padri emigravano in nazioni come Germania e Francia, per poter migliorare il loro status sociale,con l’ausilio di un lavoro che la madre patria non riusciva ad offrirli.
Durante i loro ritorni in patria, al paese, facevano “incetta” di quei beni di prima necessità, come il caffè da portare con sé in quei paesi freddi e senza sole, dove la cultura dell’espresso all’italiana, andava prendendo piede lentamente, in sordina, e dove per poter accedere a quel gusto bisognava organizzarsi.
Le madri , le nonne ed i parenti, quando i loro familiari partivano, iniziavano un piccolo via vai, quasi come fosse una processione di quelle in cui si rende onore al santo , e si portavano in dono pacchi di zucchero e caffè, indispensabili per la “sopravvivenza” di coloro che si apprestavano a partire.
Quando l’emigrante si sedeva davanti a quella tazza di bollente liquido di color nero intenso, si inebriava di quel profumo, che lo trasportava indietro, nella sua terra d’origine facendogli rivivere momenti d’appartenenza, indispensabili per poter proseguire quel percorso intrapreso per migliorare se stesso e la famiglia, privandolo del beneficio primario che poteva donargli la sua terra.
Retaggi d’altri tempi, qualcuno oserebbe pensare, e invece no, se ci guardiamo intorno ci accorgiamo che sono più vivi che mai, a dispetto del tempo che è trascorso e della tecnologia che ha preso il sopravvento, e dal fatto che gli emigranti non sono più gli italiani in cerca di lavoro all’estero, ma gli extracomunitari che vengono a lavorare da noi, come mano d’opera a basso prezzo o come badanti.
Sono i datori di lavoro, gli amici e le varie conoscenze (nei rapporti che ognuno di loro è riuscito a costruire) che, nel momento in cui o viene il familiare a trovarli in Italia o sono loro stessi a partire per tornare al paese d’origine per un periodo più o meno breve, rinnovano la processione del “caffè” , rimasta immutata nel tempo, a dispetto delle regole e dei limiti che impone oggi la tecnologia nei mezzi di trasporto, e in quei15 kgdi bagaglio massimo che ognuno può portare con sé in aereo, troveremo sempre un pacco di “caffè” italiano, che intraprende un lungo viaggio verso paesi e culture lontane.