di Gianni Ferraris
Dopo la pubblicazione, venerdi 24 giugno, del comunicato stampa dell’ADOC (Associazione Difesa e Orientamento Consumatori) sullo sbancamento delle dune nei lidi gallipolini, abbiamo parlato con l’Avv. Alessandro Presicce, presidente dell’associazione stessa. Ovviamente non dubitiamo che tutto sia in perfetta regola per quanto riguarda concessioni, autorizzazioni e gestione dei lidi stessi da parte di operatori che hanno a cuore, oltre che il business, anche l’ambiente che è il valore aggiunto maggiore del Salento. Così non pare essere invece.
“L’ADOC di cosa si occupa?”
“Intendiamo la tutela del consumo non solo come interventi sui prezzi, costi, risparmi, ma anche a livello esteso, in questo caso stiamo difendendo l’ambiente da sconsiderati attacchi che sconquassano un intero ecosistema”.
“Parliamone, cosa è successo nei lidi gallipolini?”
“Una cosa gravissima, il cordone dunale della litoranea che va dallo stadio di Gallipoli a Punta Pizzo, creatosi nei millenni, è stato letteralmente spianato in alcuni lidi, per fortuna non in tutti. Erano dune molto consistenti ed importanti. Alll’interno delle concessioni le dune sono state sbancate fino al muretto a secco che separa la spiaggia dalla strada litoranea. Ci tengo a sottolineare che questo muretto era stato costruito su pressioni di Legambiente per proteggere proprio la duna dalle auto e per impedire anche il passaggio pedonale indiscriminato. Ora i colpevoli dello scempio forse hanno interpretato il muretto stesso come confine di quanto in loro possesso”
“Nel vostro comunicato dite che questi lavori sono stati fatti di notte”
“E’ molto probabile, la cosa è avvenuta a ridosso della stagione estiva. Di notte con tutta probabilità perché occorrono macchinari ingombranti per farlo, non bastano certo paletta e secchiello. Nelle centinaia di metri quadri recuperati sono stati piazzati ombrelloni. Il sistema delle dune gallipoline che era un tutt’uno, ora sembra una dentiera con denti alterni.”
“Ma la duna a che serve?”
“E’ come una banca della sabbia, la trattiene quando il mare la porta e la restituisce quando manca. E’ un ecosistema vero e proprio, ci sono piante, piccoli animali che permettono alla sabbia di restare e non disperdersi. E’ un gioco di equilibri naturali non costruibile artificialmente. Il danno fatto è irreversibile.”
“Se hanno fatto questi lavori avranno pur chiesto autorizzazione”
“Nessuna amministrazione può rilasciare tali permessi. E nessun privato può chiederne. E’ vero che ci sono concessioni ai lidi, per le spiagge però, queste iniziano dove la duna finisce. Negli anni 90, proprio a Gallipoli e a Melendugno e a d Alimini sono state messe cordicelle sul lato mare per evitare che sulle dune si piantassero ombrelloni. Figuriamoci se possiamo spianarle. E’ come si il concessionario di una licenza in Piazza Sant’Oronzo riempisse l’anfiteatro di terra e detriti”.
“Ora cosa farete?”
“In primo luogo proseguiamo l’opera di sensibilizzazione. Non vorremmo che altri, nel totale silenzio, fossero indotti ad emulare lo scempio”
“Avete qualche proposta da fare al Comune di Gallipoli?”
“Intanto la chiusura al traffico veicolare del tratto da Lido San Giovanni agli Hotel. Fare un parcheggio di scambio con piccoli bus navetta elettrici o a metano. Quel tratto deve essere chiuso, per le auto c’è la possibilità da passare per l’uscita Li Foggi. Occorre togliere l’asfalto e rinaturalizzare l’ambiente. La litoranea costruita negli anni 60 è un pugno nello stomaco, come il ponte del Ciolo d’altra parte. Altri Comuni, penso alle ex saline di Manduria, lo hanno fatto, ora le ex strade sono per i pedoni, le biciclette e per chi vuole correre nella natura, per le mamme con bimbi”.
“Questione di PIL forse, a Gallipoli si vive di turismo”
“E’ un’economia drogata, il turista mordi e fuggi non torna, occorre una politica globale che tenga conto soprattutto dell’ambiente e dell’accoglienza. Soggiornare a Gallipoli in luglio e agosto è come affittare un trilocale in piazza duomo a Milano.
Abbiamo inviato il nostro comunicato stampa anche all’assobalneari che ha protestato per la chiusura di alcuni lidi gallipolini inadempienti, vedremo se la loro sensibilità si ferma davanti agli affari o se hanno a cuore il territorio”.
Se è vero che la duna serve a nutrire la spiaggia di sabbia, privarsene è un po’ come darsi mazzate sulle dita, va a finire che occorrerà portare sabbia da Brindisi come succede in altri luoghi. Un comportamento che ricorda tanto la storia di chi sotterra rifiuti tossici dove poi si coltivano pomodori che tutti quanti mangiamo, anche lo sciagurato che li ha inquinati. Pecunia olet, e molto, in alcuni casi.