di Pino de Luca
Ogni promessa, si sa, è un debito. Certo si può esser marinai oppure ospiti di Vespa e, in un caso per imponderabilità dell’onda marina e nell’altro per missione ed emissione dell’onda elettromagnetica, far orecchio da mercante o negare l’impegno assunto.
Ma qui è carta stampata, ieratica, persistente e consistente. Quand’anche per incartare il pesce o pulire i vetri può cadervi l’occhio, e la promessa viene ricordata e richiamata lasciando all’incauto l’onere della risposta per difesa dell’onore.
Fu promesso di raccontar de la Puglia Colada. A ciò mi accingo senza tema e senza inganno. Anche il “beverage”, ovvero dell’arte di consumar alimenti liquidi per necessità, obbligo o puro piacere, è arte del mangiare. E come i solidi da masticazione anche i liquidi son di varia composta e variamente miscelati, fatti derivare dall’occidente per uso e abitudine anglosassone, nati per truffa, inclinazione a delinquere, voglia di nuovo o semplice buon gusto.
La base primaria fu, e spesso resta, l’alcool. Veleno, piacevolissimo ma sempre veleno, con la straordinaria dote di chiamarsi anche spirito e il suo pari stimolare. Ne esistono di alcoolici, a seconda dell’intenso, della estrazione e gradazione. Vini, Birre, Whisky, Rum, Whiskey, Metzcal, Tequila, Aguardiente, Gin, Vodka, Grappa, Ouzo, Saké, Sidro, Kirsh, Calvados, Cognac, Brandy, Sherry, ecc. di varie sensazioni gustolfattive.
Ma alla curiosità e fantasia umana non bastano, miscelando e mescolando si ottengono nuove scritture, come le note compongono arie, minuetti, fughe così il beverage produce i cocktails. Alexander, Blody Mary, Bellini, Daiquiri, Gin Fizz, Irish Coffee, Kir, Margarita, Negroni, Paradise, Rob Roy, Screwdriver, White Lady, Vodkatini, sono nomi internazionalmente riconosciuti senza citare le varie versioni di Martini …
Un altro nome che a questi s’associa è la Piña Colada. Cocktail notturno pomeridiano a bassa gradazione alcoolica, dissetante che con il suo latte di cocco e il suo succo d’ananas porta ad atmosfere caraibiche. Perché il cocktail vero ha grande potere evocativo, ci parla di luoghi e di atmosfere. A ciò pensando, tre anni or sono, nacque dalle mani magiche di MichelOne: la Puglia Colada. Di pesche nettarine, latte di mandorla e vincotto primitivo agrodolce, con ghiaccio tritato e rum nella versione Original, ma anche analcolico nella versione Virgin.
Occorre spiegare il ruolo dell’alcool nei long drink. Indubbiamente una piccola dose di spirito nutre lo spirito si diceva, ma esso serve essenzialmente ad aumentare la percezione olfattiva derivata dagli odori degli altri componenti, un po’ come accade per i profumi (l’alcool evapora più intensamente dell’acqua a parità di temperatura poiché ha un punto di ebollizione più basso).
E però possiamo anche farne a meno. Qualunque sia la scelta per la quale si opta, per far la Puglia Colada occorrono delle nettarine mature (Mesagne), del latte di mandorla (Lecce), e il Vincotto Primitivo Agrodolce (Melissano) che così si compongono: 9 parti di purea di nettarine (basta frullarle), 3 parti di latte di mandorla e due di vincotto primitivo agrodolce, le cinque parti restanti possono essere semplice acqua oppure Cubaney, questo al vostro gusto e piacimento.
Fresco, guarnito con una fettina di pesca o servito con un buon gelato alla mandorla, assaggiatelo, abbassate le ciglia, vi ritroverete seduti in una caletta ad ascoltare la musica dello sciabordio del mare negli anfratti della costa o distesi su una spiaggia, in tarda sera, con dolci note lontane, uno spicchio di luna, le stelle che vi guardano mentre le contate, e magari state li ad affidar a qualcuna che cade sogni e speranze inseme a chi vi vuole bene. Coste di Puglia, terre da segnare e da sognare.
Dimenticavo, la Puglia Colada è un prodotto tipico regionale della Puglia. Una delle tante eccellenze che ignoriamo per pura pigrizia. Che qualche barman, oltre a Mojto, Capirinha e Cuba Libre, sia in grado anche di servire un po’ di Puglia. Puglia Colada.