Il Gruppo Archeologico di Terra d’Otranto, sede locale dei Gruppi Archeologici d’Italia, esprime il proprio rammarico e la ferma condanna per l’episodio del 30 maggio 2011, relativo l’incendio che ha interessato l’area archeologica di Muro Tenente, tra Latiano e Mesagne e che ha lambito l’acropoli e il tratto di mura megalitica .
Non è passato nemmeno un anno da quando in una nota indirizzata alle autorità locali, il presidente dell’Archeoclub sezione di Casarano denunciava un analogo atto vandalico ai danni delle torri d’assedio nel parco archeologico di Vaste.
Oggi tocca a noi alzare la voce e denunciare nel contesto nazionale quelle che sono le radici di tali fenomeni. Ancora non sappiamo, sebbene ne abbiamo un forte sospetto, se la natura dell’incendio è dolosa. Di certo, le dinamiche lo fanno presagire, ma lasciamo il posto agli inquirenti che più di tutti hanno il compito di accertere la verità.
A noi spetta fare alcune considerazioni.
La prima riguarda la vicenda Muro Tenente, un parco archeologico che nasce in uno status continuo di emergenza, senza una programmazione a medio-lungo termine che ne costituisca l’ossatura. Una mancanza di programmazione che rammarica molto lo stesso professore della libera Università di Amsterdam Gert Burges, che coordina lo scavo. Una mancata programmazione che, tuttavia, vede coinvolte quasi tutte le aree archeologiche, tranne qualche rarissima eccezione. Una mancata programmazione che umilia il lavoro di chi si è speso nella ricerca dei siti e offende la dignità di una comunità civile locale che ha sostenuto anche con importanti finanziamenti le opere compiute.
La seconda considerazione riguarda ancora una volta le debolezze del sistema “archeologia”. Ancora una volta, infatti, questi atti sono i risultati di una politica dei beni culturali che considera l’archeologia e l’archeologo stesso come qualcosa di superfluo, di non necessario, salvo poi riempire faldoni immensi decantando le potenzialità turistiche e culturali di un territorio. Ancora una volta ci chiediamo per quali motivi la politica sceglie di minare alle basi un sistema culturale delicato e di potenziale crescita economica territoriale navigando a vista e senza prese di responsabilità. Ancora una volta ci chiediamo com’è possibile compiere degli atti vandalici in pieno giorno su aree che dovrebbero essere non solo visitabili, ma quantomeno sorvegliate e protette. Ancora una volta ci chiediamo se dopo Muro Tenente toccherà a Roca, a Rudiae, a Ugento, ad Alezio, ad Apigliano, a Valesio…. se domani sentiremo di un crollo del S. Pietro di Giuliano o di una parete di Cerrate, se saranno abbattute le aree megalitiche e cancellati gli affreschi del S. Antonio di Nardò.
Ci chiediamo cosa si ha intenzione di fare col continuo saccheggio dei fondi destinati alle aree archeologiche e stornati a favore delle sagre più improbabili e spettacolini estivi.
Ci chiediamo se si vuol davvero fare del Salento un ammasso di discariche abusive che si alternano ai campi spettrali di fotovoltaico. Ci chiediamo che senso ha distruggere presso Lido Silvana l’area della villa romana per costruirci sopra l’inutile gabiotto dei gelati di turno.
Se ancora una volta, le ceneri di Muro Tenente non avranno insegnato nulla, se ancora sentiremo parlare di campi di ricerca saltati per mancanza di fondi e siti crollati per incuria e vandalismo, vorrà dire che la nostra terra, una volta terra di pace è di cultura, è divenuta la terra dei barbari.
Gruppo Archeologico di Terra d’Otranto