di Armando Polito
Una doverosa rettifica
Avrei preferito che fosse stato un altro a farmi un’energica tirata d’ orecchi perché, come recita il famoso detto, l’importante, con riferimento ad una persona, è che se ne parli, anche male. Eccomi, invece, a recitare il mia culpa e a restituire a Cesare, anzi a Pasquale Oronzo Macrì, quanto gli spetta o, almeno, una parte…
Mi riferisco ai due presunti errori di metrica da me messi in luce nel post Cinque poesie dedicate a Gallipoli…del 29 gennaio u. s. Non è un espediente per incrementare i contatti, perciò riporto sinteticamente in rosso quanto allora ebbi ad osservare:
1) rūděrĭ|būs cōn|strūcta||hīs|iām tōl|lōr īn|āltŭm.
nel penultimo verso il penultimo piede che dovrebbe, così come io ho scandito, essere lōr īn in realtà nel latino classico, considerando la corretta quantità delle sillabe, sarebbe stato lŏr ĭn, combinazione (˘˘) non prevista nella formazione di nessun piede.
2 nāmquě Să|lēntī|nō||tōllĭtŭr|āltă să|lō.
la a di Salentini non è, come pure ho segnato nella scansione, breve, bensì lunga; e un piede ˉ˘ˉ non è assolutamente previsto.
RETTIFICA
Per quanto riguarda il punto 1 la lettura dell’opera a stampa (che solo qualche giorno fa ho potuto consultare) ha comportato una nuova corretta lezione del verso, che, questa volta, non pone alcun problema di scansione:
rūděrĭ|būs cōn|strūctă||tŭ|īs iām| tōllŏr ĭn|āltŭm.
CONFERMA
Per quanto riguarda il punto 2 nulla è cambiato; l’esametro rimane difettoso, anche perché non può fruire dei benefici della correptio iambica (possibilità di una sillaba breve di rendere breve la successiva originariamente lunga), perché non ricorre il rispetto delle condizioni previste.