di Paolo Vincenti
Edito dal Laboratorio, è stato pubblicato Il grande sogno. Dalla vecchia cappella al nuovo tempio di Daniele Greco (2007), nella Collana di studi e ricerche “La Meridiana”. Il libro, con Prefazione di Aldo D’Antico, fa luce su alcuni aspetti secondari, ma non per questo meno importanti, del culto della Madonna della Coltura di Parabita. Per l’esattezza, Daniele Greco, attraverso una analisi condotta nell’Archivio della Basilica Maria SS. della Coltura, nell’Archivio Storico del Comune e nell’Archivio Storico Parabitano, non trascurando le precedenti pubblicazioni che sono state fatte sull’argomento, come dimostra la “Bibliografia delle fonti consultate”, ricostruisce un periodo storico determinante per le sorti della devozione mariana a Parabita e forse per le sorti della stessa comunità parabitana che, ab antiquo, si stringe intorno alla propria venerata Patrona, in una osmosi raramente riscontrabile in altre micro-realtà municipali del nostro Salento.
“Il grande sogno” del titolo è quello del popolo parabitano dell’inizio del secolo scorso, che anelava dare alla propria amata protettrice un tempio più degno della maestà della Beata Vergine, patrona degli agricoltori, e più grande per contenere lo smisurato amore che i fedeli nutrono nei confronti della “Tutta Santa”.
Il libro ripercorre le tappe del lungo e faticoso iter burocratico avviato dal Comitato Promotore per la costruzione di quello che oggi è il “Santuario Basilica della Madonna della Coltura”, che noi ammiriamo in tutta la sua bellezza architettonica (grazie alla genialità ed alla lungimiranza di quel mago dell’architettura che fu Napoleone Pagliarulo), scultorea ( grazie a quei piccoli capolavori di arte sacra opera degli artisti Tomagnini, Giovaruscio, Ambrosini, Marino, Sodo, Antelmi, ecc.) e pittorica ( grazie alla ispirata bravura del barese Mario Prayer).
Il libro, con un procedere quasi giornalistico (che rivela la prima formazione del suo autore, da quasi vent’anni reporter scrupoloso ed attento di fatti parabitani e non solo, per La Gazzetta del Mezzogiorno), documenta tutte le tappe che, dal lontano 1864, attraverso la costituzione di un primo comitato per il restauro delle vecchia chiesetta, portarono, con la costituzione di un nuovo e più agguerrito comitato, alla convinzione della assoluta necessità di abbattere la vecchia chiesa e costruirne una nuova ; quindi, alla battaglia legale avviata dal comitato stesso con tutte le istituzioni preposte, per ottenere il nulla osta all’ardimentosa impresa e, dopo l’abbattimento della vecchia ed angusta chiesetta e l’inizio dei lavori del nuovo edificio sacro, con la posa della prima pietra da parte del Vescono Giannattasio nel 1913, finalmente l’inaugurazione del nuovo Santuario, il 21 dicembre 1922, e il coronamento del “Grande Sogno”.
Non mancarono momenti di difficoltà ed anche di aspra tensione sociale, tutti riportati dal Greco, soprattutto in un periodo, quello a cavallo fra le due guerre, molto intenso per Parabita e per tutto il Salento. La ricerca storiografica si arricchisce di un nuovo tassello che va ad aggiungersi a quel grande puzzle che sono gli studi sulla Madonna della Coltura. Dopo le prime ricerche condotte da quel pioniere che fu il gesuita Padre Govanni Barrella, Professore di Patrologia e Archeologia Cristiana nella Facoltà Teologica Pugliese, il quale, già nel 1913, a cantiere ancora aperto, pubblicò La Madonna di Parabita e l’arte basiliana in Terra D’Otranto, per poi riprendere gli studi nei primi anni Cinquanta pubblicando, tra gli altri contributi, “La scoperta del monolito ed il nuovo tempio”, sulla neonata rivista La Voce della Coltura (luglio 1952), e del quale Padre Barrella Daniele Greco riporta nel libro anche una relazione sconosciuta ed inedita; dopo gli studi di un altro esperto filologo, Padre Mauro Cassoni e, ancora, nei primi anni Ottanta, di Aldo de Bernart, soprattutto con la sua monografia su Parabita, in Paesi e figure del Vecchio Salento (Congedo editore 1980); dopo questi studi, appunto, e dopo un periodo di parziale oblio, negli anni Novanta vi è stata un vigorosa ripresa delle ricerche, con la pubblicazione, nel 1992, di Note e documenti sul culto della Madonna della Coltura di Ortensio Seclì (edito dal Laboratorio), con alcune pubblicazioni ad opera dei Padri Domenicani del Santuario-Basilica (come La Madonna dell’Agricoltura di Padre Renato D’Andrea, del 1996), dello stesso de Bernart e, soprattutto, con la costituzione, nel 2001, del Centro Studi “La Cutura”, che ogni anno, in occasione della festa, pubblica, in maggio, edito dal Comitato Festa Patronale, un libro, nel quale, insieme a Mario Cala, Aldo D’Antico, Ortensio Seclì, Aldo de Bernart, i “mostri sacri” della storiografia parabitana, scrive anche il più giovane Daniele Greco, autore del libro che qui si presenta.
In questo fortunato filone di studi, che sembra non esaurirsi mai (“Ancora tanto resta da fare” , afferma Aldo D’Antico nella Prefazione), si inserisce il pregevole contributo di Daniele Greco, il quale, non per la prima volta, si misura con un argomento così importante per tutti i parabitani che, come lui, si affidano alla protezione della Madonna della Coltura, a Matonna noscia, come viene familiarmente denominata dagli abitati di quella che fu l’antica antica Bavota.
Il volume è molto prezioso anche per i disegni dei vari progetti del Santuario, per le foto dei protagonisti della vicenda e per la riproduzione dei documenti dell’epoca che vengono riportati. Alla fine del libro, l’autore propone una pratica “Cronologia” degli eventi, che aiuta ad avere una veloce visione d’insieme dei fatti narrati. E la narrazione si svolge in una forma piana e scorrevole nel libro in parola, che si occupa di un avvenimento storico come se si trattasse di un romanzo, la cui trama si dipana lungo le pagine del libro, catturando la nostra attenzione e tenendoci quasi col fiato sospeso fino alla fine. Un romanzo, appunto, il più affascinante dei romanzi, che è quello scritto con il sacrificio, con la forza di una fede e la dedizione dei nostri antenati.
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