Ambiente, paesaggi e natura di Puglia
di Francesco Lacarbonara
Introduzione
“Siticulosa Apulia”, Puglia sitibonda: così doveva apparire la nostra regione al poeta Orazio (Venosa 65 a.c. – Roma 8 a.c.) allorquando, scendendo dai monti lucani, si apprestava ad attraversare le terre, già allora assetate, del Tavoliere o della Murgia.
E al viaggiatore moderno il paesaggio pugliese non dovrebbe mostrarsi molto diverso da allora, con i suoi quasi ventimila chilometri quadrati di territorio per lo più pianeggiante, povero di acque e di copertura boschiva, a tratti arido e desolato, immerso in un’abbacinante luce mediterranea.
L’immagine dominante della regione può suggerire al visitatore distratto l’idea di una terra povera di emergenze floro-faunistiche, ma allo sguardo attento di un appassionato naturalista non sfuggirà la ricchezza e la varietà degli ambienti pugliesi, di notevole interesse, in virtù di quei frammenti di natura che, nonostante la pressante e millenaria azione dell’uomo, sono giunti intatti fino a noi.
Spesso caratteristici, se non unici, essi portano impresso il segno di un remoto ma indissolubile legame con il mondo mediterraneo orientale, così come la storia antica di quest’angolo del Mezzogiorno denuncia l’influsso inconfondibile della civiltà magnogreca.
Inquadramento geografico
Poche regioni come la nostra sono così facilmente individuabili dal punto di vista geografico. Scrive Carmelo Colamonico: “Orientata in forma lunga e stretta da nord-ovest a sud-est, essa appare circoscritta per enorme tratto dal mare e, lungo gran parte del confine terrestre, chiaramente distinta dalla Basilicata mercè l’avvallamento del Bradano e del suo affluente Basentiello, e dal Molise ad opera del corso del Fortore”. Praticamente assente è l’ambiente montano, se si fa eccezione dei rilievi del Sub Appenino Dauno che segna il confine naturale con il Molise e la Campania; tra di essi spicca il Monte Cornacchia che, con i suoi 1151 m s.l.m., rappresenta la vetta più alta della regione; la Fossa Bradanica, attraversata dal fiume Bradano, segna invece il confine con la Basilicata.La monotonia del territorio pugliese, per lo più pianeggiante, è rotta dal promontorio delGargano (M. Calvo 1056 m), dall’altopiano delle Murge (M. Caccia 679 m) e dalle Serre Salentine (199 m).
La natura carsica del territorio impedisce lo sviluppo di una rete idrica superficiale di una certa importanza in quanto la maggior parte delle precipitazioni meteoriche si perdono nel sottosuolo.
Tra i corsi d’acqua ricordiamo il Cervaro, il Carapelle e il Candelaro, a carattere torrentizio, che insieme al Fortore e l’Ofanto (il più importante fiume della regione con i suoi 134 km) attraversano il Tavoliere, la seconda pianura italiana per estensione (4000 kmq).
Protesa tra l’Adriatico e lo Ionio, spartiacque naturale tra i due mari, la Puglia può vantare, tra le regioni peninsulari italiane, il maggior sviluppo costiero: 784 km.
Le costa mostra un aspetto diversificato a seconda che si tratti di quell’adriatica o di quella ionica: dalle falesie alte e rocciose del Gargano, alle spiagge basse e sabbiose del litorale ionico-salentino; a variare sono anche le condizioni microclimatiche in base all’orientamento e alla diversa esposizione ai venti dominanti.
Tra le isole citiamo solo le più importanti: l’arcipelago delle Tremiti, a nord-ovest del Gargano, quello delle Cheradi al largo di Taranto e l’isola di S. Andrea a Gallipoli.
Zone umide di notevole valore naturalistico si estendono un po’ ovunque nelle immediate vicinanze della coste pugliesi: dalle saline alle foci dei fiumi, dai laghi salmastri alle paludi e stagni retrodunali. Vedremo meglio nella seconda parte quale importantissimo ruolo esse svolgono nel mantenimento dell’equilibrio naturale e quale ricchezza di biodiversità ospitano. Affronteremo inoltre gli aspetti biologici e paesaggistici della Puglia con un cenno anche alla sua storia geologica: metteremo così in evidenza gli stretti legami che ci uniscono con i paesi vicini dell’altra sponda dell’Adriatico e del Mediterraneo Orientale.
(Fine prima parte)
Testo e foto di:
Francesco Lacarbonara – MMXI – tutti i diritti riservati –
Riceviamo da Giosuè Pierpaolo Catapano:
Il fiume Ofanto è lungo 170 km sull’asse dell’alveo, non 134.
Il 1854 il Dizionario di Geografia Universale scrive 170 km, misurati sul terreno.
Il 1887 l’Annuario statistico scrive 166 km; una differenza dell’ordine 3% è accettabile.
Il 1909 la Carta idrografica d’Italia del Ministero dell’Agricoltura pubblica tabella con lunghezza sull’asse della valle (134 km); è un dato interessante per calcolare l’indice di sinuosità (lunghezza sull’asse alveo fratto lunghezza sull’asse valle).
Il 1929 il Calendario Atlante De Agostini considera erroneamente 134 km quale lunghezza del fiume, cioè usa la lunghezza sull’asse della valle invece della lunghezza sull’asse dell’alveo.
Nel 1935 l’Enciclopedia Italiana scrive 166 km.
Oggi con misurazioni laser e satellitari, Autorità di Bacino, Regione Puglia, Campania, Basilicata, Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Parco naturalistico regionale Ofanto dichiarano 170 km.
La chiave per comprendere il disguido: 170 km è la lunghezza del fiume, misurata sull’asse dell’alveo, 134 km è la lunghezza sull’asse della valle e non corrisponde alla lunghezza del fiume.