di Rocco Boccadamo
Al paese, si celebra la festa del Santo Patrono, la piazza e le principali strade fanno bella mostra, addobbate con ricche luminarie, allestite nei punti strategici, bancarelle con sacchi di nocciole, arachidi, pistacchi e mandorle abbrustolite, prestano servizio due bande musicali che si esibiranno sulla “cassarmonica” con i loro repertori sinfonici, oltre alla fanfara dei bersaglieri in congedo, dai ranghi aperti, probabilmente al fine di raggiungere il quorum minimo di suonatori, anche a… giovinette, mai state, invero, arruolate con il cappello piumato.
Così il clima, il contorno, gli strumenti, sotto l’aspetto laico, civile.
Dal lato religioso, la ricorrenza è imperniata sul rito della “processione”, ossia a precisare il giro, con i simulacri del Protettore e della Protettrice, la Madonna di Costantinopoli, recati a spalla da paesani devoti, lungo l’intero centro abitato.
Si rispetta un ordine fisso e rigoroso nella composizione di tale corteo, in apertura lo stendardo dell’Apostolato della Preghiera, poi quello della Confraternita, a seguire due doppie file di fedeli ai margini delle vie, quindi le anzidette statue sacre in cartapesta, scortate da due carabinieri in alta uniforme, immediatamente dietro il Sindaco con la fascia tricolore, i Vigili, il Maresciallo Comandante della stazione dell’Arma e infine, a chiudere, i musicanti.
Fa su e giù da un capo all’altro della processione, attrezzato con microfono, il Parroco, instancabile a sciorinare preghiere, canti e salmi, nonché a incitare tutti gli astanti ad una partecipazione convinta.
Ha senza dubbio un sapore speciale, suscita emozioni e rievoca bei ricordi, la “passeggiata “ per il paese in compagnia dei Santi.
Certo, anche in questo rito religioso, si nota, prevale, il mutamento dei tempi: ieri, manco uno dei paesani saltava l’appuntamento, oggi l’adesione è, invece, assai parziale. Si riaffacciano le antiche scene, non prive di fascino, dei diversi gruppi di militari, specie marinai, in servizio a distanza, anche lontana, dal paese, ma, per la festa del Patrono, con licenze o permessi brevi, sempre di ritorno e presenti: si materializzavano, nelle loro candide e linde divise, a vari angoli delle strade, salutando sull’attenti, in segno di omaggio, al passaggio delle statue, prima di immettersi e mescolarsi in seno alla processione.
Attualmente, il prete, rispettando la tradizione, non manca di dare gli auguri ai parrocchiani, di entrambi i sessi, che portano il nome del Santo Patrono o della sua Consorte, pure elevata agli onori degli altari. Ai voti per i presenti, aggiunge, però, l’invito a porgerne altrettanti ai festeggiati che abitano e sono rimasti fuori sede.
Al culmine della processione, si colloca il gesto di affidamento del paese alla protezione del Santo, con la sequenza, semplice e suggestiva, dalla consegna a quest’ultimo di una simbolica chiave cittadina, gesto stavolta compiuto tramite il coinvolgimento e la collaborazione di un piccolissimo bimbo in braccio ad una giovane coppia.
Non c’è che dire, nonostante che l’agenda della quotidianità rechi numeri, scadenze e abitudini modificatisi negli anni, nonostante che le stesse menti dei singoli individui siano governate e orientate da neuroni nuovi e/o aggiornati, in fondo, in uno spicchio dell’animo, le abitudini del passato, le usanze e i costumi fondamentali, sembrano resistere vive e battere il tempo.