di Armando Polito
Sono tante le voci primitive dialettali che rivelano un’insospettabile poliedricità d’uso in una più o meno scoppiettante serie di derivate. Oggi è la volta di pièttu che, come l’omologo italiano petto è dal latino pectus. La divaricazione semantica tra italiano e dialetto comincia con sbittirràre, dal momento che, mentre quest’ultimo è sinonimo di traboccare, l’omologo italiano, espettorare, ha assunto il particolare significato medico che tutti conosciamo. Eppure, entrambi sono dal latino expectoràre1=cacciare dal cuore o dall’animo, da ex=fuori da+pectus=petto, cuore, animo. Come si vede, la voce italiana, facendo riferimento solo al petto inteso come dettaglio fisico, ha traslato l’originaria gamma dei significati latini concentrandola solo in una significazione concreta e, per così dire, abbastanza schifosa, per quanto naturale, come tutte quelle legate alla produzione di sostanze di rifiuto.
Sbittirràre, invece, mostra rispetto all’italiano una divaricazione minore dal latino, nel senso che, a parte il suo uso in nessi concreti (sta sbittèrra l’acqua=sta traboccando l’acqua), la stessa voce compare anche in senso traslato con mantenimento del riferimento concreto alla voce primitiva (pièttu) con abile suo sottendimento per evitare la tautologia che, pure, sarebbe risultata ben nascosta dai mutamenti fonetici : sta tti sbittèrra tuttu=ti sta traboccando il seno, invece di sta tti sbittèrra lu pièttu; espressione, tra l’altro, usata in tempi non sospetti, quando, cioè, lo scapezzolamento televisivo per innalzare l’audience non era neppure stato immaginato da Berlusconi che all’epoca si preparava a fare i primi passi nel settore… E poi, i significati originari astratti del latino (con coinvolgimento del cuore e dell’animo) continuano nel dialetto nell’espressione mo sbittèrru=ora non mi controllo più.
Se la voce appena usata aveva il suo perfetto omologo formale in italiano, per pitturràta, invece, le cose stanno in modo diverso, dal momento che il suo sinonimo italiano è parapetto (da para+petto). La voce dialettale, invece, appare come una sorta di participio passato sostantivato tratto da una forma verbale (*pitturràre: a Squinzano il verbo precedente è spitturràre e a San Cesario di Lecce spetturràre ) a sua volta da pièttu. Analogamente, per il napoletano, leggo nel Vocabolario domestico napoletano e toscano, compilato nello studio di Basilio Puoti, Libreria tipografia simoniana, Napoli, 1841, pag. 320: PARAPETTO e PARAPIETTO, che dicesi ancora PETTORRATA, sust. masch. Quella muraglia per lo più meno alta della statura dell’uomo, che si fa lungo l’alveo dei fiumi dall’uno all’altro lato dei ponti, a’ terrazzi, a’ ballatoi, e simili; e dicesi così perché sulla sponda s’appoggia il petto.
E anche questo alla donna riesce molto meglio…
1 Questo verbo è attestato solo due volte in tutta la letteratura latina. La prima volta in un verso di Ennio (III°-II° secolo a. C.) citato da Cicerone (I° secolo a. C.) in Tusculanae disputationes, IV e in De oratore, III, 38, 8: Tum pavor sapientiam omnem mi exanimato expectorat (Allora la paura a me scoraggiato fa uscire dall’animo la saggezza). È totalmente fantalinguistico supporre un legame tra la salentinità di Ennio e il sopravvivere di expectorare in sbittirràre? La seconda attestazione è in Accio (II°-I° secolo a. C.), Phoenissae: … a fortuna opibusque omnibus desertum abiectum afflictum exanimum expectorant (Cacciano fuori dall’animo come abietto, afflitto, morto colui che è stato abbandonato dalla fortuna e da ogni ricchezza).
SBITTIRRARE? Ma nooooo nui a Nardò ticimu SPITTIRRARRE, pircè comu tu stessu ha dittu deriva ti la palora Piettu e nò Biettu
E chi ha parlato di “biettu”? Nella voce in questione percepisco da tempo immemorabile (quindi anche quando l’orecchio funzionava perfettamente…) il suono b e non p (mi pare di tornare ai tempi della d cacuminale retroflessa…). Faccio solo presente che p e b sono due consonanti labiali, il che spiega il loro facile alternarsi (per non dire intercambiabilità) nella pronuncia dialettale.
Non so a Nardò ma a Copertino si dice sicuro Spittirrare, con la p.
Da noi è SPITTERRARE, con tutto il significato detto nel post di Armando Polito, in particolare alla tracimazione dell’acqua e a una esuberanza corporea per il maschio della pancia per la donna del seno.
In edilizia ricordo pure “u pettu e palummu”, la classica cacciata sui muri di confine per indicare la comunione oppure un qualunque concio messo un po fuori dalla muratura a sbalzo.
Nel mio paese si dice, invece “spettarrare”. Il significato si accumuna con gli altri. Tengo a precisare che, se da un verso i termini hanno una certa derivazione, dall’altro bisogna considerare le diverse capacita’ linguistico – culturali dei diversi popoli. Conosco abbastanza il poeta Imperiale con tutte le sue “varianti” temporali e regionali. E’ stato un coautore del Rholfs.