Una copertina in cui è raffigurata quella che sembra una bambina nuda che galleggia tra inquietanti macchie color ocra scuro non può non attirare l’attenzione. Ed è così che si scoprono piacevoli sorprese, anche se vengono da un autore esordiente, anche se pubblicate da un editore locale, Lupo Editore, per la verità sempre molto attento a che i nuovi talenti possano esprimersi.
Si scopre così che questo è un romanzo che ha tutto il potenziale per diventare un cult per i salentini (e non). Una volta che lo si prende in mano, non si riesce più a mollarlo, spinti dalla voglia frenetica di sapere come si svilupperanno le vicende dei quattro giovani protagonisti leccesi: Sandro, Rocco, Fausto e Antonia, chiamati dagli altri coetanei “Quelli del Paisiello”. Amici per la pelle che costituiscono un unicum inscindibile, ma che non vengono risparmiati dalla MalaMara, “minestrone energetico di insoddisfazioni, vittorie schiaccianti, ansie, partite giocate male, frustrazioni, gol al 94’, magic moments e sorbetti al catrame”. Grazie ad una scrittura fresca, spigliata, mai piatta, Giuseppe Triarico accompagna il lettore nelle strade di pietra del centro storico di Lecce, tra le banchine del porto di Brindisi, lo fa divertire in un sudato ferragosto gallipolino e gli fa festeggiare il capodanno in una Otranto magica. I luoghi sono facilmente riconoscibili, compresi quelli della movida.
Spiando il gruppo di Facebook de La MalaMara, ci si accorge che l’autore suggerisce ai lettori che lo seguono in rete chi sia il protagonista di questo romanzo: la storia d’amore di un gruppo di amici per se stesso. Questo amore, al momento del passaggio all’età adulta, se non lo si riesce a controllare, diventa fatale. Se non si è bardati con le armature giuste per far fronte al tempo che avanza (tanto per citare uno stralcio del romanzo), si è inesorabilmente fregati. E quelli del Paisiello non riescono a cambiare di pari passo con la loro età, incappando in un epilogo inaspettato e strepitoso, al quale ciascuno dei quattro porta il proprio contributo finale, agendo per amore, nel bene o nel male.
Ciò che colpisce è la commistione tra certa letteratura giovanile e intuizioni di carattere sociale che danno spunti interessanti; non mancano, di meno, teneri accenni di poesia. Non si cerca qui di offrire uno stile sobrio, minimalista, ma come preso da un intenso furor narrandi, Triarico crea parole nuove che messe insieme offrono un quadro a volte iperbolico che dà vita ad una narrazione quasi cinematografica.
La colonna sonora è quella del punk degli Stiff Little Fingers e dei Pogues, del rock glamour di Lou Reed e dei Velvet Underground, ma le citazioni a canzoni e ad artisti sono continue, così come quelle a certi film, tra i quali spunta il prezioso Glen e Glenda di Edward Wood. In tutti i casi, ogni riferimento è scelto puntualmente come suoni e immagini di fondo delle singole scene che si descrivono.
In definitiva un romanzo molto duro ma allo stesso tempo commovente che fa ben sperare per un secondo più maturo lavoro di Giuseppe Triarico. Magari un sequel della storia dei ragazzi dei Paisiello, ai quali non si può far a meno di affezionarsi.
è propiu bellu stu libru (scusate l’uso del linguaggio autoctono)…….compratelo,non ve ne pentirete
Eccolo qui! Finalmente una recensione di questo bellissimo libro! L’ho comprato per caso, attratto dalla copertina e devo dire che mi è davvero piaciuto. Lo definirei “barocco fiammeggiante”. Per lo stile quasi violento, per la capacità di rendere bene le immagini che vengono descritte. La malamara è un libro che fa riflettere per i temi affrontati, in molte pagine ci sono spunti per pensare. Un romanzo che mi ha totalmente avvinto nella sua storia con personaggi ben delineati, e luoghi descritti in una aura magica. Il finale è davvero strepitoso. E poi tutta quella musica rock fantastica!
libro consigliatissimo. l’ho letto tutto d’un fiato! bella la storia, i personaggi, i luoghi e la scrittura semplice, immediata e particolarissima. Un libro che un salentino deve avere in casa. aspettiamo il prossimo.
Ho letto il libro perchè suggeritomi da un’amica. Premetto di non essere Salentina ma molto innamorata della vostra terra. Grazie agli spaccati di vita reale e spesso comune di tutti noi sotto gli ‘anta mi ci sono ritrovata a pieno, sembrava di essere lì con i ragazzi del paisiello, sembrava di correre per le vie della bella lecce o tra i vicoli di otranto e poi la capacità di triarico di disegnare momenti ed espressioni con le parole di ti affascina e ti conquista fino alla fine. consigliatissimo.