di Giuseppe Massari
E’ il titolo dell’ultima fatica editoriale pubblicata dal Centro Studi Benedetto XIII e curata, nei testi e nella impaginazione, da Andrea Mazzotta. Ci piace recensirla perché è il frutto di un lavoro o lavorio nato all’insegna o all’ombra del nascente Processo di beatificazione a cui sarà sottoposto Benedetto XIII, papa gravinese, pugliese, meridionale per nascita e per ministero sacerdotale ed episcopale; universale per ministero petrino.
Comunque, nulla di nuovo, di interessante sotto il profilo di una ricerca vera e propria. E’ un buon copia e incolla. E’, come scritto nella nota introduttiva: “un tenere vivo l’interesse per la figura di Papa Orsini… contribuire ad alimentare tale interesse, con questa pubblicazione, nella quale abbiamo inteso fondere, senza confonderli, due lavori del padre domenicano Bartolomeo Giuseppe Vignato: una conferenza del 1951 e una serie di quattro articoli del 1956”. Intendiamoci, il Vignato è il massimo e più grande biografo di Benedetto XIII ma con un grande limite: non è obiettivo.
La monumentale opera sulla vita dell’Orsini è troppo apologetica nei confronti del personaggio. Anche gli scritti presi in esame, o meglio rispolverati, risentono di questo influsso e non possono costituire una fonte attendibile anche ai fini del possibile Processo di beatificazione. La veste grafica si presenta bene. E’ accettabile. L’impaginazione è molto curata nella parte che riguarda l’esposizione dei testi citati e di altri stralci di articoli o saggi storici scritti da Pietro Giannone, Lodovico Antonio Muratori, Angelomichele De Spirito, Luigi Fiorani e Ludwig von Pastor.
Nonostante un certo perfezionismo professionistico, che si legge nell’adattamento tipografico, nella sostanza, però, e, soprattutto, nella parte riservata al riepilogo degli avvenimenti riportati per anno, qualche lacuna o dimenticanza, abbastanza vistosa, non manca. Ad esempio: Sommo Pontefice: 1724 – 1730, e, specificatamente nell’anno della elezione al Soglio pontificio. “24 settembre – Prende possesso”(pag. 30). Per i tanti sprovveduti o gli incolti superficiali una data così e l’evento ad esso collegato non dice nulla. Invece, quel riferimento al giorno e all’evento deve leggersi come giorno del possesso della Basilica lateranense, cattedrale di Roma, essendo il papa, ogni papa, vescovo della città eterna.
Passando al 1725, si nota la carenza e l’assenza di un episodio molto importante nella vita di questo umile e caritatevole sommo pontefice. Il 14 marzo del 1725, nel corso del 17° Giubileo, “Papa Benedetto XIII, accompagnato dai suoi cardinali e seguito da una gran massa di popolo, celebrò la messa in un altare, costruito provvisoriamente, per la posa della prima pietra, nelle fondamenta della Chiesa di questo Istituto…”
Nella pubblicazione, invece, si fa riferimento solo all’anno e al giorno della inaugurazione di questo importantissimo presidio ospedaliero: l’8 ottobre 1729 (pag.44). Sembra, cioè, che non lo stesso pontefice abbia provveduto alla sua istituzione, ma solo all’apertura, quasi fosse come la scalinata di Trinità dei Monti, pensata e progettata durante il pontificato di Clemente XI e completata durante i primi anni del pontificato orsiniano. Tra l’altro, questo imponente monumento venne realizzato grazie ad un finanziamento dei francesi per collegare l’Ambasciata di Spagna alla Chiesa di Trinità dei Monti.
Si legge nella pubblicazione che il 15 luglio del 1727 “Con la bolla Liberalium disciplinarum erige l’università di Camerino”(pag. 39). Di falsi in falsi storici o dimenticanze, distrazioni, superficialità, ignoranza viene perpetrato l’inganno alla verità. “L’università di Camerino, secondo fonti attendibili e storici accreditati, seri e affidabili riferiscono che già nel XIII secolo esistevano a Camerino gli Studi Superiori di Diritto Civile e Canonico, Lettere e Medicina. Nel 1377 il Papa Gregorio XI promuove le antiche scuole a Studio Generale con facoltà di conferire titoli accademici. L’Università resistette anche con poche cattedre, finchè venne rifondata da Benedetto XIII con la Bolla Liberalium disciplinarum del 1727 per le facoltà di Teologia, Giurisprudenza, Medicina e Matematica”.
Possiamo riconoscere alla pubblicazione un senso divulgativo. Un opuscolo leggero e maneggevole per far conoscere, nelle parti essenziali, la vita di questo pontefice gravinese. Per il resto nulla di nuovo sotto il sole. Nulla di interessante da segnalare, almeno se si fa riferimento ad un centro Studi che ben altro avrebbe dovuto e saper produrre, soprattutto per quanto riguarda alcuni e molti aspetti inediti della vita di questa gloria gravinese. Quegli aspetti non ancora messi in luce nell’ambito della biografia e della storiografia su un uomo che per oltre sessat’anni ha servito la Chiesa come monaco domenicano, cardinale, arcivescovo e papa.
Su Benedetto XIII è stato scritto molto e tanto e non sempre a proposito. Molto di questo materiale è diventato divulgativo, è stato stampato, ma molto altro è pronto per essere portato alla luce, è pronto per essere portato alla conoscenza, di tanti studiosi e, soprattutto, studenti universitari, ancora oggi, alle prese con alcune tesi di laurea su questo importantissimo personaggio. Oggi, bisogna accontentarsi di quello che passa il convento locale, quello gestito dalle scienze e sapienze confuse; quello allegro e spensierato, vagabondo e nomade, errante e non narrante di verità sconosciute, segrete, vere primizie per apprezzare sempre e meglio un uomo che ha rifuggito gli onori, le glorie, le pompe e, oggi, certamente, rifiuterebbe anche quella santità forzata che alcuni gli stanno cucendo addosso.
Comunque, il testo in circolazione merita di essere letto solo da coloro che sono a digiuno della materia e del personaggio. Serve per infarinare i molti gravinesi che non conoscono i loro figli migliori. Che non conoscono a sufficienza la storia della terra che li ha generati, perché il gravinese è stato sempre molto superficiale, poco attento a custodire gelosamente il proprio campanile. Purtroppo, non gli si può fare una colpa se è stato cresciuto e abituato a vivere i giorni della propria vita fra l’indifferenza e il cinismo, fra l’apatia e il menefreghismo. E’ stato educato all’incultura propinata da una classe dominante di politici senza volto, né arte e né parte. Per il resto, il mediocre opuscolo, forse, arricchirà di gloria personale qualcuno ma poco servirà a raggiungere la santificazione sperata di Benedetto XIII.
L’augurio e l’auspicio dei gravinesi, dei pugliesi e dei cattolici deve essere quello di veder salire agli onori degli altari l’umile frate domenicano Vincenzo Maria Orsini. Se ciò non accadrà, significherà che è stata venduta una santità a buon mercato, che non ha portato beneficio alcuno, poiché la santità vera, soprattutto se nascosta, è quella fatta di miracoli e di prodigi sperimentati personalmente e quotidianamente. Quella che più conta, al di là di certe forzature con la storia, con i tempi e con gli uomini, peggio se contro la storia, contro gli uomini e contro i tempi.