di Tommaso Manzillo
I lavori di restauro dell’altare maggiore (1716) della chiesa dell’Addolorata di Galatina, iniziati lo scorso 10 gennaio ed eseguiti dalla ditta DEA XXI soc. coop. a r. l. di Lecce, assumono, quest’anno, un significato importante nella storia dell’Arciconfraternita “Beata Vergine Maria Dei Sette Dolori”, ivi presente, ricorrendo il terzo centenario dalla sua fondazione.
Dopo un terzo del lavoro di pulitura, si può già ammirare stupendamente quell’intreccio di oro e argento che lo arricchiscono, abbracciando tutte le statue in pietra dei santi protettori della confraternita e, in particolare, la nicchia dove è custodita la statua in legno policromo dell’Addolorata, conferendo all’insieme una maggiore luminosità. Per chi assiste assiduamente alle funzioni religiose, quell’altare offre a noi, e al visitatore di passaggio presso la chiesa, sempre nuove sorprese, come molte volte mons. Aldo Santoro ha sottolineato alla fine delle celebrazioni eucaristiche.
Oltre all’altare, stanno tornando all’antico splendore le tele della Via Matris, situate nelle apposite teche ovali della navata centrale. Oramai sono quattro quelle già restaurate, mentre altre due sono state consegnate per poterle, fra qualche mese, contemplare nel loro insieme.
Nel libro di Antonaci, La chiesa dell’Addolorata di Galatina (1967), è riportato che la confraternita “ha avuto origine dalla Congregazione ch’era situata nel Convento dei PP. Domenicani (chiesa del collegio, ndr) di questa Città sotto il titolo di S. Caterina di Siena e coll’abolimento dell’istessa colla occasione del nuovo fabrico della Chiesa di detti PP. accaduto verso la decadenza del secolo passato (XVII sec., ndr), i Fratelli di d° Oratorio di Siena, pensarono pietosamente dividersino perché molti, e stabilire due Oratori, o sia Congregazioni […] uno sotto il titolo della Vergine Addolorata, e l’altro sotto il titolo delle Anime del Purgatorio”.
Quindi, sul finire del XVII secolo, i confratelli usavano riunirsi in quei locali dove successivamente (1710) sorse la chiesa dell’Addolorata, mentre solo nel 1711 fu aggregata all’Ordine dei Servi di Maria, con bolla datata da Parma e firmata nell’agosto di quello stesso anno da fr. Giovanni Bertazzoli, Generale dell’Ordine. Il fondatore della confraternita fu il canonico don Nino Scalfo, che divenne il primo padre spirituale, mentre ottenne il riconoscimento giuridico soltanto il 16 ottobre 1776, con Regio Assenso firmato dal re Ferdinando IV di Borbone, dopo che nel 1759 era per sciogliersi dietro gli ordini perentori del regno di Napoli che richiedeva la compilazione degli statuti e atti di aggregazione.
Nel 1963, con atto del Capo dello Stato, la chiesa fu elevata ad Ente Morale e nel 1966 si ebbe l’elevazione al titolo di arciconfraternita, con decreto del Segretario di Stato Vaticano, card. Cicognani, firmato il 1° marzo, quando Rettore era il molto rev.do mons. Mario Rossetti.
La storia delle confraternite affonda le radici in pieno Medioevo, ad opera degli ordini mendicanti, soprattutto francescani e domenicani, che esercitavano un’enorme influenza sul laicato e sulla vita religiosa delle masse, proprio attraverso l’organizzazione di gruppi di penitenti, di confraternite e di congregazioni pie (Miccoli G., L’Italia religiosa, in Storia d’Italia, collana de Il Sole 24 Ore, Giulio Einaudi Editore, Torino, pag. 793 e ss.). L’origine dell’Ordine dei Servi di Maria, cui la nostra confraternita fa parte oramai da tre secoli, è riportata nel testo del documento di aggregazione, raccontando dell’apparizione della Madonna, nella sera del venerdì santo del 1240, ai Fondatori dell’Ordine stesso, in una grotta del Monte Senario, vestita con abito nero e “col volto emaciato dal dolore”, a ricordo dei dolori che Ella patì per la crudele morte in croce del Suo Figlio Unigenito.
A Galatina, la devozione verso la Madre Desolata e il Suo Figlio Morto è vissuta ancora in maniera silenziosa e pacata, con la folla muta al passare delle statue nella mattina del sabato santo, senza quelle manifestazioni esteriori, figlie di una tradizione di folklore e di puro richiamo turistico, piuttosto che atti di vera fede.
Tra i doveri dei consociati al Pio Sodalizio della Beata Vergine Maria Dei Sette Dolori, vi è quello di prendere parte alle solenni funzioni religiose che si tengono durante il Solenne Settenario in Onore alla Madonna, all’ora di adorazione eucaristica il giovedì santo, alla partecipazione nella Via Crucis cittadina della sera del venerdì santo e alla processione della mattina del sabato santo con le statue del Cristo Morto e della Desolata. Obbligatoria, perché sancito dalla Chiesa, la partecipazione alle processioni del Corpus Domini e dei Santi Patroni, Pietro e Paolo.
L’abito maschile consiste in un sacco di colore nero, portando nei lombi una fascia di colore rosso, mentre sul capo va un cappuccio che lascia libero il volto, fermato da una corona di spine. Sul petto una placca cromata raffigurante un cuore trafitto da una spada. Le consorelle indossano un abito nero con uno scapolare nero da cui pende una placchetta cromata, sullo stile di quella usata dai confratelli. La caratteristica distintiva dell’abito è il richiamo alla meditazione della Passione del Cristo e dei dolori della Madonna.
L’arciconfraternita si prende cura anche dei confratelli e consorelle defunti presso la cappella cimiteriale, dove riposano anche le spoglie mortali del canonico don Antonio Albanese, molto caro alla confraternita. L’attuale amministrazione è affidata al Priore, Biagio Buccella, coadiuvato dal Primo Assistente, Donato Buccella e dal Secondo Assistente Michele Forte. Questi hanno nominato come Cassiere Gaetano Valente, figura storica della confraternita fin dal 1943, come Segretario Luca Trono e Maestro dei Novizi Donato Lattarulo e Laura Tundo, coinvolgendo, in tal modo, anche le donne nella gestione della vita amministrativa confraternale.
La vita di questa congregazione è scandita dal verbale delle Assemblee, dove sono riportati tutti i fatti dell’associazione, tra i quali meritano una menzione quello della vertenza con la congrega delle Anime del Purgatorio, circa la precedenza nelle processioni e quella riguardante il ripristino dell’uso della musica durante le processioni, dopo una prima abolizione, perché “si è veduto, con replicate esperienze, che a’ giorni nostri è un’occasione funesta di scandali, ed irriverenze; perché la melodia musicale, e vocale in vece di far l’effetto di sopra espresso (cioè di destare maggiore devozione) non fa altro che eccitare una vana curiosità, ed una dilettazione del tutto mondana”.
Quest’anno nella chiesa dell’Addolorata si contemplano i Dolori della Madonna a partire da giovedì 7 aprile, con un solette Settenario, per concludersi venerdì 15 aprile con la festa in onore alla Beata Vergine Maria dei Sette Dolori, con una solenne celebrazione eucaristica alla presenza di S.E. mons. Arcivescovo di Otranto Donato Negro, che accoglierà i nuovi confratelli e consorelle nel Pio Sodalizio. La meditazione sulla Passione del Cristo proseguirà nei giorni della settimana santa con la Pia Pratica meditata della Via Crucis, che si svolgerà dopo la tradizionale “chiamata della Madonna”, in chiesa madre dalle ore 20.30 del venerdì santo. Il mattino seguente, alle ore 6.00, si terrà la tradizionale processione cittadina del Cristo Morto e della Desolata, con l’intervento del clero e di tutte le autorità civili e militari. Al rientro, mons. Aldo Santoro, parroco della chiesa madre e Rettore pro-tempore, data la perdurante indisponibilità di mons. Antonio Antonaci, dopo un breve pensiero, impartirà a tutta la cittadinanza la benedizione con gli auguri pasquali.
molto profondo ed estremamente interessante, ma io cercavo il testo per una Adorazione Eucaristica in onore dei sette padre fondatori dell0Ordine dei Servi di Santa Maria e quindi tutto questo non mi serva a nulla. comunque grazie Piero diacono