di Armando Polito
Credo di aver dimostrato abbastanza in precedenti post sull’argomento la maggiore espressività del cosiddetto dialetto, mettendone in risalto, rispetto alla lingua nazionale, almeno nei casi esaminati, ora la pregnanza semantica più netta ora la più spinta e suggestiva capacità di traslazione metaforica.
La voce di cui mi occuperò oggi (strulicàre), invece, denota una raffinatezza (che non è sofisticatezza) contrastante con la primitività del sinonimo italiano (borbottare).
Comincio proprio da quest’ultimo per dire che si tratta di una voce onomatopeica, appartenente, cioè a quella categoria di parole che, nate per imitazione, probabilmente sono tra le più antiche; come il bambino apprende il linguaggio sostanzialmente per imitazione, così l’Umanità avrà creato le prime rudimentali parole imitando i suoni che sentiva in natura e nel corso dei millenni percorso un cammino che alla fine l’ha svincolata quasi completamente dalla servitù significante/significato (i linguisti definiscono questo arbitrarietà del segno).
E strulicare? Anche per lei parla l’etimologia. In realtà essa trova corrispondenza formale nell’italiano astrologare la cui prima attestazione letteraria risale al XIV° secolo e più precisamente a Franco Sacchetti (Trecentonovelle, CLI1) nel senso di interpretare gli astri e, più genericamente, indovinare. La forma con aferesi strologare, nel senso leggermente diverso di tirare ad indovinare trova attestazione più tardi, nel XVI° secolo, in Pietro Aretino (Dialogo, Prima giornata2) e in tempi a noi più vicini (XIX° secolo) in Giovanni Verga (Mastro don Gesualdo3 e Novelle rusticane, Il mistero4).
Oggi astrologare è usato nel senso (cito, per tutti, dal Dizionario De Mauro) di esercitare l’astrologia e in quello di fare congetture, fantasticare; e strologare, oltre che in quelli appena detti, anche di lambiccarsi il cervello, spremersi le meningi per trovare una soluzione o per dedurre qualcosa dagli indizi esistenti; fantasticare, far castelli in aria.
Pur avendo la stessa origine, il nostro strulicàre è usato nel significato, più profondo, di dire parole incomprensibili (da qui la valenza ironica, nonostante la credulità popolare, nei confronti di astrologhi, indovini, maghi e simili), spesso ad arte (da qui la valenza furbesca) per mascherare la reazione ad un rimbrotto o inconsapevolmente (da qui la violenza pietosa) per farneticare, vaneggiare (la free sta lu face strulicàre=la febbre lo sta facendo farneticare).
Da una sola parola, che, tramite strologare, mostra di avere pure nobiltà letteraria, traspaiono tanti aspetti dell’umanità, laddove borbottare appare quasi come un rumore animalesco e non basta a rendere la complessità e profondità concettuale, che è poi culturale, della voce dialettale.
* Per sapere cosa dice il mago provate a leggere ogni parola all’inverso…e capirete perché ne ometto, questa volta, la traduzione in italiano.
** Ehi, mago, sono venuto per sentirti astrologare, non strulicare!
______
1 Fazio da Pisa volendo astrologare e indovinare innanzi a molti valentri uomeni, da Franco Sacchetti è confuso per molte ragioni a lui assegnate per forma che non seppe mai rispondere. Più avanti: Tu di’ ben vero che io l’ho vinta con ragione, e che tu e molti altri astronomachi con vostre fantasìe volete astrologare e indovinare.
2 Un officiale, un che d’uffici aveva presso a duemilia ducati di camera d’entrata, era innamorato di me sì bestialmente che ne purgava i suoi peccati. Costui spendeva a lune: e bisognava strologare, ti so dire, chi ne voleva cavare, quando egli non era in capriccio di darti.
3 Parte II, 3: Poi si diedero a strologare i numeri del lotto insieme a donna Bellonia, ch’era corsa a prendere il libro di Rutilio Benincasa; parte III, 2: Finora erano ragazzate; sciocchezze da riderci sopra, o prenderli a scappellotti tutt’e due, la signorina che mettevasi alla finestra per veder volare le mosche, e il ragazzo che stava a strologare da lontano, di cui vedevasi il cappello di paglia al disopra del muricciuolo o della siepe, ronzando intorno alla casina, nascondendosi fra le piante. Va notato che in questo secondo brano strologare ha il significato di fantasticare.
4 Tutto il villaggio impazzì a strogolare i numeri di quel fatto: ma chi ci vinse l’ambo fu solo la gnà Venera.
un bellssimo termine questo di oggi, davvero in estinzione! Non avrei mai pensato a questa derivazione. E quale sarà la differenza con l’altro termine adoperato in casi molto simili:”sparliggiare”. Mi viene in mente, ma non so se possa essere vero, che “strulicare” comporti un tono di voce monotono, continuo, senza senso. Il secondo invece è riferito con toni esasperati, timbro di voce alto, ma con un senso in ciò che si grida, pur se non condiviso da chi ascolta. Ed ancora, se il primo è espressione di malattia mentale, acuta o cronica che sia, il secondo non ha alcunchè di patologico. Attendo tuoi lumi, caro Armando
(Marcello)
Una di quelle parole che hanno sempre incuriosito pure me. Le precisazioni di Marcello mi paiono giuste, tranne forse il fatto che uno dei due termini (strulicare o sparliggiare) implichi la malattia mentale, tutti strolicano, e tutti sparleggiano ogni tanto, per quanto ne sappia. Ma è pur vero che tutti siamo pazzi. :)
A quanto ne so ha ragione Pier Paolo, nel senso che strulicàre non implica necessariamente uno stato mentale patologico, cosa che avviene, invece, per sparliggiàre (può darsi che Marcello sia rimasto imbrigliato nella sequenza primo/secondo).
“Sta sparlièggi”, infatti, significa “stai dando segni di squilibrio mentale”.
Ma sparliggiàre nel dialetto neretino viene usato anche con valore transitivo nel senso di smarrire. L’etimologia di quest’ultimo richiede un discorso piuttosto lungo, per cui ne tratterò nel prossimo post (ora i lettori sanno con chi prendersela…)
Avevo nel frattempo rivisto il mio commento alle parole di Marcello, intuendo che forse aveva invertito la sequenza come nota Armando. Ma anche sparliggiare mi pareva non implicare la follia, se non intesa nel senso blando di vaneggiare. Sparliggiare a me pare significhi parlare a vanvera o a sproloquio in stato alterato (per lo più dalla rabbia) e per conseguenza sembrare un folle. Da qui il senso a volte si allarga anche ai comportamenti e alle azioni, per cui sparliggiare va a significare “comportarsi come un folle”. In ogni caso, professore, ora le tocca far chiarezza con un discorso apposito che con ansia attendiamo ;)
Mi viene in mente un altro dettaglio: sparliggiare ha a che fare con il “parlare”? Se è così potrebbe significare perdere il filo del logos, che appunto è tanto la parola quanto il discorso e la ragione in generale. Cosa che potrebbe spiegare il doppio richiamo al parlare a vanvera e alla follia. Sono domande, che spero trovino appagamento nel chiarimento che ci darai. Grazie
un soggetto affetto da arteriosclèrosi cerebrale o colpito da un ictus cerebrale spesso blatera, con termini insensati, parole alla rinfusa, per lo più in soliloquio. I familiari indicano quello stato, presente anche nelle ore notturne, con “strulicare, sta stròlica”. Per questo ritengo che si tratti di uno stato patologico, che per traslato si applica a chi parla da solo, dicendo frasi senza senso. In verità il verbo mi pare si applichi anche al piccolino che inizia a parlare e che gorgheggia o balbetta, tanto che si dice “sta zzacca a strulicare”. In entrambi i casi manca il logos o la ragione evidenziati da Pier Paolo