di Armando Polito
Ho avuto più volte occasione di sottolineare come molto spesso una voce dialettale abbia connotati di maggiore precisione, una gamma più ampia di riferimenti semantici e riveli una creatività oserei dire poetica (anche se il più delle volte trae origini concrete da elementi naturali o dal mondo del lavoro che in passato era esclusivamente contadino), superiore alla corrispondente usata nel linguaggio comune o alla tecnico-specialistica di quello scientifico.
Così slogàre significa provocare una distorsione o anche una lussazione di un’articolazione. Se consideriamo la sua etimologia la troviamo di una semplicità e, soprattutto, genericità disarmante: da ex privativa+locàre=porre fuori (locàre è da locus=luogo). Non sono da meno i due nomi dei due tipi di slogatura: distorsione è dal latino tardo distorsiòne(m), composto da dis=qua e là + torsio=torsione, dal classico torquère=torcere; lussazione è dal latino tardo luxatiòne(m), dal classico luxus=spostato.
Il dialetto neretino per esprimere gli stessi concetti usa spinulàre, dal latino tardo spìnula, diminutivo del classico spina=spina, soprattutto con riferimento al dito della mano o del piede (m’àggiu spinulàtu lu tìscitu). L’articolazione protagonista dell’incidente viene paragonata ad una piccola spina, ma il dettaglio botanico di partenza probabilmente si era già arricchito di significati traslati se per esempio, spinièddhu a Nardò è lo zipolo della botte e spìngula è sinonimo di spilla1; se a Tricase spìnula (tal quale la voce latina prima citata) era2 il perno di legno che univa la stiva al dentale dell’aratro di legno e a Castro la stessa voce è (con prevalenza dell’idea della spina su quella della spiga) sinonimo di spigola3.
Tutto chiaro? Nemmeno per sogno! E chi ci assicura, infatti, che spinulàre non derivi da s– estrattiva+pinolo (anche se quest’ultimo nel dialetto neretino è pignòlu, per cui mi sarei aspettato spignulàre) ? Cos’è, infatti, il pinolo se non una sorta di articolazione delle scaglie della pigna? Tuttavia, dopo questo triplice interrogativo una cosa è certa: l’assunto iniziale (la maggiore creatività del dialetto, etc. etc.) risulta, comunque, confermato.
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1 Spilla è dal citato latino tardo spìnula(m) attraverso la trafila: spìnula(m)>spinla(m) (sincope di –u-)>spilla (assimilazione –nl>-ll-). La voce neretina comporta, invece, un latino *spìngula, incrocio fra spìnula> e il basso latino spìcula (diminutivo di spica=spiga), come è avvenuto pure nel francese épingle.
2 Ho usato l’imperfetto anche perché le poche botti residue ormai sono dotate di rubinetto. Ma se la voce dialettale spinièddhu è destinato a scomparire insieme con l’oggetto, in ottima salute, invece, rimangono il fratello italiano spinello e la comune madre spina nei suoi vari significati tra cui anche quello che assume, simile a spinièddhu, nel nesso birra alla spina.
3 La spigola (da spiga, per le spine a raggio nelle pinne dorsali) in Calabria è spìnula, in Campania, Abruzzo e Toscana è spìnola.