di Giovanna Falco
Kia + Gigi 12/10/10 Gigi ti amo by la tua Kia.
Kia conosci la storia del marmo su cui hai immortalato la tua dichiarazione d’amore? Lo sai che Sigismondo Castromediano, quell’omone in bronzo che porge un libro, non è solo il nome del Museo visitato durante qualche gita scolastica? Lo sai che hai impresso la tua firma a fianco a un elenco di nomi di persone che nel 1848 hanno sacrificato la loro libertà per perseguire un ideale?
E che dire dei tanti altri “geroglifici” che imbrattano il monumento a Sigismondo Castromediano, posto al centro della piazzetta omonima sita a metà strada tra Palazzo Carafa e Palazzo dei Celestini? Per non parlare della macabra ridipintura delle unghie della statua della Libertà!
Cari amministratori, perché in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia non ponete rimedio a questi atti di tracotanza giovanile, ripulendo il monumento dedicato agli avvenimenti che in Terra d’Otranto ne hanno permessa l’attuazione? Giacché, potreste correggere gli strafalcioni compiuti da chi in seguito ha messo mano al monumento, trasferendo ai posteri un’errata memoria: per cui Maurizio Casaburi e Francesco Erario, operai di Manduria condannati a nove anni di ferri, passano ai posteri come M. Casapuri e F. Isario, e il leccese don Giovanni De Michele, condannato a tre anni di carcere, è eternato come O. De Michele.
Ci si chiede, inoltre, perché sulla base del monumento è riportata la data MDCCCXII: non si riferisce ad alcun episodio della vita di Castromediano, nato il 20 gennaio 1811 e morto il 20 agosto 1895!
Eppure, nell’accorato discorso inaugurale del monumento a Sigismondo Castromediano, il 4 giugno 1905, Giuseppe Pellegrino declamava: «Noi abbiamo collocato il monumento, qui, nel cuore della città perché i cittadini passando in tutti i giorni, in tutte le ore, possano dire: l’immagine d’un gran galantuomo e d’un grande italiano. Ispiriamoci a lui», e ancora: «Questo monumento sarà monito e ispirazione, testimonianza ed incitamento. Esso dirà le ansie secolari e i dolori del servaggio; dirà l’epiche lotte e le magnanime audacie; dirà le speranze e gli sconforti; le amarezze delle sconfitte e i tripudi delle vittorie. Dirà ancora, che il popolo del Salento ha pagato largamente e degnamente il suo tributo di patriottismo, alla grande causa della redenzione della Patria»[1].
Tutto questo Kia non lo sa e, a quanto pare, i nostri amministratori ne hanno persa memoria.
[1] R. DOLCE PELLEGRINO, Il monumento a Sigismondo Castromediano nel carteggio Savio – Pellegrino, in «La Zagaglia: rassegna di scienze, lettere ed arti», a. III, n. 10 (giugno 1961), pp. 52-65: p. 65.
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