La Malamara di Giuseppe Triarico (Lupo editore)
a cura di Stefano Donno
Dall’adolescenza all’età adulta, il tempo inarrestabile trascina via
con sé ogni magia e svela impietoso la forza distruttiva delle
passioni, mette a nudo fragilità e rancori, scardina la purezza degli
affetti adolescenziali che hanno nutrito un mondo, disperdendolo.
È la storia di “quelli del Paisiello”, narrata in chiave di
contrappunto tra passato e presente, quasi in una corsa che ha la
rapidità degli anni e l’intensità del vivere.
Fausto e Rocco, Sandro e Antonia – legati da un’amicizia esclusiva e
totalizzante – vivono, gioiscono e soffrono insieme, in una dimensione
che credono inattaccabile ma che non li risparmia dalla solitudine,
dall’irrequietezza e dal tormento.
L’insidia della MalaMara, quel misto di felicità e dolore, quel
chiedere sempre qualcosa in più che in vario modo si insinua nella
loro formazione, finisce col vincolarli ad un eterno presente,
rendendoli adulti incapaci di confrontarsi con la realtà a viso aperto
e vittime di una logica che – per eccesso di amore – si manifesta
devastante.
Una storia ambientata nel Salento, ma che può essersi svolta ovunque
coinvolgendo una stessa generazione e toccando gli stessi tasti, per
questo intrigante quanto basta a suscitare riflessione e ad accogliere
il monito rivolto a chi di quella generazione è erede.
Nato nel 1977 a Noci, ma è cresciuto a San Donaci. Architetto, si
divide per lavoro tra il Salento e le sue terre natìe. Ama i film di
Fellini e quelli con Marlon Brando. Suona la batteria in una cover
band di amici. Spesso accusato di affabulazione illecita dalla prima
persona a cui è dedicato questo romanzo; sottovalutato nelle abilità
calcistiche dalle altre due.