UNO SCIENZIATO GRAVINESE SENATORE DEL REGNO
di Giuseppe Massari
Nell’ambito delle manifestazioni celebrative per i 150 anni dell’Unità d’Italia predisposte dal Comune di Gravina in Puglia ve n’è una che assumerà un carattere di particolare importanza e solennità. Sarà quella in cui sarà ricordata la figura di Arcangelo Scacchi, eminente scienziato mineralista e cristallografo di fama internazionale, che, per meriti scientifici, fu nominato, il 20 gennaio 1861, Senatore a vita del Regno.
Di questo luminare, il presidente dell’aula di Palazzo Madama, Domenico Farini, ebbe a dire: “fra gli uomini chiarissimi che nel gennaio 1861, annessa Napoli, vennero ascritti al Senato, era Arcangelo Scacchi, il quale nato a Gravina di Puglia il 10 febbraio 1810, da molti anni nell’ateneo professava la mineralogia ed alla napoletana Accademia delle scienze apparteneva. Scienziato di fama più che italiana, qui lo si ammetteva anche per i meriti singolari che cotesta fama gli avevano, a decoro della patria, procacciata”.
Sempre lo stesso presidente, in un altro passaggio di un suo intervento, ribadì ancora meglio la vocazione di Arcangelo Scacchi che si era speso per la scienza. “Allo studio della medicina voltosi in gioventù, ne conseguì la laurea il 1831. Nel tempo istesso invaghito delle scienze naturali si mise dentro allo studio di esse tanto, che in non lungo volgere di tempo, già noto per frequenti e dotte pubblicazioni, poté con pubblico concorso nel 1844, da interino che era da due anni, venire nominato professore di mineralogia e direttore del Museo mineralogico. Al congresso degli scienziati nel 1845 la cresciuta rinomanza lo designò per segretario della sezione di mineralogia e geologia. Gli scritti suoi di mineralogia, di geologia, di cristallografia non che commentare non sta a me lo enumerare. Io posso sì, avvertire che egli, spinto da nobile pungolo, indefessamente studiò, osservò pazientemente, pazientemente sperimentò; debbo ricordare che il naturale acume e la diuturna osservazione ebbero ricompensa di notevoli scoperte che gli meritarono l’essere annoverato alle più insigni Accademie nostrane e straniere: prova di quanto valente ed altamente reputato egli fosse in casa e fuori. Per questo lo scorso anno, celebrandosi il cinquantesimo del suo insegnare, italiani e forastieri andarono a gara nel fargli omaggio di stima grandissima e di affetto. Discepoli e colleghi gli avevano sempre mostrato devozione, anzi venerazione; ed egli, o fosse consigliere ordinario di pubblica istruzione in Napoli, o preside della facoltà, o rettore dell’Università, aveva volto il tempo e le più amorevoli cure allo incremento degli studi, alla tutela degli studenti e degli insegnanti”.
Ricercatore e studioso di minerali, fu più volte rettore dell’Università di Napoli, dove si era trasferito sin dalla giovane età per laurearsi e continuare nei suoi studi; presidente della Società delle Scienze, dal 1875 al 1893, anno della sua morte. Autore di numerose pubblicazioni, instancabile ricercatore, varcò, molto spesso, i confini stranieri tant’è che sono numerose le testimonianze epistolari, scaturite da questi interscambi con altre nazioni, conservate presso il museo della Fondazione Pomarici – Santomasi, dove, da anni, è stata allestita una sezione speciale riservata agli uomini illustri della città, tra cui anche una dedicata a lui.
Oltre a questo, Gravina gli è stata debitamente riconoscente dedicandogli una statua in pietra posizionata nell’omonima piazza. In passato, gli fu intitolato il Regio Ginnasio che aveva la sua sede presso il seminario vescovile. Successivamente, quando questo istituto fu soppresso, la sua azione, il suo ricordo fu consegnato alla memoria con l’intestargli un edificio scolastico adibito a direzione didattica elementare. Fuori dai confini cittadini vi sono testimonianze egregie che ne perpetuano il ricordo.
A Bari vi è il rinomato Liceo scientifico che porta il suo nome. A Napoli, nel cimitero di Capodimonte si conserva il busto che adorna il monumento funebre.
Dinanzi a questo pilastro di scienza e di umanità, Gravina si ritroverà non solo per la coincidenza delle celebrazioni unitarie, ma anche per un altro debito di riconoscenza. L’anno scorso cadevano i duecento anni dalla nascita. Sembrò cadere nel vuoto del dimenticatoio ogni forma di celebrazione. Invece, fu pensato di far slittare tutto all’anno corrente, organizzando un convegno, alla presenza di eminenti suoi colleghi, per dare maggiore risalto al ricordo e alla figura di un uomo che ha portato alto il nome del suo casato, della sua vita, della sua lunga professione, del suo ingegno, del suo genio e della sua città.