La ricerca dei vitigni perduti nell’arca della biodiversità del Salento leccese
di Antonio Bruno
La biodiversità stata finora sottovalutata ma la perdita della varietà di specie, sia vegetali che animali, sta facendo saltare gli equilibri dell’ecosistema del Salento leccese che a lungo andare, potrebbe causare un macro danno al sistema economico-culturale del nostro territorio. La biodiversità è in grado di offrire una molteplicità di vantaggi all’uomo quali la stabilità degli equilibri climatici, l’incremento dell’attrazione turistica grazie alla diversità del paesaggio e soprattutto l’aumento delle risorse e il loro potenziale di sfruttamento economico. In questa nota una proposta per conservare la biodiversità del Salento leccese
La telefonata di Antonio Venneri
Ieri mi ha chiamato Antonio Venneri, un mio amico, che dopo la sua firma con orgoglio aggiunge la qualifica “contadino”. Cosa voleva? Mi ha riferito di un contatto con un vignaiolo che gli ha dato delle barbatelle di Vite di varietà Zagarese. Naturalmente mi ha chiesto di sapere qualcosa su questa varietà. Gli ho promesso una ricerca che ho condotto e che riporto per soddisfare la sua e la vostra curiosità.
Alla ricerca dei vitigni perduti
Antonio Venneri è in perfetta sintonia con la tendenza in atto della ricerca dei cosiddetti vitigni locali (o autoctoni) per recuperare qualità, e perchè spesso sono oggetto dello studio dell’ archeobotanica in quanto in gran parte scomparsi. Nel Salento leccese la vite ha avuto un ruolo fondamentale anche se dobbiamo prendere atto che oggi è quasi estinta. Sarebbe interessante che in questo tempo di tutela della biodiversità si mettesse in atto una ricerca finalizzata a “censire” quello che ormai rimane del ricco patrimonio di vitigni, locali, che invece oggi sono veri “fossili” viventi, che rischiano l’estinzione.
Antonio Venneri ha trovato queste barbatelle di Zagarese prima che non rimanga più traccia di vigna o prima della scomparsa del vignaiolo che l’ha custodita. Spero che ci siano delle altre vigne da salvare prima che sia troppo tardi nonostante la consapevolezza che quello che riusciremo a trovare sarà solo una minima parte di quello che una volta poteva esserci e questo perchè i vitigni non lasciano fossili.
Il vitigno primitivo è identico al vitigno Zagarese?
Emerge dalla letteratura che diversi ampelografi hanno sostenuto l’identicità del Primitivo con altri vitigni, in particolare con lo Zagarese che invece dalle fonti in possesso, prima dell’invasione fillosserica, era decisamente più diffuso del Primitivo.
Le differenze tra il vitigno Zagarese e il vitigno Primitivo
Il prof. Michele Vitagliano, ha decisamente dimostrato che è inesatto affermare che lo Zagarese è identico al Primitivo in quanto il vitigno Zagarese ha un portamento più modesto, mentre i tralci tendono a poggiarsi sul terreno se non sono affidati ad un sostegno, all’opposto di quelli del Primitivo che sono eretti; l’uva dello Zagarese, rispetto a quella del Primitivo, matura in epoca più tardiva (nel Tarantino si verifica nella terza decade di settembre); la produzione è molto scarsa; il grappolo è piuttosto piccolo, tendente allo spargolo; l’acino è piccolo e dà un basso rendimento in mosto; il relativo vino, meno colorato del Primitivo, è più alcolico e decisamente aromatico.
Arturo Marescalchi scriveva del vino Zagarese
Per togliere ogni dubbio in merito, si aggiunge quanto scriveva Marescalchi, all’inizio del secolo: “Il Zagarese è di scarsa produttività e dà uva poco resistente al sole ed alle intemperie. Ha un caratteristico aroma che passa integro nel vino.
Il Fonseca fece dei saggi di vini di lusso con quest’uva; ne ebbe vini eccessivamente dolci ed alcolici vendemmiando le uve un po’ appassite sulla pianta; colorito rosso intensissimo, aroma eccessivo, quasi nauseante; con l’invecchiamento però il vino migliora, l’aroma si arrotonda, il sapore si fa armonico; dal 4° anno il vino si fa bevibile e sviluppa gradevole profumo, rammentando i vini liquorosi spagnoli, Malaga e Porto.
Notava il Fonseca che questo vino, se invecchiato oltre i 4 anni, potrebbe divenire un eccellente vino liquoroso senza concia.”
L’ Istituto Tecnico Agrario “Giovanni Presta” di Lecce deve imitare Pomona
Io davvero non so se Antonio Venneri di Melissano del Salento leccese metterà a dimora il vitigno Zagarese, sono valutazioni che deve fare lui, che fanno parte delle decisioni di un imprenditore agricolo. Io so solamente che se quel vignaiolo che ha contattato Antonio Venneri fosse venuto meno, con lui se ne sarebbe andato per sempre un pezzetto della nostra storia.
Mi rivolgo ai saperi di questo territorio e specificamente all’Istituto Tecnico Agrario “Giovanni Presta” di Lecce affinché divenga custode di biodiversità. Dobbiamo copiare le buone pratiche, dobbiamo imitare l’Associazione nazionale per la valorizzazione della agrobiodiversità che è in Contrada Figazzano, numero 114 cap 72014 a Cisternino (BR) tel. (+39) 080.431.78.06 pomona@pomonaonlus .it
Il segreto che ho scoperto
Il segreto è la lezione elementare di Paolo Belloni, 61 anni, fotoreporter per mestiere e contadino-filosofo per vocazione. Lui questo segreto l’ha rubato alla natura: “selvatico e domestico dimorano fianco a fianco, perché la garanzia di sopravvivenza è la complessità”
Dobbiamo imitare le braccia di Paolo Belloni che lavorano la terra. Paolo Belloni presidente dell´associazione POMONA e “padre” di questo museo vivente è al fianco di Hila Ndereke, contadino albanese di 50 anni.
Due persone da sole hanno fatto l’arca della biodiversità del Salento Brindisino, chissà se dopo questo scritto voi amici che leggete le mie povere parole magari sarete presi dalla sana euforia di darmi una mano a costituire la stessa cosa nell’Azienda Panareo dell’Istituto Tecnico Agrario “Giovanni Presta” di Lecce. Un arca a cui attingere materiale per la coltivazione!
Il guadagno assicurato
Guardare, toccare, annusare, sentire, gustare, è il punto di partenza per chi ama avvicinarsi alla natura. E’ un mondo di stupore, di continua meraviglia. Ogni elemento è indispensabile sia per l’equilibrio sia per la percezione olistica del paesaggio. Le piante trasmettono l’armonia del loro equilibrio a chi, con massimo rispetto, intende osservarle e toccarle. Il museo vivente delle piante del Salento leccese quindi sarebbe il luogo bellissimo, avrebbe una natura suggestiva ricca di evocazioni storiche e letterarie. Ci sono tutti gli ingredienti per una fruizione turistica da incoraggiare e valorizzare. Una fonte di guadagno per la scuola da investire per il miglioramento dell’offerta formativa. Mi darai una mano?
Bibliografia
Giuseppe Francioni Vespoli, Itinerario per lo regno delle due Sicilie, Anno 1828
Bitetto, il vino Zagarese è un famoso prodotto dei suoi vigneti
Giovanni Jatta, Cenno storico sull’antichissima cittla di Ruvo nella Peucezia:
Si fa pure il cosi detto vino zagarese , il quale è un vino dolce piuttosto di uva nera picciola e minuta clic ha molto vigore e molta fraganza. È quello stesso vino che si fa anche sulla collina di Fosillipo , ed è denominato cacamosca molto in Napoli pregiato.
Michele Garruba, Serie critica de’sacri pastori Baresi – Pagina 720 anno 1844: Sono apprezzati i suoi vini, specialmente lo zagarese ed il moscato.
Guglielmo Gasparrini, Breve raggluaglio dell’agricoltura e pastorizia del regno di Napoli di qua del Faro anno 1845 Lo zagarese o alicante di bellissimo colore nero carico che si fa in Barletta ed in altro paese della provincia di Bari.
Carlo De Cesare, Delle condizioni economiche e morali delle classi agricole nelle tre province di Puglia, 1859: lo Zagarese o alicante di color nero carico che si fa in Barletta,Trani, Molfetta, Bari, Bitetto e in altri paesi.
Giuseppe de Luca, Il reame delle due Sicilie: descrizione geografica, storica, amministrativa anno 1860: l suolo di questa provincia è assai ben coltivato, e produce principalmente ed in gran copia, grano, olio, mandorle, fichi, cotone, lino, e vini, di cui i più rinomati sono il moscato di Trani, il zagarese di Bitonto, ed il vino bianco …
Parlamento Italiano Atti del Comitato dell’inchiesta industriale (1870-1874):È mestieri quindi d’incoraggiare l’impianto di stabilimenti enologici e di favorire l’esportazione del vino in ragione diretta della quantità e qualità. Non mancano nella provincia vini di speciale aroma, come la malvasia, lo zagarese …
Cosimo De Giorgi, La provincia di Lecce: bozzetti di viaggio 1884: Il miele, il vino zagarese e le uve passe gareggiano di fatto coi migliori ed analoghi prodotti del resto d’Italia. L’albero sacro a Minerva è però il predominante e fornisce dell’olio eccellente.
Colosso Adolfo 1854-1915 Da “Il sito industriale di Adolfo Colosso a Ugento tra storia e patrimonio” di Antonio Monte e Ilaria Montillo, edizioni Crace, 2009: (…)Grazie alle accurate tecniche e l’impegno costante con una presenza assidua, dai campi alla lavorazione, la ditta produceva ottimi vini come lo zagarese, l’ozantino e il moscato, premiati in diverse esposizioni e concorsi enologici.
Girolamo Molon, Ampelografia: descrizione delle migliori varietà di viti per uve da vino, uve da tavola, porta-innesti e produttori diretti, Volume 2 anno 1906: Zagarese. Zagarese nero.
Bollettino dell’arboricultura italiana: Volumi 4-7 anno 1908 Zagarese. — (Fona. 21. — Lic. I, 50; XV, 133. — Jat. 136. — Gram. 22): Tralcio di media grossezza, … Dà un ottimo vino dello stesso nome, liquoroso e molto profumato; si adopera spesso per impartire agli altri vini profumo e colore …
Bollettino della Società geografica italiana anno 1914: Né è a credere, come non pochi fanno, che i nostri vigneti non sieno capaci di dare altro prodotto che vino da taglio. … dà eccellente vino da pasto e da dessert, come la zagarese che dà un vino liquoroso di sapore molto gradito (3).
Arturo Marescalchi, La degustazione e l’apprezzamento dei vini anno 1920: Abbiamo in Italia parecchi vini aromatici: moscati, malvasia, aleatico, brachetto, montepulciano, zagarese, ecc. E abbiamo anche dei gusti particolari, che non sapremmo se proprio appartengono alla categoria degli aromi.
Touring Club Italiano, Guida Gastronomica anno 1931: Vanno indicati come vini pregevoli e conosciuti tanto in Puglia che fuori …lo Zagarese, rosso e dolce da bottiglia.
Accademia dei fisiocritici in Siena. Sezione agraria – 1935 Vini spediti dalla Cantina Sperimentale di Barletta alla Mostra Mercato dei Vini Tipici di Siena da figurare nel … Colosso »: Raffaele Garzia ‘Riccardo Staiano Ugento (Lecce) » » Lecce S. Nicola » Zagarese Rosso vecchio Torre Pinta …
Paolo Monelli, O.P., ossia, Il vero bevitore anno 1963: A Barletta ritrovai lo zagarese nero e dolce che piace tanto ai trevisani, e lo chiedono spesso quando « vanno per ombre » da un’osteria all’altra, e spesso all ‘ombra di zagarese fanno precedere l’ombra di un altro vino pugliese giallo …
D.M. 8 settembre 1965. Elenco dei vitigni atti a dare uve idonee alla produzione di vino base per la preparazione di vini liquorosi. (pubbl. in Gazz. Uff. n. 233 del 16 settembre 1965): Tra gli altri anche il vitigno Zagarese
Vittorio Villavecchia,Gino Eigenmann, Nuovo dizionario di merceologia e chimica applicata, Volume 7:
I vini italiani più conosciuti si possono distinguere, a seconda dei loro caratteri organolettici, nelle seguenti: Vini rossi dolci aromatici caratterizzati dall’aroma speciale dell’uva con cui furono fabbricati … il Zagarese, fatto con l’uva omonima e prodotto essenzialmente nelle Puglie.
Vito Teti, Mangiare meridiano: culture alimentari del Mediterraneo anno 2002: Non è rara la presenza di vigne di una certa estensione con una o più specie di vitigni come l’aglianico, il mantuonico, la malvasia, il moscatello, il guarnaccio, il pizzutello, lo zagarese. Esistono vini di “buona stoffa” e ottima …
Ottavi Ottavio, Vini di lusso, Vermhout e Aceti. C’è citato il vino Zagarese
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Zagarese= Negro amaro + Kosinjot