NOMI DI PIANTE ISPIRATI DAL MONDO ANIMALE (5/6)
Recchia ti sòrice e spina ti sòrice
di Armando Polito
In questa quinta puntata esamineremo due essenze vegetali che evocano il simpatico animaletto la cui coda era stata già messa in campo nella seconda.
Rècchia ti sòrice
nome italiano: orecchio di topo, erba celestina, nontiscordardimè, miosotide dei campi.
nome scientifico: Myosotis arvensis (L). Hill.
famiglia: Borraginaceae
Etimologie: quanto ai nomi italiani per il primo (del quale è fedele trascrizione il nome dialettale) e per il secondo basta la foto; nontiscordardimè è legato ad una leggenda austriaca secondo la quale così avrebbe esclamato all’indirizzo della fidanzata un giovane in procinto di annegare nel Danubio in cui si era tuffato per raccogliere un fiore azzurro che vi galleggiava e che la ragazza voleva avere; il terzo (miosotide) spazza via in un secondo lo struggente clima romantico che si era appena creato, dal momento che esso è dal latino myosòtide(m)1 e questo dal greco muosotìs2 a sua volta formato da mus=topo e us=orecchio. Per il primo componente del mondo scientifico (Myosotis) vale quanto appena detto, arvensis=dei campi. Borraginaceae è forma aggettivale dal latino medioevale borràgo/borràginis.
Spina ti sòrice
nome italiano: pungitopo, rusco.
nome scientifico: Ruscus aculeatus L
famiglia: Liliaceae
Etimologie: per il nome italiano e il dialettale potrebbe valere quella del secolo XVII che lo vuole “perché s’adopra a metterlo attorno a quelle cose che noi vogliam difender da’ topi”3; nonostante le foglie ricordino le orecchie del topo, l’etimologia appena riportata mi appare convincente anche alla luce di quanto a suo tempo (post Detentori di una unicità, con la speranza che non diventi rarità del 5 gennaio u. s.) ebbi a dire di spinapuèrci; rusco è dal latino ruscu(m), voce presente in Plinio4 e Virgilio5; Ruscus è il caso nominativo della voce latina appena ricordata6, aculeatus significa provvisto di aculei; Liliaceae è forma aggettivale da lìlium=giglio.
seconda parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/02/02/nomi-di-piante-ispirati-dal-mondo-animale/
terza parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/02/04/ancora-nomi-di-piante-ispirate-dal-mondo-animale/
quarta parte https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/08/07/la-pianta-dai-fiori-scariosi/
sesta parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/02/10/la-fauna-al-servizio-della-flora-salentina/
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1 Plinio (I° secolo d. C.), Naturalis historia, XXVII, 80.
2 Dioscoride (I° secolo d. C.), De materia medica, II, 183
3 Gilles Ménages, Le origini della lingua italiana, Choüet, Parigi, 1685 pag. 388.
4 Op. cit., XXI, 100: Rusci radix decocta bibitur alternis diebus in calculorum valetudine, et tortuosiore urina, vel cruenta. Radicem pridie erui oportet, postero mane decoqui: ex eo sextarium vini cyathis duobus misceri. Sunt qui et crudam radicem tritam ex aqua bibant: et in totum ad virilis, cauliculis eius ex aceto tritis, nihil utilius putant (Il decotto della radice del rusco viene bevuto a giorni alterni per curare la calcolosi, le difficoltà di minzione e l’ematuria. Bisogna che la radice sia estratta il giorno prima, che la mattina del successivo si prepari il decotto e che esso sia mescolato nella misura di un sestario con due ciati di vino. C’è chi beve anche la radice cruda pestata in acqua; e si ritiene in generale che non ci sia niente di più utile per la virilità dei rametti pestati in aceto); XXIII, 83: Castor oxymyrsinen myrti foliis acutis, ex qua fiunt ruri scopae, ruscum vocavit (Castore chiamò rusco l’ossimirsine dalle foglie acute di mirto, con cui in campagna si fanno le scope).
5 Eclogae, VII, 39-40: Immo ego Sardoniis videar tibi amarior herbis,/horridior rusco, proiecta vilior alga (Dunque io sembravo a te più amaro delle erbe di Sardi, più spinoso del rusco, più vile dell’alga prostrata).
6 Vale la pena ricordare che dalla variante tarda bruscum sono derivati in italiano l’aggettivo brusco e il sostantivo brusca (spazzola dura per strigliare i cavalli). Si ritiene comunemente che il toponimo Brusca in agro di Nardò potrebbe essere collegato alla presenza abbondante (almeno in passato) di questa essenza che sarebbe stata utilizzata per creare rudimentali brusche; tuttavia l’articolo maschile singolare (lu) che al toponimo si accompagna mi fa pensare che l’essenza intervenga indirettamente, nel senso che il riferimento è più probabilmente ad un soprannome di persona legato al mestiere che essa esercitava (stalliere) ed in particolare alla sua specializzazione (strigliatore); insomma, Brusca non sarebbe un toponimo desostantivale (da brusca) ma deverbale (da bruscare).