Solo per ricordare, di Aldo de Bernart

di Paolo Vincenti

Solo per ricordare, di Aldo de Bernart (Tipografia Inguscio e De Vitis, Ruffano), è una piccola plaquette che raccoglie una serie di contributi sparsi, scritti con la acribia e la grande preparazione alle quali ci ha da una vita abituato questo ottuagenario studioso, esperto di storia patria e cultura salentine.

Questa plaquette, stampata fuori commercio in un numero limitato di copie (149), fa parte della collana “Memorabilia” nella quale, da qualche anno a questa parte, il professor de Bernart raccoglie una serie di piacevoli e sempre interessanti chicche, spigolature su avvenimenti di storia locale o su personaggi minori se non minimi e dimenticati del nostro Salento, tranche de vie che sanno sempre catturare la nostra attenzione.

Lavoro pregevole, questo, svolto disinteressatamente, con la sola passione della ricerca e dell’approfondimento, che il de Bernart mette a disposizione di tutti coloro che amano il nostro Salento o sono interessati a scoprire aspetti inediti della storia di Terra d’Otranto.

Il primo contributo è “Nel settantesimo anniversario della morte di Antonio Bortone. 1938-2008”, che riprende un analogo scritto apparso qualche anno fa su NuovAlba, rivista di storia e cultura parabitana di cui de Bernart è assiduo collaboratore. Questo scritto ci fa ricordare la figura di un grande artista salentino del passato, Antonio Bortone da Ruffano, il “mago salentino dello scalpello”, come a de Bernart, primo biografo dell’illustre scultore, piace definirlo.

Sulla prima di copertina del volumetto, compare una foto di Santa Maria di Sombrino, del XIII secolo, in Supersano, e sull’ultima, la casa natale di Antonio Bortone, del 1595, in Ruffano.

Il secondo contributo è “Angoscia di padre”, un vecchissimo scritto apparso sulla rivista leccese “La Zagaglia”, n.15, 1962. Il terzo contributo che è presente in questa raccolta è “La Madonna del Latte-nella chiesa Mater Domini a Ruffano”, che riprende un analogo scritto, “L’antica chiesa di Mater Domini a Ruffano”, pubblicato (sempre nella collana in parola) per conto del Comune di Ruffano, qualche tempo fa, in occasione della inaugurazione del Bosco Occhiazzi, parco naturalistico sito sulla splendida collina della Serra ruffanese. E della deliziosa collinetta, su cui insiste la cappelletta di Mater Domini, Cosimo De Giorgi scrisse anche nei suoi “Bozzetti di viaggio”, come riporta de Bernart, che ricorda anche i versi di Carmelo Arnisi, delicato poeta ruffanese vissuto fra Ottocento e Novecento, dedicati al dolce declivio della Serra e quelli di Leonardo Mascello, un poeta di passaggio da Ruffano nei primi del Novecento, sempre dedicati alla amena collinetta che i ruffanesi conoscono come “Santa Maria della Serra”.

“C’era una volta Torre Suda” è una piccola nota dedicata da de Bernart al poeta ruffanese Nello Borrelli, autore del libro omonimo. L’altro contributo è “Il fantasma di una baronessa”, un ritratto del palazzo baronale di Tuglie e di Isabella Castriota Scanderbeg, che in quella dimora patrizia visse nel Settecento: si tratta di una rielaborazione della relazione che de Bernart tenne in occasione della presentazione, qualche mese fa, in Tuglie, del libro di Ortensio Seclì Tuglie, la storia le storie (Il Laboratorio 2007), e che era stata pubblicata sul numero di dicembre 2007 del giornale dell’amministrazione comunale tugliese  Paese.

L’altro contributo è “Gli antichi riti pasquali – Il sepolcro della Chiesa degli Alcantarini di Parabita –“, che riprende un vecchio scritto pubblicato dal professor de Bernart sulla rivista NuovAlba.

L’ultimo contributo, inedito, è “La tela della Crocifissione di Saverio Lillo nella chiesa parrocchiale di Ruffano”, che fa luce su questa poco nota tela, recentemente restaurata, del settecentesco pittore ruffanese, autore di tutte le tele che adornano la chiesa matrice di Ruffano “Beata M.Vergine”.

Solo per ricordare,  quindi, ai ruffanesi, ai parabitani e a tutti i salentini, l’inestimabile patrimonio culturale di cui noi siamo depositari; ed anche attraverso questo “memento” al quale ci invitano le opere di de Bernart, capiamo che, citando una massima ideata da Alessandro Laporta per una precedente plaquette dell’ottuagenario parente ( Iconografia di San Luigi Gonzaga in Ruffano, 2007), “verba remota vigent oblita gesta nitent”, ossia “le parole antiche rivivono, le opere dimenticate risplendono”.

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