La mazza ti San Giseppu ovvero la malvarosa, il malvone, il rosone

NOMI DI ESSENZE VEGETALI TRA SACRO E PROFANO (3)

La mazza ti San Gisèppu o marvòne o marvaròsa

 

di Armando Polito

Dopo il prete della prima puntata e il monaco della seconda il gioco comincia a farsi pesante con un’essenza che coinvolge un santo particolarmente popolare1.

 

Ecco il resto della scheda:

nomi italiani: malvarosa, malvone, rosone

nome scientifico: Althaea cannabina  L.

nome della famiglia: Malvaceae

Etimologie: mazza ti San Gisèppu è legato al racconto dei vangeli apocrifi, secondo il quale i pretendenti della Vergine dovettero deporre sull’altare una verga e quella portata da Giuseppe, ricavata da un oleandro, germogliò appena deposta, facendo ricadere la scelta su di lui2; marvòne per la voce dialettale e malvone per quella italiana sono accrescitivi, rispettivamente, di marva e di malva; da marva e malva in composizione con rosa sono, rispettivamente, marvaròsa e malvaròsa; rosòne è accrescitivo di rosa; althaea è trascrizione latina del greco althàia, a sua volta dal verbo althàino=curare, con riferimento alle proprietà medicinali della pianta; cannabina significa di canapa, per la somiglianza delle sue foglie a quelle della canapa; malvaceae è forma aggettivale da malva=malva.

Così ne parla Plinio (I° secolo d. C.) nella trattazione dedicata alle varietà di malva: “Molto lodata è l’una e l’altra malva, la coltivata e la selvatica. Due sono le varietà e si riconoscono dalla grandezza delle foglie. La più grande i Greci la chiamano malope3, tra le coltivate; ritengono che l’altra sia chiamata malache4 dalla proprietà di rendere molle il ventre. Ma tra le selvatiche quella che ha la foglia grande e le radici bianche si chiama altea, da alcuni detta plistolochia5 dall’eccellenza degli effetti. Rendono più fertile il suolo in cui vengono seminate. Sono efficaci contro ogni puntura, soprattutto degli scorpioni, delle vespe e simili e del toporagno. Anzi quelli che si ungono con qualsiasi varietà di questa erba pestata in olio oppure quelli che la portano addosso non sono punti. La foglia posta sugli scorpioni li addormenta. Sono efficaci pure contro i veleni. Applicate crude col nitro estraggono tutti gli aculei, bevute cotte con la loro radice neutralizzano il veleno della lepre marina, come alcuni dicono, se si vomita. Su di loro si tramandano altre meravigliose proprietà, ma soprattutto che sarà immune da ogni malattia chi ogni giorno beva mezzo bicchiere del succo di qualsiasi di loro6. Putrefatte nell’orina sanano le ulcere che si aprono in testa, l’impetigine e le ulcere della bocca con miele; la radice bollita sana la forfora e i denti che si muovono. Con la radice di quella che ha un solo stelo pungono intorno al dente che fa male, finché non cessa il dolore; essa aggiunta a salva umana purifica le scrofole e i rigonfiamenti. Il seme bevuto in vino nero libera dal catarro e dalla nausea. La radice posta in lana nera è efficace nelle malattie delle mammelle, cotta nel latte e assunta come bevanda per cinque giorni elimina la tosse. Sestio Nigro sostiene che le malve sono inutili per lo stomaco, Olimpia Tebana che sono abortive con grasso di oca, altri che purgano le donne con le loro foglie assunte in olio e vino nella misura di una presa di mano Risulta che le foglie distese sotto le partorienti rendono più veloce il parto; subito dopo il parto debbono essere rimosse perché non ci sia un prolasso vaginale. Somministrano alle partorienti  da bere a digiuno pure il succo della malva cotta in un’emina di vino. Legano anzi il seme al braccio di coloro che non trattengono lo sperma e sono così votate al sesso che Senocrate tramanda che il seme di quella che ha un gambo solo sparso suo genitali accresce all’infinito il desiderio nelle donne, come pure tre radici legate insieme vicino. [Dice ancora che] con ottimi risultati sono somministrate in caso di tenesmo e dissenteria, nonché contro le malattie del sedere, anche se sono riscaldate. Anche il succo viene somministrato ai biliosi tiepido nella dose di tre bicchieri, di quattro a quelli che escono di mente, di un’emina di decotto agli epilettici. Questo è applicato come cataplasmo ai sofferenti di calcoli, di meteorismo e di coliche o di spasmi alla schiena. Le foglie cotte in olio sono applicate sul fuoco di Sant’Antonio e sulle ustioni e crude col pane contro gli spasmi delle ferite. Il decotto giova ai nervi, alla vescica e alle erosioni dell’intestino, come cibo e in infusione è emolliente della matrice, bevuto rende gradevole l’alito. La radice dell’altea in quanto si è detto è più efficace, soprattutto in caso di strappi  e fratture. Cotta in acqua blocca la diarrea, con vino bianco le scrofole e le infiammazioni delle mammelle e le foglie cotte nel vino e applicate ad empiastro risolvono gli ascessi; secche cotte nel latte sanano rapidissimamente qualsiasi tosse pericolosa. Ippocrate diede da bere il decotto della radice ai feriti  e a quelli che avevano sete per difetto di sangue e la stessa da porre sulle ferite con miele e resina, nonché sulle contusioni, sulle lussazioni, sui gonfiori e come sopra per i muscoli, per i nervi e per le articolazioni; la somministrò da bere ai sofferenti di spasmi e di dissenteria. È portentoso il fatto che l’acqua con l’aggiunta di questa radice si addensa a contatto con l’aria e diventa simile al latte. Inoltre quanto più è fresca tanto è più efficace7”.

Per le altre parti:

1 https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/01/10/gichero-pan-delle-bisce-calla-selvatica-per-i-salentini-recchia-ti-prete-o-ua-ti-scursuni/

2 https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/01/12/plantago-coronopus-nota-come-barba-di-cappuccino/

4 https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/01/18/la-pianta-che-divenne-bicchiere-della-madonna/

5 https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/01/21/ce-anche-lerba-delle-fate/

6 https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/01/02/lagave-dal-mondo-sereno-delle-fate-a-quello-tumultuoso-del-diavolo/

7 https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/01/25/lerba-che-ricorda-le-unghia-del-diavolo/

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1 Come si vedrà più avanti, però, non si tratta di San Giuseppe da Copertino.

2 In effetti in italiano mazza di San Giuseppe è il nome comune dell’oleandro (Nerium oleandrum L.); la confusione con la malvarosa nella voce dialettale è dovuta alla notevole rassomiglianza dei fiori delle due essenze.

3 Trascrizione del greco mèlopa, accusativo di mèlops=color mela, composto da melon=mela e ops=aspetto.

4Trascrizione del greco malàche=malva, dal verbo malàsso=mitigare.

5 Trascrizione del greco pleistolòcheia=erba che facilita il parto, composto da plèistos=moltissimo e lochèia=parto.

6 Questa poliedricità terapeutica della malva (anche se l’aspetto preventivo non è in esso dichiaratamente palese) sopravvive nel proverbio la marva ti ogni mmale ti sarva (la malva da ogni male ti salva).

7 Naturalis historia, XX, 84: In magnis laudibus malva est utraque et sativa et silvestris. Duo genera earum amplitudine folii discernuntur. Maiorem Graeci malopen vocant in sativis, alteram ab emolliendo ventre dictam putant malachen. At e silvestribus, cui grande folium et radices albae, althaea vocatur, ab excellentia effectus a quibusdam plistolochia. Omne solum, in quo seruntur, pinguius faciunt. Contra omnes aculeatos ictus efficaces, praecipue scorpionum, vesparum similiumque et muris aranei. Quin et trita cum oleo qualibet earum peruncti ante vel habentes eas non feriuntur. Folium inpositum scorpionibus torporem adfert. Valent et contra venena. Aculeos omnes extrahunt inlitae crudae cum aphronitro, potae vero decoctae cum radice sua leporis marini venenum restingunt, ut quidam dicunt, si vomatur. De iisdem mira et alia traduntur, sed maxime, si quis cotidie suci ex qualibet earum sorbeat cyathum dimidium, omnibus morbis cariturum. Ulcera manantia in capite sanant in urina putrefactae, lichenas et ulcera oris cum melle; radix decocta furfures capitis et dentium mobilitates. Eius, quae unum caulem habet, radice circa dentem, qui doleat, pungunt, donec desineat dolor;  eadem strumas et parotidas, panos addita hominis saliva purgat citra vulnus. Semen in vino nigro potum pituita et nauseis liberat. Radix mammarum vitiis occurrit adalligata in lana nigra, tussim in lacte cocta et sorbitionis modo sumpta quinis diebus emendat. Stomacho inutiles Sextius Niger dicit, Olympias Thebana abortivas esse cum adipe anseris, aliqui purgare feminas foliis earum manus plenae mensura in oleo et vino sumptis. Utique constat parturientes foliis substratis celerius solvi; protinus a partu revocanda, ne vulva sequatur. Dant et sucum bibendum parturientibus ieiunis in vino decoctae hemina. Quin et semen adalligant bracchio genitale non continentium, adeoque veneri nascuntur, ut semen unicaulis adspersum genitali  feminarum aviditates augere ad infinitum Xenocrates tradat itemque tres radices iuxta adalligatas. Tenesmo, dysintericis utilissime infundi, item sedis vitiis, vel si foveantur. Melancholicis quoque sucus datur cyathis ternis tepidus et insanientibus quaternis, decoctae comitialibus heminae suci. Hic et calculosis et inflatione et torminibus aut opisthotonico laborantibus tepidus inlinitur. Et sacris ignibus et ambustis decocta in oleo folia inponuntur, et ad vulnerum impetus cruda cum pane. Sucus decoctae nervis prodest et vesicae et intestinorum rosionibus, vulvas et cibo et infusione emollit. Sucus decoctae potus alitus suaves facit. Althaeae in omnibus supra dictis efficacior radix, praecipue convulsis ruptisque. Cocta in aqua alvum sistit, ex vino albo strumas et parotidas et mammarum inflammationes; et panos in vino folia decocta et inlita tollunt; eadem arida in lacte decocta quamlibet perniciosae tussi citissime medentur. Hippocrates vulneratis sitientibusque defectu sanguinis radicis decoctae sucum bibendum dedit et ipsam vulneribus cum melle et resina, item contusis, luxatis, tumentibus; et musculis, nervis, articulis inposuit ut supra; spasticis, dysintericis in vino bibendam dedit. Mirum aquam, radice ea addita, addensari sub die atque lactescere. Efficacior autem quo recentior.

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3 Commenti a La mazza ti San Giseppu ovvero la malvarosa, il malvone, il rosone

  1. La malva era considerata alla stregua di una panacea…:
    ” malva, da ogni mal ti salva”
    antico adagio di medicina popolare.

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