di Paolo Vincenti
“O del villaggio mio colli ridenti/ sparsi d’ulivi scintillanti al sole/ o d’aria pura libere correnti/ profumate di timo e di viole/ o boschetti dai verdi allacciamenti/ dove l’augelli intessono carole/ come sono dolci i vostri allettamenti/ come sono dolci le vostre parole!”
Con questi versi, tratti dalla lirica “Fra i campi”, Carmelo Arnisi, poeta ruffanese vissuto fra Ottocento e Novecento, si rivolge a Ruffano e ai suoi “colli ridenti”, cioè quella dolce collinetta su cui sorge questo incantevole borgo centrosalentino.
Proprio questa sua posizione geografica è rappresentata nello stemma civico della città, che raffigura tre montagne, con una fiamma che esce da quella centrale, su cui campeggia una lettera “R” maiuscola, coronata. La lettera R è evidentemente l’iniziale del nome del paese, mentre i tre monti rappresentano i pur modesti rilievi su cui sorge Ruffano.
Il paesaggio di Ruffano è tra i più suggestivi del Salento, ed infatti nel 1711. Mons. De Rossi, vescovo di Ugento, in occasione di una sua visita pastorale, scrisse: “Amenissima terra di Ruffano! E’ cara per le sue fiorite colline, per la bellezza dell’aria, per l’abbondanza dei cereali e dei frutti, per l’antichità della sua origine.” E la sua origine, come per la maggior parte dei nostri comuni, è sospesa tra storia e leggenda.
Lo stesso Mons. De Rossi pone la fondazione del paese in epoca romana ad opera di un centurione di nome Ruffo, al quale sarebbe stato assegnato questo casale in premio, come ricompensa per l’eroico coraggio dimostrato in battaglia, dopo la caduta del Salento sotto la dominazione romana. Ma questa versione non ha alcun fondamento storico poiché non è suffragata da documenti scritti.
Altri studiosi fecero risalire il nome Ruffano alla famiglia Ruffo o Ruffa, che avrebbe ottenuto in feudo questo casale agli inizi del 1300, per poi passarlo alla famiglia Antoglietta, ma anche questa ricostruzione storica è priva di fondamento.
Mons. Giuseppe Ruotolo, vescovo di Ugento, in un suo scritto del 1952, fa risalire il nome Ruffano alla voce italica “rufus” o “rubus”, o, più probabilmente, al latino “rubis”, per il fatto che questo luogo era pieno di rovi o anche di frutti. La fiamma, che nello stemma civico si alza dalla montagna centrale, è simbolo di purificazione e quindi di amore, secondo una iconografia consueta in araldica.
Come spiega Aldo de Bernart, nella sua opera “Pagine di storia ruffanese” del 1965, caduta Roma, il Salento subì le invasioni barbariche e fu saccheggiato ad opera principalmente dei Saraceni, le cui distruzioni furono contrastate, a Ruffano, dall’opera degli umili monaci Basiliani ,che si stabilirono in quasi tutto il Salento scappando alle persecuzioni avviate dal terribile Imperatore Leone III Isaurico, in seguito alle lotte iconoclaste nell’VIII secolo.
Scrive Aldo de Bernart: “Ruffano, rimasta fino al 1040 sotto la dominazione bizantina, passò poi ai Normanni e dai Normanni, nel 1194, agli Svevi, contro il cui Imperatore, Federico II, Ruffano, insieme agli altri casali del Salento, si ribellò, ma venne saccheggiata dai saraceni di Lucera, spediti da Manfredi a punire il Salento per la sua ribellione.
Sotto gli angioini troviamo infeudato il casale a Guglielmo de Sectays. Nel 1272 a Tommaso de Aquino. Nel 1273 a Berardo Girardi, signore di Ruffano e Vanze. Nel 1274 ancora a Guglielmo de Sectays, poi a Bernardo de Massafra, ad Adinulfo d’Aquino e nel 1293 Carlo II D’Angiò cede al figlio Filippo, col titolo di principe, i feudi di Adinulfo d’Aquino, reo di fellonia, consistenti nella baronia di Ugento, i casali di Ruffano, Ortensano, Mutinato, Alliano, Gallano e S.Benedetto”.
Dalla famiglia Ruffo, il feudo di Ruffano, nel 1400, passò a Guglielmo dell’Antoglietta, che riedificò il casale. Successivamente, il feudo passò ai del Balzo, poi ai Colonna, ai Delli Falconi di Nardò e ai Filomarino. Nel Seicento, il feudo passò a Rinaldo Brancaccio che, nel 1626, edificò il Castello; nel Settecento, ai Ferrante e, infine, ai Leuzzi.
Fra i monumenti più rappresentativi di Ruffano, si possono ammirare: la chiesa Matrice “Beata Maria Vergine”, la chiesa del Carmine con la sua cripta basiliana, la chiesa della Madonna del Buon Consiglio, il castello Brancaccio, la chiesa di San Francesco con l’annesso convento dei Cappuccini, ed i palazzi gentilizi, come Palazzo Pizzolante e Palazzo Licci; nella frazione Torrepaduli, così chiamata per la presenza, in passato, di alcune torri di difesa, oggi non più esistenti, e per il suo territorio paludoso, che si estende in una vallata sottoposta rispetto a Ruffano, troviamo il Santuario di San Rocco dove, dal 15 al 16 agosto, in occasione della festa di San Rocco, si svolge la famosissima Danza delle spade.
Lo stemma di Ruffano raffigura tre collinette: quella centrale è fiammeggiante e su tutto campeggia una “R” maiuscola coronata, che indica l’iniziale del nome della cittadina. I tre rilievi, riprodotti nello stemma, simboleggiano, senza alcun dubbio, le Serre Salentine, sulle cui pendici sorge Ruffano. La fiamma che si alza dalla collina centrale è simbolo di purificazione e di amore, immagine dello spirito e della trascendenza.