di PaoloVincenti
Nel 2003, è stato pubblicato da Congedo, per la Collana “Biblioteca di Cultura Pugliese, il volume “Carmelo Arnisi, un maestro-poeta dell’800”, sulla figura di questo intellettuale ruffanese, vissuto a cavallo fra i due secoli Ottocento e Novecento, che, fino ad allora, era poco conosciuto.
Questo libro, a cura di Aldo de Bernart, Ermanno Inguscio e Luigi Scorrano, è stato pubblicato con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Ruffano e su impulso della Pro Loco e dell’allora suo Presidente, prof.Cosimo Conallo che, nell’Introduzione, sottolineava come fosse giustamente ormai tempo di riscoprire la figura di questo poeta ruffanese, a cui a Ruffano è stata anche intitolata una via e intorno al quale non era mai stato fatto uno studio organico come in quell’occasione.
Nel primo saggio, “L’Arnisi e il suo tempo”, Aldo de Bernart fa uno spaccato della società, della politica, dell’arte scultorea, pittorica ed architettonica del tempo in cui visse l’Arnisi, le sue fonti di ispirazione, le sue frequentazioni con i maggiori protagonisti della cultura salentina dell’epoca ed anche con gli esponenti della nobiltà locale.
Il secondo saggio, “La biografia”, a cura di Ermanno Inguscio, ripercorre le tappe fondamentali della vita del poeta, la cui salute fu minata fin dalla giovane età da una persistente forma di tosse convulsa; l’infanzia serena trascorsa a Ruffano, il suo lavoro di maestro elementare, l’amore per la cultura, la collaborazione con alcuni giornali dell’epoca, come Il Corriere meridionale, diretto da Nicola Bernardini, e la Cronaca letteraria, diretta da Giuseppe Petraglione; gli inverni a Ruffano e le estati trascorse a Leuca, ospite nelle ville delle famiglie Daniele, Castriota, Fuortes.
Molto ben disposto nei confronti degli amici, come il segretario comunale Donato Marti, le famiglie Castriota- Scanderbeg, Pizzolante -Leuzzi, Villani- Licci, era invece tagliente e fortemente sarcastico nei confronti degli usurai, che egli definì “vampiri sociali”, degli operatori di banca, “illustri parassiti”, e degli ipocriti.
Morì, nel luglio del 1909, spossato da una forma grave di polmonite, a soli 49 anni.
Nel terzo saggio, “Sui versi di Carmelo Arnisi”, Luigi Scorrano fa una attenta analisi dell’opera “Versi”, unica inedita dell’Arnisi, e dei manoscritti lasciati dal poeta e non pubblicati. Viene fuori il ritratto di un autore che si può ascrivere al filone della poesia sentimentale dell’Ottocento, influenzato da Leopardi, D’Annunzio, Pascoli, Carducci, dei quali trascrive molte poesie note e meno note.
La poesia dell’Arnisi è caratterizzata da toni intimistici, gioie familiari, amore deluso, spesso tristezza e ripiegamento su se stesso; è costante, nelle sue liriche, la presenza della morte. Nell’opera non data alle stampe, che il curatore chiama “Versi 2”, per distinguerla da quella pubblicata, chiamata “Versi 1”, compaiono altri motivi e fonti di ispirazione, come la natura, l’amor di patria, l’attenzione al sociale, gli scherzi nei confronti degli amici, soprattutto la sua terra natale, Ruffano. Anche se non vi è una vera e propria connotazione locale nell’opera dell’Arnisi, che voleva evitare la dimensione municipalistica ed una caratterizzazione estremamente regionalizzata, come teorizzava il Verismo, movimento letterario che si era imposto sul finire dell’Ottocento; nonostante questo, emerge comunque dalla sua opera tutta la salentinità del poeta e il suo attaccamento alla terra natale. Un altro tassello, dunque, con la riscoperta di questo poeta tardo romantico, va ad aggiungersi al variegato mosaico della intellighenzia ruffanese che ha prodotto, nei secoli, personaggi illustri come, per citare solo i maggiori, Saverio Lillo, Antonio Bortone e Pietro Marti.