di Giuseppe Massari
Natale, quella festa più importante per la cristianità, quella festa in cui si festeggia la nascita di un bambino particolare. Oltre a festeggiare il nuovo arrivato, perché non ricordare Colei che ha partorito, ha contribuito, con il suo sacro ed immacolato corpo, a mettere al mondo, nella povertà e nella miseria, il Figlio di Dio. Vogliamo parlare e riferirci, con le parole e il pensiero a Maria. Lo facciamo prendendo spunti storici, e in prestito dalla storia, alcune notizie che riguardano l’importante e glorioso Santuario di Leuca.
Santa Maria di Leuca e il suo Santuario continuano a suscitare interesse, non solo in occasione delle festività natalizie, o nei giorni di agosto, in occasione della festa patronale, ma fuori da ogni sospetto festaiolo, da parte dei più grandi circuiti della comunicazione globale. Non è da meno che, ultimamente, la trasmissione Rai, Sereno Variabile, condotta ogni sabato da Osvaldo Bevilacqua, ha dedicato una puntata a questo luogo incantevole dove i destini si incontrano, le fedi si abbracciano, i mari si confondono; dove, dall’alto svetta il Santuario dal quale si sprigionano raggi di luce accompagnati dall’insolito calore che è l’affetto di Maria verso i suoi figli.
Meta indiscussa di tradizione e devozione, tappa obbligata per i sofferenti, per gli ammalati, ultimamente anche per coloro che, fisicamente impediti e impossibilitati, non solo non possono raggiungere quel luogo sacro, ma non possono neanche soddisfare il precetto della messa festiva. Tant’è che, prima Rete 4, poi Rai 1, hanno privilegiato questa chiesa trasmettendo la messa domenicale, o di alcuni giorni festivi. Ma Santa Maria di Leuca è stata toccata, in passato, da altre generose e particolari attenzioni, soprattutto quelle papali. Se la visita di Benedetto XVI, il 14 luglio del 2008, ha avuto la sua giusta eco, non va tralasciata quella particolare cura che altri pontefici hanno avuto e dimostrato quando, con lo sguardo alla padrona di casa hanno consentito le migliori condizioni di culto e devozione verso di Lei, dotando il Santuario di un Penitenziere. E questo è avvenuto il 1726, durante il pontificato di Benedetto XIII, uno dei tre papi pugliesi. I vicari di Cristo, succedutisi a guidare la Barca di Pietro, hanno contribuito e concorso ad arricchire, questa Porta del Cielo, di indulgenze privilegi a beneficio dei fedeli che correvano ai piedi della Vergine. Vanno ricordati, oltre al già citato Benedetto XIII, papa Giulio I, Innocenzo XI, Pio IX, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, che con Bolla del 19 giugno 1990, concesse il titolo al Santuario di Basilica minore.
Certamente la storia continuerà a ripetersi e a riflettersi nelle azioni di altri pontefici che adorneranno questa Basilica di cure premurose per rendere sempre più gradito l’omaggio a Colei che veglia sui confini del mondo e della Puglia. Dall’ultimo estremo di terra, Maria saluta marinai e viandanti affaticati, in cerca di ristoro spirituale. Saluta, accoglie e protegge le famiglie, l’infanzia abbandonata, maltrattata ed offesa, così come ha salutato e accolto tutti i popoli che, nel corso dei secoli, hanno inciso le loro storie, hanno intrapreso i loro cammini di conquista, hanno attraversato i confini come pellegrini o come turisti, soprattutto Iapigi , Messapi e i figli della Magna Grecia. Leuca potremmo definirla terra di papi e di popoli, ma anche terra di santi e dei grandi della terra, per cultura e per potere. Enea e Re Alfonso di Napoli, ma san Pietro, san Francesco d’Assisi, San Giuseppe Benedetto Labre.
Questa, in sintesi, in pillole, la storia di una terra generosa e generosamente donata da Dio agli uomini, a tutti gli uomini, perché costruissero la sua tenda, la sua casa, l’edificio in cui nessuno potesse scartare la testata d’angolo e in cui ognuno doveva e deve sentirsi a casa propria. Santa Maria di Leuca è il miracolo della storia di fede. E’ il miracolo della natura ancora incontaminata e di una storia ancora da scoprire nei suoi ipogei, nei suoi anfratti, nei suoi meandri nascosti, nella sua cultura archeologica attraversata e costruita da fenici, cretesi, greci, romani e raccontata, come ci suggerisce uno storico del posto, il sacerdote Vincenzo Rosafio nel suo libro: “Il Santuario di Leuca o De Finibus Terrae”, da Erodoto, Strabone, Virgilio e Plinio. Santa Maria di Leuca, allora, si conferma terra non solo di preghiera, ma di studi, di approfondimenti, per portare alla luce del suo sole tutto l’invisibile, tutto ciò che è giusto conoscere e fare apprezzare nel contesto di un cammino culturale, proiettato a diventare universale, perché fonda le sue radici e ha una base di partenza che è la fede.
Fede e cultura, il binomio di una identità da scoprire, correggere, incoraggiare, esaltare nella bellezza e nello splendore di una coscienza ravvivata, ritrovata e non perduta, nonostante l’immensità del mare e l’infinto che si dipana all’orizzonte.