Un verbo e un sostantivo pericolosi, soprattutto a Natale… ovvero strangugghiàre e strangùria: sospetto confermato, sono parenti!
di Armando Polito
Ogni indagine etimologica è piena di insidie di ogni tipo, ma una su tutte ha gli effetti più devastanti: non tanto il restare affezionato per qualche tempo ad un’ipotesi di lavoro (è umano…), ma continuare ad esserlo testardamente anche quando le pezze giustificative appaiono più che discutibili (…non è scientifico…).
Quando capitano due parole molto simili fra loro nella sequenza fonetica è naturale sospettare che tra loro ci siano rapporti di parentela più o meno stretti, provarlo non sempre è agevole.
È il caso delle due voci in oggetto, la prima appartenente al dialetto neretino, la seconda alla lingua nazionale. Strangugghiàre è usato (solo in forma riflessiva) a Nardò nel significato di avere difficoltà di respiro per un accesso di tosse o per un boccone andato di traverso. Strangùria (o strangurìa) è voce medica che indica un disturbo della minzione caratterizzato da emissione difficoltosa e dolorosa di urina, dovuto a infiammazione delle vie urinarie.
Comincio da quest’ultima. Essa è dal latino strangùria(m), a sua volta dal greco straggourìa (in italiano strangùria segue l’accentazione latina, strangurìa la greca) , da stragx=goccia spremuta+ouron=orina.
E strangugghiàre? Viene subito in mente l’italiano strangolàre che è dal latino strangulàre, a sua volta dal greco straggalào=strangolare, da straggàle=laccio, strangolamento, legatura, da stragx (la stessa citata per la voce precedente e che, dunque, rappresenta il componente fondamentale di entrambe le voci). Derivato di stragx è in greco stròggulos=tondo e alla stessa radice si collega il latino strìngere (da cui, tal quale, la voce italiana).
Ma se nessuno trova difficoltà a cogliere la derivazione di strangolare da strangulàre, la voce dialettale (strangugghiàre) pone problemi non sul piano semantico ma su quello fonetico. L’esito –gghiare suppone una forma di partenza *stranguleàre [(come in pàgghia=paglia dal latino pàlea(m)] o *stranguliàre [come in fìgghia=figlia dal latino fìlia(m)]. Né l’una né l’altra forma sono attestate nel latino medioevale, anche se non è da escludersi che esistessero nel latino parlato (per questo le ho fatte precedere dall’asterisco); insomma, avremmo lo stesso fenomeno presente in pigghiàre=pigliare, fatto derivare da un latino *piliàre, dal classico pila. Una conferma potrebbe essere costituita dal fatto che proprio stranguliàre è attestato in italiano nel XVII secolo1 e poco dopo per il dialetto siciliano2, dove è ancora presente3. Andando a ritroso nel tempo troviamo in un glossario del XV secolo4 strangullare per praefocàre=soffocare.
Ma, la parentela tra strangugghiàre e strangùria riguarda solo la sfera etimologica? In fondo le parole sono come tutti noi, cioè bastarde5 (checché ne pensi ogni tanto, per l’uomo, qualche idiota…), sicché non è completamente da escludersi che i due fenomeni si presentino connessi come in vignetta…
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1Nathanaël Düez, Dizionario italiano e francese, De Tournes, 1678 Ginevra, pag. 865: “Stranguliare, strangulare, manger son bien, despenser beaucoup”.
2 Michele Pasqualino, Vocabolario siciliano etimologico, tomo IV, Reale stamperia, Palermo, 1790, pag. 124: Strangugghiarisi, trangugiare, tranghiottire. Strangulari, v. Struzzari. Stranguliari, v. Strangulari. Stranguliari ad unu per metafora vale indugiarlo, farlo penare.
3 Incipit del racconto Ferito a morte in La paura di Montalbano di Andrea Camilleri, Mondadori, 2002, pag. 23: “Tutta la colpa della nottata che stava perdendo, arramazzandosi nel letto sino a farsi quasi stranguliare dal linzolo, non era certo dovuta alla mangiata della sira avanti, che era stata di robba leggera”.
4 Massimo Arcangeli, Il glossario quattrocentesco latino-volgare della biblioteca universitaria di Padova (ms. 1329), Accademia della Crusca, Firenze, 1997, pag. 359. Non è da escludere in strangullare, secondo me, un incrocio con ingollare.
5 È una di quelle parole che meglio, secondo me, denunziano la nostra dipendenza dai pregiudizi, in ultima analisi la nostra stupidità. Chiunque sa, per esempio, che, tra i cani, i meticci sono più resistenti alle malattie rispetto a quelli di razza pura. La genetica, poi, ci dice incontrovertibilmente che lo stesso vale per noi umani…