di Paolo Vincenti
Falegnami ed ebanisti, maniscalchi e sellai, carpentieri, fabbri: sono alcuni di quei vecchi mestieri che vanno scomparendo e che vengono rievocati da Gaetano Leopizzi, nel suo libro Artigiani e artigianato nella Parabita di una volta, edito dal Centro di Cultura “Il Laboratorio” di Aldo D’Antico. Si tratta di un gustoso elenco di arti e mestieri, ma anche fatti e personaggi, che hanno caratterizzato la vita di Parabita nella prima parte del secolo scorso.Questo libro è la prima uscita della serie “Tracce/ segni memorie esperienze”. La collana “Tracce” non offre una produzione letteraria di alto livello, ma solo testimonianze di vita e di pensiero da parte di autori che non sono tali per professione ma che lo diventano nella forza della rievocazione di un passato che non vogliono far passare. Questi scrittori vogliono fermare, nero su bianco, pensieri, emozioni, interessi legati ad un tempo ormai finito, per non perderli, per conservarne tutto il sapore e la nostalgia.
La pubblicazione di questa collana del Laboratorio propone esperienze di vita raccontate in forma semplice, umile e qualche volta, forse, anche scontata, da parte di uomini che hanno attraversato la vita con tanta fatica e con molta intensità.
E’ il caso del nostro Gaetano Leopizzi, egli stesso artigiano; anzi,come scrive Aldo D’Antico nella Prefazione del libro, “… uno degli ultimi eredi di quella classe edile abile e prestigiosa”, che era l’orgoglio della città di Parabita fino a qualche anno fa; “ …Gaetano Leopizzi è stato anche allievo di quella prestigiosa scuola fondata da Enrico Giannelli agli inizi del secolo che ha sfornato valenti artigiani”. L’autore traccia il profilo umano ed artistico di alcuni artigiani di quel tempo, molti dei quali da lui conosciuti personalmente e che Leopizzi chiama rispettosamente “mesci”, come comunemente in gergo dialettale venivano chiamati allora. Fra gli anni ’50 e ’60, infatti, a Parabita si produceva di tutto, come in un grande cantiere aperto. Dopo gli anni bui della seconda guerra mondiale, che avevano portato, a Parabita come in tutta Italia, miseria e morte, faticosamente il paese si rialzava in piedi e si cominciavano a vedere i primi segni di una ripresa che avrebbe portato poi al cosiddetto “boom” economico. Lo stesso autore ricorda come egli abbia appreso l’arte dal padre e dal nonno, entrambi affermatissimi artigiani e poi, con la propria ditta di costruzioni, abbia dato un notevole apporto allo sviluppo urbanistico di Parabita degli ultimi trenta anni. Ecco, allora, in rapida successione, sarti, calzolai e barbieri, ramari, riparatori di biciclette, pavimentisti e marmisti. Le illustrazioni del libro sono di Giuseppe Greco, noto pittore parabitano ed insegnante presso il locale Istituto D’Arte.
Alla fine del libro, da leggere tutto d’un fiato, troviamo le Conclusioni dell’autore.
Pubblicato su “Città Magazine” 17-23 febbraio 2006, e poi in “Di Parabita e di Parabitani”,di Paolo Vincenti, Il Laboratorio Editore, 2008.
E’ possibile ricevere copia del libro naturalmente a pagamento
giuseppe_tau@virgilio.it
non disponiamo di copie e non è stato da noi pubblicato. Dovrebbe rivolgersi all’editore
Artigiani di una volta di parabita